Il Sindaco di Platì, Rosario Sergi e l’ex sindaco di San Luca, Bruno Bartolo da tempo lanciano segnali di viva preoccupazione per la tenuta democratica delle loro comunità ed è dovere civico non far cadere nel vuoto il loro “grido di dolore”.
Vito Pirruccio
Subito dopo la consultazione per l’elezione del Parlamento europeo sia Sergi che Bartolo (quest’ultimo non si è ricandidato alla carica di Sindaco) hanno richiamato l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica sul deserto democratico che sta alla base della disaffezione alle urne delle due popolazioni aspromontane. Si possono condividere o meno i “perché” e le ricette che emergono dai loro interventi, ma il dato sull’affluenza alle urne è lì a certificare il fallimento della partecipazione alla vita democratica nei due comuni calabresi. Un fallimento nel fallimento più complessivo della partecipazione degli elettori alla vita politica del Paese (Siamo a livello nazionale a meno della metà degli elettori partecipanti: 49,69% dei votanti).
Si tratta si una “crisi di fiducia” degli elettori nei confronti della politica che si è consumata negli anni e che non ha mai imboccato un’inversione di rotta, a parte qualche episodico risveglio soffocato, però, nello spazio di poco tempo, da ricadute sempre più eclatanti. Se prendiamo i dati “misti” della partecipazione degli elettori alle consultazioni dei due comuni aspromontani abbiamo un’idea dello spaccato che separa il cittadino dallo Stato:
COMUNE | ELEZIONI DEL 2 GIUGNO 1946 | Elezioni Camera dei deputati del 19 maggio 1968 | REFERENDUM SUL DIVORZIO 12 MAGGIO 1974 | Elezioni Camera dei deputati 3 giugno 1979 | ELEZIONI EUROPEE DEL 10 GIUGNO 1979 | Elezioni Camera dei deputati 4 marzo 2018 | ELEZIONI EUROPEE DEL 26 MAGGIO 2019 |
PLATÌ | 81,77% | 71,86% | 69,28% | 67,87% | 58,93% | 43,40% | 17,30% |
SAN LUCA | 90,71% | 83,30% | 61,28%* | 66,97% | 55,80% | 37,90% | 46,64% |
*Nel Referendum del ’74 a San Luca il NO si è affermato col 71,33% | |||||||
COMUNE | Elezioni Camera dei deputati 25 settembre 2022 | COMUNALI DEL 2015 | COMUNALI DEL 2016 | COMUNALI 2019 | Comunali 2020 | Comunali 2024 | ELEZIONI EUROPEE 8-9 GIUGNO 2024 |
PLATÌ | 31,30% | 50,12% | 33,14% | 13,43% | |||
SAN LUCA | 21,49% | 43,09 (Elezione non valida | 43,53% (Elezione valida per la presenza di due liste, la seconda di Klaus Davi) | Non si sono svolte le elezioni per mancanza di candidati | 16,17% |
Le ragioni addotte dai due amministratori aspromontani certamente hanno una loro motivazione di fondo (Il Sindaco di Platì reclama una presenza dello Stato in materia di opere infrastrutturali di civiltà, l’ex sindaco di San Luca un piano di sostegno alla formazione civica e politica dei cittadini). Ma i dati storici ci dicono che, se la crisi di partecipazione democratica dipendesse da tali fattori, sicuramente importanti per la vita delle comunità, non avremmo dovuto avere partecipazione e picchi di vitalità politico-culturale veramente sorprendenti come sopra evidenziati (Si pensi alla vittoria a San Luca del NO al Referendum sul divorzio pari, come partecipazione e risultato, alle comunità più avanzate, progredite e ricche del Paese). Certo, la latitanza prolungata dello Stato in materia infrastrutturale e di presidi culturali ha fatto cadere la speranza e la fiducia nelle istituzioni, ma esistono ragioni di fondo che, nel tempo, hanno marcato la distanza del cittadino verso lo Stato, specie nelle aree più marginali del Paese.
La crisi di partecipazione alla vita democratica è una questione nazionale e non è liquidabile con il consueto confronto con le altre democrazie occidentali che, semmai, dovrebbe allarmare di più visto lo stato comatoso in cui versano paesi a lunga tradizione democratica.
La crisi attiene a tanti elementi che chiamerei comportamentali del fare politica riconducibili a due aspetti di fondo: lo stile politico quotidiano e la demagogia dilagante.
Riguardo al primo elemento basta soffermarsi sull’avvilente spettacolo che i “rappresentanti del popolo” danno nelle aule parlamentari: più che aule sembrano le curve della corrida o di uno stadio praticato da scalmanati. Per non parlare del linguaggio utilizzato dagli “eletti” nel “confronto” politico dentro e fuori dai luoghi istituzionali.
Sul secondo aspetto (la demagogia dilagante) bisognerebbe tener presente il monito dell’insegnamento classico che troviamo in Aristotele nel trattato sulle forme di governo e le sue degenerazioni. Il grande filosofo nel 300 a.C. sosteneva, a proposito delle forme classiche Monarchia, Aristocrazia e Democrazia, che queste hanno le loro degenerazioni ogni qual volta il potere non viene esercitato per il bene comune, ma per interessi particolari. Ognuna delle tre forme di governo ha la sua degenerazione: tirannia, oligarchia e demagogia. La malattia attuale delle democrazie “avanzate” è, appunto, la demagogia che la fa da padrona. Più il corpo elettorale viene fagocitato dai demagoghi e più la democrazia si impoverisce, vuoi con la ricerca salvifica del politico di turno e vuoi con la “latitanza democratica”, l’astensionismo.
Come far fronte? Con la “cultura dell’etica della responsabilità” (Max Weber, “La Politica come professione”) che fatica, però, ad impossessarsi del corpo elettorale per sentirsi sovrano. La cultura civica, però, non si trova a buon mercato nei “corsi di formazione” o nell’Educazione Civica che si studia sui manuali scolastici. Questi interventi, pur necessari, sono acqua fresca se non sostenuti da adeguato “pensiero critico” che non si faccia incantare dal ciarlatano di turno di destra, di sinistra e di centro e dalle operazioni di facciata abilmente veicolate dai mass-media e, in particolare, dalle nuove piazze virtuali, nelle quali abbondano i seminatori di odio e i personaggi del vuoto e del banale.
Capisco e mi preoccupano gli appelli che provengono dai due amministratori aspromontani (L’ex Sindaco Bartolo ha deposto le armi preso dallo sconforto, ma spero per poco) che vivono e combattono quotidianamente per far sentire lo Stato vicino, con i fatti, ai loro concittadini. Ma quest’ultimi dovrebbero essere messi nelle condizioni di accorgersi quotidianamente e, non solo, all’apertura delle urne, dello Stato assenteista che li tradisce e della vacuità politica e culturale che li circonda. Ad esempio, quando il sistema offre loro “panem et circenses” devono capire e sapere che in quel momento è in atto la campagna acquisti della loro coscienza (anche democratica). Se si accorgono all’apertura delle urne, spesso, è troppo tardi.