La giustizia non divenga legge applicata per vendetta e cerchiamo soluzioni.
La notizia della psichiatra uccisa da un paziente ha lasciato sgomenti tutti, creando nell’opinione pubblica un forte senso di angoscia e impotenza. Nel periodo attuale vince sempre più una visione riduttiva e poco chiara della complessità umana, conducendo la dolorosa vicenda in questione verso la ricerca spasmodica di un qualcosa che potesse giustificare l’utilizzo della giustizia e della legge come atto di vendetta o per lavarsi la coscienza. Con questo, sia chiaro, non voglio giustificare chi deve essere punito per i suoi crimini, ma ritengo seriamente poco reale e inopportuno stigmatizzare, ulteriormente, i molti pazienti che soffrono di disagio psichico e che poco centrano con quanto successo. Il rischio di generalizzare e di confondere le idee per coprire le carenze strutturali di base e le responsabilità della politica sono evidenti. Il tutto si può ricondurre, se ricordano bene i nostri cari politici, alla famigerata e spasmodica ricerca del risparmio a tutti costi che ha reso la sanità un cumulo di macerie, a danno di cittadini e operatori che si sentono sempre più abbandonati a sé stessi. La violenza, che non ha colore, ceto sociale o altra conformazione che la possa rinchiudere in un determinato involucro predefinito, è parte integrante e recondita dell’animo umano e in un passato lontano ci era anche servita per sopravvivere dagli attacchi delle belve feroci. Oggi, per scatenare le masse verso chi non centra o per trovare un alibi che distolga l’attenzione sui reali problemi, si usa la propaganda come richiamo nei vari incontri politici per incantare l’esiguo numero degli utili idioti presenti. La verità è che sono anni che ripetiamo che il settore psichiatrico necessita di maggiori risorse e invece di ascoltarci lo si impoverisce sempre di più, fin quando, sulla pelle di un’onesta professionista, si è arrivati, miracolosamente, alla deduzione che bisogna interrogarsi nei tavoli istituzionali, non per capire la profondità del problema, ma per cercare sempre di demandare le proprie responsabilità su qualcosa o su qualcun altro. Si sono scomodati in tanti (solo ora e non si sa se concretamente) e tutti concordi che bisogna intervenire al più presto. Ma mi chiedo, e vi chiedo, ma prima dove eravate quando noi operatori denunciavamo pubblicamente che la situazione era critica e ingestibile?
Noi operatori, quelli delle così infangate e denigrate strutture residenziali, quelli che si sono fatti carico da sempre di tutte le carenze sanitarie pubbliche e nello stesso tempo cercando di dare un servizio dignitoso ai nostri pazienti.
Le lotte fatte, ancora oggi in atto, non hanno mai registrato la presenza di nessuno di quelli che, del settore e non, gridano alla vergogna e cercano di portare avanti degli argomenti senza senso, solo per proprio vantaggio. Siamo soli, consapevoli di esserlo da tempo, e nel leggere nelle testate nazionali che si chiedono, come volendoci prendere in giro, nuovi strumenti sia dal lato sanitario che della giustizia…La cosa mi lascia seriamente perplesso, amareggiato e tanto arrabbiato.
Le parole scorrono come fiumi nella mia testa e si vorrebbero infrangere come onde di uno tsunami contro la parete della vostra indolenza e falso perbenismo che porta la psichiatria verso il baratro e hanno portato alla fine di una vita umana, che poteva essere salvata se solo fosse stati attenti ad ascoltarla. Affrontare le gravi criticità psichiatriche e permettersi di parlare della legge Basaglia vuol dire che almeno una volta nella vita, per capire in fondo la problematica, ci si è “sporcati le mani” scendendo dal vostro piedistallo e uscendo dalla sicurezza dai vostri patinati uffici per recarvi nelle trincee, dove quotidianamente si consuma il dolore oscuro dell’anima che affligge migliaia di utenti che cercano solo conforto e aiuto. La nostra regione, nello specifico, è povera di servizi perché avete promesso tanto e mantenuto poco, anzi niente, perché il disagio mentale non interessa e non porta voti. Aspettiamo da tempo gli accreditamenti delle strutture residenziali del territorio, baluardo, nel bene e nel male, di chi cerca comprensione e riparo da una società che se produci vali e vai avanti, altrimenti verrai smaltito come spazzatura. Lo sblocco dei ricoveri, altra prepotenza incostituzionale, ha creato ulteriori disagi a famiglie e utenti e il tutto nel silenzio assordante della politica che si distraeva per non sentire per poi piangere per chi perisce per la loro precedente incuria, promettendo mari e monti come da copione. Non cercheremo più di comprendere perché siamo seriamente stanchi e pretendiamo risposte celeri, non si gioca sulla pelle delle persone e sulla sofferenza e va ricordato che tra le malattie incurabili che l’uomo ha generato e che vanno debellate c’è… L’INDIFFERENZA!!!
Giuseppe Foti