L’Italia è sotto il mirino della Corte penale internazionale per la mancata cooperazione con la stessa Corte nel caso Almasri: è la prima volta che succede a un paese europeo!
La Corte penale internazionale, il tribunale più importante per i crimini di guerra e contro l’umanità, ha confermato con una dichiarazione di aver aperto un fascicolo sull’Italia. L’indagine interna è stata avviata sul governo italiano per via della sua decisione di liberare il libico Njeem Osama Almasri, capo della polizia giudiziaria libica, arrestato il 19 gennaio a Torino. Per Almasri c’è un mandato d’arresto internazionale emesso dalla stessa Corte. La Corte contesta al governo italiano la mancata cooperazione nell’arresto di Almasri e il suo immediato trasferimento in Libia, un paese che peraltro non aderisce allo statuto che regola la Corte penale internazionale, sottoscritto a Roma nel 1998. La decisione del governo di Giorgia Meloni di non applicare il mandato è stata subito molto discussa e criticata, sia dalle parti italiane interne, come l’opposizione al governo, che dalla stessa Corte attraverso un comunicato ufficiale.
«la Cancelleria ha anche ricordato alle autorità italiane che, nel caso in cui dovessero individuare problemi che potrebbero impedire o impedire l’esecuzione della presente richiesta di cooperazione, dovrebbero consultare la Corte senza indugio per risolvere la questione. Il 21 gennaio 2025, senza preavviso o consultazione con la Corte, il signor Osama Almasry Njeem sarebbe stato rilasciato dalla custodia e riportato in Libia. La Corte sta cercando, e deve ancora ottenere, una verifica dalle autorità sui passi presumibilmente intrapresi»
Per questo motivo la Corte ha aperto un’indagine sul governo italiano per «procedura di mancato rispetto» come si evince dallo statuto che regola il rapporto fra la Corte e gli Stati che vi hanno aderito. È inserito nell’articolo 86 l’obbligo generale di cooperare con la Corte. È la prima volta nella storia che la Corte avvia un’indagine interna nei confronti di un paese europeo per non aver cooperato nell’arresto di una persona ricercata dalla Corte penale. Il mandato d’arresto internazionale nei confronti di Almasri era stato emesso il 18 gennaio, un giorno prima del suo arresto a Torino, dove Almasri era andato a seguire una partita di calcio. Almasri è accusato di crimini di guerra e contro l’umanità commessi dal febbraio del 2015 in poi nella prigione libica di Mitiga, compresi omicidio, tortura, stupro, persecuzione, detenzione inumana. È accusato di aver commesso questi crimini personalmente, di averli ordinati e di esserne responsabile perché compiuti da altri membri della sua milizia. È stato arrestato il 19 gennaio e poi rilasciato. Finora il governo italiano ha dato spiegazioni piuttosto confuse e contraddittorie sulle ragioni di questa scelta.
Un portavoce della Corte ha dichiarato al giornale Avvenire che «l’Italia avrà l’opportunità di presentare le sue osservazioni». Si prevede comunque che «ci vorranno settimane, forse mesi» prima che la Corte decida di incriminare politici o funzionari pubblici italiani oppure di archiviare il caso.