Ci ha colpito questa lettera di Alberto Crupi, per questo la vogliamo offrire ai nostri lettoriDi Alberto Crupi
Se la nostra terra fosse in grado di parlarci voglio immaginare che, oltre a resistere ai nostri soprusi, alle profonde ingiustizie, alle violenze silenti perpetrate quotidianamente, scriverebbe una lettera indirizzata a tutte le menti resilienti che la popolano, fedeli alle loro origini, amandone ogni singola zolla.
Il nostro territorio, da sempre, resiste e splende come se attendesse, con cieca speranza, di essere salvato… da noi stessi, o meglio da quella fetta di popolazione che non è in grado di percepire che il “domani” va costruito, non preteso.
Arroganza, rabbia, disonestà, non possono creare nulla che non si disgreghi come un castello di sabbia.
Immagino che ciascuno di noi, nell’arco della propria vita, abbia fortemente voluto una casa, un lavoro, una famiglia, o, sempre e comunque, raggiungere obiettivi che consentissero, per un breve o lungo arco di tempo, di sentirsi felici. Credo, inoltre, fermamente, che ogni persona, dotata di voglia di progresso, abbia speso, e spenda tuttora, le proprie energie, avendo fede nel fatto che la costanza porta sempre i suoi risultati.
Ecco, però, che tutto questo, qualsiasi sforzo, qualunque volontà di rivalsa, in un istante, può venire meno: svanisce con un gesto singolo, netto, preciso, che sa di viltà, che profuma di rabbia scomposta, di prepotenza sarcastica, di abuso a cui non puoi rispondere, perché davanti a te non trovi nessuno con cui interloquire.
Mi domando e mi chiedo, a questo punto, cosa c’è di costruttivo nel compiere un atto vandalico nei confronti del sottoscritto, alla piena luce del sole e difronte alla Palestra che gestisco? Quale l’obiettivo, la finalità attesa? In cosa ho oltraggiato questo sconosciuto? Non ho offerto agevolazioni a chi frequenta il Centro Sportivo? Non ho fornito abbastanza opportunità lavorative a tutte le richieste pervenute? O semplicemente sono stato poco cortese, tanto da voler creare in me disagio, dolore, delusione? Non riesco a rispondere a queste domande…
L’amarezza c’è e resta, ma, poi, superato l’impatto crudo di un gesto, tanto inatteso quanto immeritato, ho avuto modo di riflettere sul fatto che un tale atto, a cui si può tranquillamente porre rimedio riparando il danno materiale compiuto, permane, non unicamente nei miei confronti, ma verso quelli della nostra comunità tutta.
Sento che un’azione così bassa e priva di qualsiasi valore faccia retrocedere di decenni un territorio per cui la nuova Amministrazione Comunale tutta, assieme alle forze positive del nostro paese, dopo anni di buio, si sta prodigando, in ogni modo possibile, per fornire l’opportunità ai nostri giovani di restare in questa terra martoriata.
La nostra atavica resilienza non è più sufficiente a sostenere il peso di un progresso che stenta ad arrivare, un unico rimedio appare, dunque, proponibile: farsi delle domande e non trincerarsi dentro e dietro sordi silenzi, perché la vergogna non è di chi riceve una tale indicibile, soprattutto in quanto anonima, mancanza di “rispetto”, ma di chi pensa che agire in tal modo abbia un qualsivoglia significato, se non quello di distruggere la propria dignità, in quanto uomo, e di calpestare la propria terra, non per percorrerne le infinite bellezze naturali, ma per far svanire le ultime e uniche speranze che possa esistere un futuro, per le nuove generazioni, degno di questo nome.
Professore Alberto CRUPI