Pubblichiamo una riflessione di Giuseppe Serranò, avvocato e politico di Bovalino, candidato anche al consiglio regionale.
di Giuseppe Serranò
L’azione dei governi e delle opposizioni, con i suoi pregi e i suoi difetti, ci spinge quasi irreversibilmente verso la sfiducia nei partiti, movimenti e politici ritenuti dediti a interessi personali e lontano dal bene comune.
Diventa sempre più difficile restare immune al virus dell’antipolitica che crede la politica sia semplicemente e solamente pratica di potere.
Dalla “polis” di Aristotele agli Stati moderni ne sono capitate di cose in questa nostra società occidentale eppure, nonostante i concetti di democrazia e libertà si siano oramai consolidati, la legittima manifestazione del dissenso politico spesso si tramuta in feroce contrapposizione/divisione tra chi governa e gli oppositori e contribuisce, assieme alla diffusa corruttela nelle Istituzioni, ad allontanare il cittadino dalla vita pubblica.
L’opposizione cosiddetta conflittuale dovrebbe garantire il ricambio della classe dirigente per una sana e proficua alternanza ed invece la dialettica viene svilita ora dall’arroganza dei vincitori, ora dalle “grida” populiste che esaltano le frustrazioni degli sconfitti e consolidano i “gattopardi”.
Non meno criticabile è la opposizione cosiddetta compromissoria quando non costituisce un patto per un’azione comune su questioni di interesse generale in un momento emergenziale ma “inciucio” di governo. L’Italia ne è stata esempio, in alcune fasi storiche, del consociativismo ad excludendum
Per evitare derive estremiste o pratiche illiberali sarebbe preferibile che i Governanti rimanessero fedeli ai programmi coltivando la buona politica e le opposizioni contrastassero l’adozione di provvedimenti ritenuti inefficaci o dannosi con una dialettica costruttiva che entri nel merito delle questioni e che, allo stesso tempo, offra anche proposte persuasive, tanto più quando si proviene da risultati elettorali chiari e netti.
In un sistema democratico, il Governo e le Amministrazioni locali sono eletti dal popolo che sceglie sulla proposta politica ritenuta valida o, ahimè capita anche questo, sulla mancanza di una credibile alternativa.
L’esperienza nazionale, e anche un po’ quella municipale, ci insegna che non abbiamo bisogno di passatisti rivoluzionari o cronici disoccupati ma di uomini e donne di buon senso e buona esperienza che amano la loro terra, vedono il futuro e abbiano una qualche competenza.
Ed allora, cari governanti e cari oppositori litigate pure ma fateci vedere che sapete ben rappresentare gli interessi comuni o essere valida alternativa.