Il personaggio è caratteristico: ha un nome evocativo dei pirati dei Caraibi, un caratteraccio dispotico e lunatico, e non si capisce di quali capacità manageriali disponga, se è vero, com’è vero, che è circondato da una consistente pletora di consulenti, circa una trentina, a loro volta incapaci di tirar fuori qualcosa di buono in ambito sanitario, amministrativo e tecnologico. Mi dispiace dirlo, ma Occhiuto prese un grosso abbaglio nominando De Salazar al vertice dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, evidentemente mal consigliato. Lo ribadisco oggi, giorno in cui riprendono le selezioni per la nomina del direttore generale, per provare a evitare che si ripeta l’errore.
Ciò che scrivo è comprovato e corroborato da tutte le anomalie e le disfunzioni dell’Annunziata che dimostrano chiaramente l’inadeguatezza di questa gestione commissariale. Ho più volte evidenziato al presidente Occhiuto che non bastano i suoi innumerevoli sforzi e il suo decisionismo a raddrizzare la sanità calabrese, se nella catena di comando mantiene chi, palesemente, scientemente o per inettitudine, rema contro. E questo vale ad ogni livello.
Nell’ospedale hub più grande della Calabria, la situazione è ormai drammatica e paradossale (il peggiore ospedale d’Italia…). Ci si lamenta della carenza di medici in Italia, tuttavia all’Annunziata si continua a fare di tutto per accompagnarli alla porta. I medici vanno via per l’irrazionale e pessima gestione e organizzazione ospedaliera, delle sale operatorie e del personale sanitario. Ai medici vengono difficilmente concessi spazi e strumentazioni, posti letto e personale infermieristico, possono utilizzare le sale operatorie per un solo giorno a settimana e viene continuamente mortificata la loro professionalità e l’autonomia di gestione del reparto da chi, tra l’altro, non ha competenze, modi, né tantomeno una visione prospettica dell’ospedale.
Il pronto soccorso, poi, è ridotto a un lazzaretto. Altro che miglioramenti! Chiedete a chi c’è stato di recente! Pazienti ammassati per giorni in un limbo di promiscuità ed inefficienza in attesa che si liberi un posto letto, pregando di non trovare in servizio soltanto medici cubani con cui, purtroppo, diventa lunga e complicata anche una semplice procedura di accettazione o dimissione. A poco servirà l’inaugurazione del nuovo pronto soccorso, frutto del lavoro delle precedenti gestioni, atteso che non c’è il personale sanitario che potrà farlo funzionare.
E sebbene le liste d’attesa si allunghino, alle nostre latitudini si continua a consentire ad alcuni medici ospedalieri di effettuare visite esclusivamente in regime “privato” di intramoenia o addirittura di extramoenia, a suon di 250 euro a visita. Nessuno si è posto il problema che le condizioni per autorizzare l’attività privata dei medici ospedalieri non ci sono più e che forse sarebbe meglio spendere più ore di servizio in pronto soccorso e nei reparti.
È chiaro, quindi, che il capitolo dell’emigrazione sanitaria, che continua a pesare centinaia di milioni di euro all’anno sul bilancio della Regione Calabria, è alimentato da politiche sanitarie sbagliate e inconcludenti come quelle attualmente adottate a Cosenza. De Salazar continua a decantare in maniera del tutto insulsa e pericolosa i suoi successi, solo apparenti, riferendosi ad esempio al controllo della spesa, che pare trovi la sua panacea nel taglio del 20% della spesa sui farmaci. L’uovo di Colombo lo ha scoperto il tuttologo super consulente, laureato in filosofia, che si accompagna a uno stuolo di consulenti di non comprovata capacità, anzi, alcuni dei quali neolaureati e alla prima esperienza, pagati complessivamente milioni, sì, milioni di euro, con i soldi dei contribuenti calabresi. In questo caso dove sono finiti il Piano di Rientro e la spending review?
Per continuare a parlare di spreco di risorse, basta citare il caso del palazzo, già sede degli uffici del personale, che viene completamente svuotato da uomini e cose per lasciar spazio al capriccio di creare al suo posto un polo di ambulatori; senza aver fatto nessun tipo di valutazione, non tenendo conto della spesa per l’adeguamento dei locali, senza una progettazione, un finanziamento e per di più su un immobile che non è di proprietà dell’ente. Il risultato attuale è uno sperpero dannoso e inutile di risorse economiche per i traslochi, il disagio per i dipendenti che prima erano allocati in due palazzi e ora sono ammassati in uno, con scrivanie a castello e in locali sanitariamente inadeguati, mentre un’intera palazzina resta abbandonata all’incuria e al degrado da quasi un anno.
Stante così la situazione, caro Presidente e Commissario ad Acta, ti invito a riflettere attentamente, dalla tua decisione dipendono le sorti della sanità e dell’intera comunità della provincia di Cosenza. Durante la campagna elettorale assicuravi che la sanità sarebbe tornata in mano ai calabresi, e allora non facciamoci illudere dalla sicumera di alcuni personaggi che in Calabria ci sono solo nati e che oggi risultano essere i primi responsabili del peggioramento dell’andamento generale del nostro ospedale. Permettiamo ai calabresi di curarsi nella propria terra