Lettera aperta di Giuseppe Iaconis, insegnante di discipline giuridiche presso i licei di Locri, a Giorgia Meloni in merito alle condizioni e alle problematiche della scuola
Gentile Presidente del Consiglio,
seguo con interesse il Suo impegno istituzionale, in particolare quello profuso sul versante del soddisfacimento dei bisogni concreti e immediati dei territori più fragili e – grazie all’esperienza di vita e di educatore – riesco a valutare le Sue iniziative senza la distorsione dei pregiudizi ideologici e con una predisposizione d’animo positiva e propositiva: i Suoi successi spero si traducano in successi per tutto il Paese.
Nel comprensorio locrideo, soprattutto nella parte più meridionale, l’azione educativa delle famiglie e delle pubbliche istituzioni sta diventando sempre più precaria, difficile, ardua, al punto da assumere i contorni di una vera e propria emergenza educativa. Nel caso specifico, però, siamo di fronte a una crisi più complessa di quella che attanaglia il resto del Paese, poiché oltre alle difficoltà di trasmettere alle nuove generazioni i valori su cui poggiano i comportamenti retti, si nutre di tutte le fragilità sociali ed economiche che caratterizzano questo lembo di terra calabra.
Si tratta di una crisi eccezionale che necessita di risposte eccezionali.
Oltre al disorientamento delle famiglie e alla lentezza del sistema di educazione e istruzione, infatti, nel comprensorio locrideo si innestano altre variabili: la totale assenza di strutture e infrastrutture, la pervasività delle organizzazioni malavitose e una disoccupazione insostenibile.
In alcune realtà della parte più meridionale del menzionato comprensorio, in particolare, tale fenomeno ha abbondantemente superato il confine della decenza, dell’umana sopportabilità, arrivando a mettere a rischio la qualità del vivere civile, la sicurezza e la serenità delle persone. In qualche cittadina, in particolare, non è difficile imbattersi in adolescenti e bambini che fanno dell’arroganza e del sopruso – che non di rado sconfina in forme di violenza verbale, fisica e in altre condotte inqualificabili – la loro “regola” di vita, senza che nessuno riesca a contrapporre un argine educativo adeguato, incisivo, in grado di frenare/contenere tale fenomeno.
Molti genitori faticano a trasmettere ai figli il valore della responsabilità, del sacrificio, del rispetto. L’idea di libertà, che un tempo trovava un argine invalicabile nei diritti degli altri, ha subito una sorta di “mutazione genetica” e, sovente, sconfina nell’arbitrio, nella prepotenza e nella dissolutezza. I comportamenti riprovevoli e moralmente inaccettabili che ne conseguono, spesso, finiscono per spianare la strada alle organizzazioni criminali.
Il colpevole laissez faire posto in essere da una parte rilevante di genitori e dalle istituzioni locali – incapaci di sostenere gli sforzi della scuola, sempre più sola e priva dei mezzi e delle strutture necessarie – sta facendo lievitare un fenomeno destinato a incidere pesantemente sul destino di queste già fragili comunità. Nel comprensorio locrideo le criticità descritte, presenti in tutto il Sud del Paese, sono ancora più marcate, evidenti, inquietanti. In questo piccolo lembo di terra, dimenticato da Dio e dagli uomini, mancano strutture scolastiche adeguate, presidi ospedalieri efficienti, strade, una ferrovia vera. Manca tutto e, a seguito dell’inarrestabile emorragia emigratoria di giovani, stiamo per perdere anche la speranza in un futuro migliore…
Gli amministratori locali (comunali e provinciali) continuano ad assistere inerti a questo terribile declino, puntando il dito, a seconda del colore politico, contro questo o quel governo centrale, questo o quel governo regionale, senza però interrogarsi sulle loro manchevolezze, che in questi ultimissimi mesi, in particolare, alla luce delle opportunità offerte dal PNRR nel campo dell’edilizia scolastica, hanno superato il limite della decenza.
Gli sforzi profusi da qualche dirigente scolastico illuminato, sorretto dagli insegnanti che ancora ci credono, non sono sufficienti a raddrizzare la barca. A tratti sembra di assistere al triste spettacolo dell’orchestrina del Titanic negli istanti precedenti il tragico naufragio…
Nonostante negli ultimi vent’anni il nostro sistema scolastico sia stato profondamente innovato, attraverso la creazione di un quadro normativo di prim’ordine, capace di guardare al futuro, ancora non si riesce a realizzare dei processi formativi davvero incisivi. L’autonomia scolastica – nonostante la rinnovata spinta propulsiva de “La buona scuola” (legge 107/2015), che avrebbe dovuto avvicinare ancor più le istituzioni scolastiche ai bisogni del territorio – sta producendo paradossalmente uno scollamento sempre più marcato tra la scuola e le comunità.
