Anche questa estate sta per terminare e il ciclo riprenderà implacabile: il Pd rimarrà schiacciato nelle sue, irrisolte, contraddizioni, ciascuna con i suoi supporter, le proprie inscalfibili verità. Le scuole riapriranno, gli immigrati continueranno a sbarcare, forse gli intellettuali si rifaranno del silenzio di questa estate, ma un dato è certo.
Massimo Veltri
Quando questa dolce estate sarà finita cantava Sergio Endrigo, e si struggeva ancor più che in Aria di Neve, nei nostri anni belli fatti di innamoramenti più che di amori, macerando flirt e passioni destinati a svanire con i primi venti che lasciavano spiagge deserte e jukebox appassiti.
Tornando nelle case grigie delle nostre città, il sapore di sale sempre più svaniva nelle quotidianità delle città vuote, vuote di spensieratezza, voglia di vivere, sole e libertà per chi si crogiolava nella nostalgia canaglia.
A dirla tutta ci preparavamo subito per la stagione successiva, ma per molti già negli ultimi giorni di vacanza era subentrata una sorta di noia, a volte assuefazione, un’abitudine che è figlia della routine: pure a star bene ci si stanca, dopotutto, a meno che non sia scattato l’amour fou fra chi uno vive a Strongoli e una a Rho. Profferte e promesse di eterno amore ma la lontananza è come il vento: è un giudice implacabile.
Nelle periferie urbane o nei salotti cittadini sarebbe ripreso il girotondo, come ci narra Schnitzler: non nella Vienna della finis Austriae ma gli amori poco cambiano.
Ci sono segnali, perché le case siano un po’ meno grigie da qui a quindici giorni, quando ci sarà il grande controesodo, ad aspettarci i tanti che la vacanza non sanno che cos’è?; i girotondi, quelli fra le tante scelleratezze di questa estate musica e fotografie che al più occuperanno, tre o quattro giorni ancora un po’ di memoria nei cellulari, e i problemi seri e urgenti che premono, irrisolti saranno di segno diverso rispetto a quelli che dico… dell’anno scorso?
Non abbiamo più l’età per una lacrima sul viso a rimpiangere la notte di ferragosto: è questo il tempo, pure per quelli che lo abbiamo avuto il nostro doce doce, di dedicarci ai blood sweat and tears, evitando di essere like rolling stones e niente altro.
Sarebbe un esercizio intelligente cimentarsi in questo giochetto di società, noi che nient’altro siamo ma nemmeno meno parte della società civile, a chiacchierare intorno ai grandi temi: viviamo in guerra come se la guerra non ci fosse; la destra governa, o tenta di comandare (l’anno scorso ancora no, ma sfido uno solo che non l’avesse previsto); la sinistra urla, o fa finta di urlare minacciando scioperi; dopo piogge e freddi e caldi torridi e ancora freddi, il ciclo riprenderà implacabile, con ecoansie è da presumere in crescita; il Pd rimarrà schiacciato nelle sue, irrisolte, contraddizioni, ciascuna con i suoi supporter, le proprie inscalfibili verità. Le scuole riapriranno, gli immigrati continueranno a sbarcare, forse gli intellettuali si rifaranno del silenzio di questa estate, ma un dato è certo: niente più lagnanze sul mare sporco e tramonti più belli del mondo, tranquilli, però: le presentazione dei libri continueranno e le sagre paesane si moltiplicheranno.
Per fortuna incomincia il circo del pallone.
L’autunno sa essere una stagione crudele, ma non sono pochi quelli per i quali l’estate non è mai finita.