Con l’inizio della festa della Madonna di Portosalvo, ci è sembrato conveniente ripercorrere la storia della festività sin dalle sue origini. Maria di Portosalvo è la protettrice dei marittimi festeggiata in più località costiere, in particolare in Calabria. Abbiamo chiesto ad un esperto, lo storico dell’arte Gianfrancesco Solferino di ragguagliarci, attraverso un excursus, circa le origini di questa festa molto sentita dal popolo sidernese.
Sappiamo dunque che il culto risale già al XVI secolo sulla base di una campana datata 1598 conservata nella chiesa di Santa Maria dell’Arco di Siderno superiore che attesta l’esistenza del culto.
Di Siderno Marina si sa che esisteva una piccola cappella in riva al mare alla quale probabilmente la campana suddetta sarebbe appartenuta. Il professor D’Agostino sosteneva sulla base di quanto ci racconta il dottor Solferino, che il culto sarebbe arrivato qui, grazie alla presenza della Marineria Messinese che probabilmente avrebbe importato il culto praticato nella chiesa dedicata alla Madonna di Portosalvo, presente nella zona antica della città di Messina. I Messinesi, molto legati a questa figura religiosa si suppone abbiano portato qui un’effige, un quadro poi andato disperso.
È nel 1808 che la cappella dei pescatori ubicata in riva al mare fu demolita e poi ricostruita in forme più grandi: la nuova chiesa occupava lo spazio dell’attuale piazza Portosalvo.
Nel 1819, fu commissionata a uno scultore Francesco Verzella napoletano la preziosa statua lignea e nello stesso anno Ferdinando IV di Borbone concedeva alla Marina di Siderno attraverso un Decreto Regio la celebrazione della fiera patronale dal 4 all’8 settembre.
Emerge come già nei primi anni dell’Ottocento la festa, strettamente connessa alla fiera, aveva una sua importanza e era peraltro molto partecipata.
Andando all’aspetto fieristico: la merce venduta non era costituita da oggettistica d’importazione, ma una fiera in cui i commercianti provenivano dai dintorni più o meno, ma non sempre adiacenti alla città: gli “argagnari” da Seminara produttori di cretaglia, i casciari da Serra San Bruno.
Oggetto di vendita erano gli utensili necessari alla vita quotidiana: oggetti di creta, terracotta, anfore, giare, casse da corredo e in ultimo le primizie della terra. Spesso anziché di vendita era più opportuno parlare di permuta, baratto, in cui patate, legumi e fagioli importati venivano scambiati con limoni, olio, alici sotto sale.
Come dicevamo le mercanzie provenivano dalla Valle del Torbido, dall’interland geracese, da Gioiosa, Mammola e Grotteria mentre meno presenti erano i roccellesi e i commercianti di Ardore e Bianco.
Nel 1923, dopo un solenne congresso eucaristico, la statua della patrona è stata redimita di aurea corona tributata dal popolo per intuizione del parroco, arciprete del tempo, Monsignor Vincenzo Raschellà. Ciò testimonia anche l’importanza commerciale ed economica raggiunta da Siderno tra le due guerre. Le corone cingono il capo della Madonna e del Bambino tuttora oggetto di ammirazione.
Nel 1958 si celebra il primo centenario della Parrocchia, istituita con Decreto Episcopale nel 1858. Nel secolo successivo furono realizzate le chiavi in oro che la Madonna tiene simbolicamente nella mano destra.
Nel 2004 con l’oro dei fedeli è stato realizzato un prezioso stellario in oro per ricordare i 150 anni dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione.
Passando dal versante religioso e liturgico al versante laico, lo storico sottolinea come la festa oggi abbia cambiato il suo aspetto originario, diventando una festa estremamente commerciale, tuttavia, non si può negare che l’aspetto religioso rimanga preponderante. Le celebrazioni religiose mantengono una posizione di primazia rispetto ad altre tipologie di celebrazioni.
Il nostro storico sottolinea come: “Dopo due anni di Covid anche coloro che negli anni hanno mantenuto un atteggiamento critico nei confronti della festa e della gestione della festa, quest’anno, hanno esclamato “Ben tornata festa patronale, così che si può dedurre che forse occorrevano due anni di astinenza dalla festa per capirne l’importanza spirituale, culturale e popolare della ricorrenza”.
La festa attuale è molto grande e conserva due momenti: religioso ed extrareligioso.
Il momento religioso consiste nella processione con la quale la statua viene portata sulla sponda dello Ionio, il giorno 7 settembre, con la regata e la messa sulla spiaggia un momento molto atteso dalla popolazione. L’ambientazione suggestiva del paesaggio intorno e i colori del tramonto fanno da spettacolare cornice. A seguire il giorno 8, una sentita processione accompagna la statua lungo le principali vie della città.
Per quanto riguarda il culto, in senso stretto, nelle sere che vanno dal 30 agosto al 7 settembre viene celebrata “l’ora di compagnia”, durante la quale si prega, si canta e si prega in dialetto, si prega con i colloqui della novena, invocazioni scritte da Monsignor Raschellà negli anni ‘40 subito dopo la guerra che suggestionano per la ricchezza di messaggi spirituali ma anche sociali.
Giunti al termine della narrazione e, dopo aver debitamente ringraziato il dottor Gianfrancesco Solferino, concludiamo dicendo che la spiritualità e il folklore che accompagnano questa festa patronale costituiscono un patrimonio di inestimabile valore e che anche nell’aspetto commerciale è possibile ravvisare una certa ritualità che fa percepire l’entusiasmo popolare che accompagna questa straordinaria festa religiosa.
Beatrice Macrì