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Le donne tornino ai fornelli?

Franco Martino, si inserisce in una discussione nata dalla proposta di un parlamentare leghista per vietare che nelle professioni si potesse usare il genere femminile.

di Franco Martino

L’estate è il periodo più adatto per far ridere i cittadini e quindi dobbiamo ringraziare uno,  a me sconosciuto, parlamentare leghista a cui è balenata l’idea (qualche volta capita a tutti) di presentare una proposta per vietare che nelle professioni si potesse usare il genere femminile.

Per intenderci Sindaco va bene, ma Sindaca non si può dire. Avvocato si, avvocata mai o forse si.

Che i tempi, per fortuna, siano cambiati molti non se ne rendono conto, o meglio vorrebbero che tornassero indietro a tanti anni fa in cui esisteva il delitto d’onore.

Che dal 1974, quando la maggioranza degli elettori elettrici italiani votarono per confermare il divorzio, contro il referendum clerico-fascista, come si usava dire allora nelle battaglie civili e sindacali di quei memorabili anni, sono passati 50 anni forse non se ne sono resi conto o meglio rimpiangono quel periodo in cui le insegnanti delle scuole elementari si chiamavano maestre e maestre d’asilo.

Esistevano anche i maestri alle scuole elementari e nessuno se ne preoccupava di proporre discussioni sul genere dei lavoratori e delle lavoratrici.

Adesso alla scuola primaria, come è definita adesso, quasi tutte sono donne, anche nelle scuole superiori sono la maggioranza, ma tutti sono docenti, in quanto ci vuole la laurea per tutte/i anche per lavorare con i bambini.

Per gli studenti quando quasi 50 anni fa ho iniziato a lavorare, io ero il professore, le docenti  erano le professoresse.

Così nella magistratura ci sono le magistrati, ci sono le deputate, ci sono le sindache, piaccia o non piaccia a chi vuole ritornare al tempo in cui le donne stavano a casa, a badare ai figli, a cucinare, rassettare la casa, e restare a casa quando il marito andava alla bettola a giocare a carte con gli altri uomini, bersi un bicchiere di vino con loro e finalmente ubriaco e stanco del lavoro, se non aveva strane voglie si metteva a dormire.

A questo punto, qualcuno direbbe con tutti i problemi che ci sono in Italia, disoccupazione, perdita del potere d’acquisto, sanità al collasso, crisi ecologica, attacco alle libertà di espressione e di manifestazione discuti se le donne abbiano diritto ad essere riconosciute nel loro ruolo con il genere femminile.

Grazie allo sconosciuto leghista,  vengono fuori tematiche che esprimono il senso comune dei tempi in cui viviamo.

Molti vorrebbero far tornare le donne ai fornelli, i lavoratori e le lavoratrici a subire in silenzio paghe basse, assunzioni in nero e tutti contenti che il paese funzionava bene, così si diceva.

Invece sappiamo tutte/i che ci sono voluti anni di lotte, la sconfitta del fascismo e il dramma della guerra, nel quale anche le donne hanno avuto un ruolo e poi il periodo 1970-1980 di forti tensioni ideali e sociali a portare questo paese all’avanguardia dei diritti sociali.

Non si può dimenticare che una parte importante lo hanno svolto le donne, le femministe di allora, che hanno messo in discussione i ruoli all’interno della famiglia o nel rapporto con il compagno o fidanzato, l’esigenza di asili per poter lavorare e occupare posti importanti in ogni luogo, ancora non completamente raggiunto, che prima erano appannaggio esclusivo degli uomini, come fosse un destino deciso dai cieli e non da chi decideva vita e morte di tutti (re, capitani, generali, uomini di chiesa).

E si, cambiano i tempi e i ruoli, occorre abituarsi, il mondo cambia e malgrado quello che sembra, non si può tornare indietro.

Qualcuno potrebbe obiettare che l’ostetrica può essere solo una donna, ostetrico non c’è, ma il ginecologo si, come la ginecologa.

Negli anni delle ostetriche il sesso era una vergogna e quindi le donne non potevano essere guardate dagli uomini, ma adesso forse il mondo è cambiato e ai tanti che rimpiangono i tempi andati, si abituino,  sono finiti malgrado loro.

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