Per porre un argine a tutto ciò è necessario agire rapidamente sul versante educativo, con un’azione che coinvolga il governo centrale, gli enti locali, le istituzioni scolastiche e le famiglie.
I comuni e la città metropolitana, in sinergia con le scuole, devono adoperarsi tempestivamente al fine di favorire l’ampliamento dell’orario scolastico, a cominciare dal 1° ciclo di istruzione (scuola primaria in particolare). L’apertura pomeridiana delle scuole, magari con l’introduzione del tempo pieno, non è più soltanto un’esigenza educativa, ma un vero e proprio dovere morale verso le nuove generazioni.
Già dal lontano 1996, il Ministero dell’Istruzione, con la Direttiva 133, sollecitava l’apertura pomeridiana delle scuole e, ove possibile, nei giorni festivi. L’obiettivo era, ed è, quello di mettere a punto iniziative di accoglienza pre-scolastica e post-scolastica, cineforum, teatro, laboratori letterari, attività sportive e tanto altro ancora.
Da quel giorno sono trascorsi 27 anni! E nonostante la legge 107 del 2015 abbia rilanciato la strategia dell’apertura si è fatto davvero poco in questa direzione, soprattutto nel Sud del Paese.
Tuttavia, affinché si possa dare piena attuazione a tutte le iniziative sopra elencate, è necessario progettare degli ambienti scolastici davvero inclusivi. Gli spazi educativi, come correttamente evidenziato dalle Linee guida sull’edilizia scolastica del 2013, devono diventare centrali nell’apprendimento, poiché rappresentano una sorta di “terzo educatore”. L’interessante ricerca svolta dall’Indire, denominata “Manifesto 1+4 Spazi Educativi”, che si muove proprio in questa direzione, si propone la realizzazione di ambienti di apprendimento polifunzionali da mettere a disposizione degli studenti e del territorio. L’aula tradizionale cambia per trasformarsi in un primo spazio educativo aperto “alla scuola e al mondo”; ma accanto a questo ambiente devono trovare collocazione altri quattro spazi complementari: l’agorà, lo spazio informale, l’area individuale e l’area per l’esplorazione.
Operando in questa direzione, le scuole verranno progressivamente trasformate in Civic Center aperti al territorio e, con la collaborazione delle altre agenzie educative, degli enti pubblici e delle organizzazioni del terzo settore avranno la possibilità di ampliare la loro funzione formativa e sociale senza ristrettezze temporali.
La ricaduta è facilmente intuibile: tanto più tempo i giovani trascorrono nella scuola aperta, tanto più incisiva risulterà l’azione educativa.
Non è più il momento delle pompose manifestazioni, dei convegni e delle dissertazioni a favore di telecamera a cui, per troppo tempo, una parte significativa dei nostri amministratori locali ci ha abituati. Tali “strategie”, nella migliore delle ipotesi, sono destinate ad alimentare la popolarità di questo o quel politico, questo o quel personaggio. E’ il momento di agire! E’ il momento di dare risposte concrete a bisogni concreti!
Signora Presidente del Consiglio, in questo piccolo lembo d’Italia, nella parte più meridionale dello stivale, abbiamo bisogno di strade e autostrade, ma tra breve ci priveranno, per circa tre anni, dell’unica bretella di collegamento con la Salerno – Reggio Calabria e la linea ferroviaria tirrenica; abbiamo bisogno di strutture sanitarie efficienti, ma l’unico ospedale non è grado di soddisfare le esigenze del territorio, poiché negli ultimi trent’anni ha subito una progressiva riduzione di posti letto e servizi; ma in particolare abbiamo un disperato bisogno di Scuola, di edifici sicuri (viviamo in una zona a elevato rischio sismico), efficienti e dotati delle tecnologie più moderne per poter incrementare il tempo scolastico: solo così sarà possibile contrastare efficacemente i disvalori della ‘ndrangheta e ridurre le sue enormi opportunità di reclutamento.
Ma abbiamo bisogno che tutto questo si faccia in fretta!
Gentile Presidente del Consiglio, quando riuscirà a trovare uno spazio libero nel calendario dei suoi impegni istituzionali, venga a trovarci, così potremo esplicitare meglio i nostri bisogni, i nostri desideri.
Cordialità