Francesco Martino ci parla di inquinamento e, nello specifico, delle sostanze dannose che l’azienda SIKA immetterebbe nell’area di Siderno.
Francesco Martino
Sono passati sette anni, 12 aprile 2016, da quando su sollecitazione di Celestino Napoli, Pino Ieraci e Francesco Martino, vanno al Comune di Siderno, per chiedere di intervenire nella zona in quanto l’azienda SIKA, situata in zona Limarri, vicino al torrente Lordo, emetteva sostanze fastidiose vicino alle case dei residenti.
Già nel novembre 2013, erano stati raccolte 700 firme dei cittadini, consegnate ai Commissari Prefettizi di allora, che protestavano contro l’inquinamento olfattivo e chiedevano la rimozione.
Successivamente il fetore era stato eliminato, con una modifica dell’impianto, miracolo della chimica, basta poco per creare problemi, basta poco per attenuarli.
Grazie anche a un nostro intervento, a un incontro a Locri, il 10 giugno 2016, con l’allora Assessore all’Ambiente della Calabria, Antonella Rizzo, nell’ottobre 2016, e dopo che la produzione viene sospesa per due volte, si conclude la pratica per l’autorizzazione ambientale AIA.
In questi giorni, il Comune di Siderno ha emesso un avviso per individuare una società per la bonifica in quanto risultano presenti sostanze tossiche e nocive, cloroformio, trielina e tetracloroetilene.
Nel novembre 2016, la Sika, fa il primo controllo delle sostanze presenti sotto il suolo in cui è collocata, e dove sono posizionati 7 piezometri, come obbligo previsto dalle procedure di autorizzazione e le invia a tutti gli enti preposti alla verifica, compreso il Comune.
Con grande sconcerto della stessa azienda, risultano presenti valori delle sostanze notevolmente superiori ai valori consentiti.
Da allora due controlli semestrali ogni anno, un controllo su tutta l’area dalla via Macrì alla 106, e dal Cimitero al torrente Loro nel 2017, che ha controllato i pozzi privati e un successivo nel 2018 con 24 perforazioni non ha risolto il quesito: chi è questo inquinatore pericoloso che mette in pericolo la salute dei cittadini di Pantanizzi, obbligati a non usare l’acqua di pozzi presenti dell’inizio del 1900?
Il fatto più inquietante è, che a marzo 2017, un controllo sui mitili presi dal pontile a mare di Pantanizzi, con un valore di tetracloroetilene di 400 volte superiore alla norma, obbliga il Sindaco Ing. Pietro Fuda a emanare una ordinanza di non mangiare i pesci del mare, successivi controlli verificano assenza della sostanza.
Una ulteriore ordinanza nel luglio 2019 viene emessa dai Commissari Prefettizi subentrati al Sindaco e poi ritirata.
Un ulteriore controllo su un’area ristretta si è conclusa in questi giorni, si è in attesa dei risultati.
Arpacal ha sempre escluso, che l’inquinamento sia dovuto a versamenti da parte dell’azienda Sika, come continua ad affermare la stessa società, ritenendo tali sostanze incompatibili con la sua attività di polimeri acrilici per cemento e calcestruzzo, ed ha consentito al Comune che venissero fatti controlli nei suoi piezometri.
Le associazioni ambientaliste hanno sempre provate ad interloquire in modo aperto per trovare la sorgente e avendo messo in dubbio la metodologia utilizzata da Arpacal per fare i campionamenti del suolo, erano stati messi da parte durante lo studio dei 24 piezometri.
Successivamente anche con i Commissari prefettizi abbiamo interloquito per cercare altre strade, ma causa Covid, questa possibilità era stata rinviata a tempi successivi.
Arpacal ha provato a cercare la sorgente inquinante addirittura nella zona di Vennerello, vicino all discarica, e in una fabbrica, chiusa da molti anni, ipotizzando addirittura che venisse da lavanderie dall’altra parte oltre il torrente Lordo, inizio corso Garibaldi, nessun risultato.
Nei controlli effettuati in pozzi privati i valori risultanti sono bassissimi solo in alcuni e spesso inesistenti in tutti gli altri
Poi si rimane allibiti, quando si scopre che i dati dei controlli dei campioni nei piezometri della SIKA sono impressionanti, parliamo di controlli semestrali dal novembre 2016 fino ad adesso, sono sempre superiori ai valori ammessi dalle norme.
Solo tre dati: nel giugno 2020 il tetracloroetilene, in un piezometro, ha un valore di 700 volte superiore a quello consentito, la trielina (tricloroetilene) di 366 volte, il cloroformio di 1566 volte.
Nessuna supposizione o accusa, occorre lavorare a trovare la sorgente, in ogni direzione, non escludendo nessuna ipotesi, ne va della salute dei cittadini, del territorio e anche delle istituzioni.
In questo senso, ancora adesso la nostra presenza e collaborazione continua.
Nel frattempo anche per la ex BP, è stato diramato l’avviso per individuare la società che progetti e lavori per la bonifica a più 40 anni della fabbrica della “puzza”.