di Mario Alberti
Nella storia degli studenti “impallinatori” manca un pezzo di narrazione, ovvero, ciò che è accaduto dopo i fatti.
Non mi riferisco alle scuse degli alunni, magari di comodo, suggerite più che sentite. Bensì, alla promozione dei ragazzi, dove si scomoda addirittura il Ministro. Su questa storia ho alcune considerazioni, che esprimo mettendo in preventivo che questi pensieri potrebbero scatenare reazioni. Pazienza. La peggiore reazione è sempre silenziare la propria coscienza di fronte ad una omissione, anche di pensiero. Posto che la promozione dei ragazzi, o il nove in condotta non è elemento pregnante, ma scatenante, e che la cosa importante sono appunto due giovani vite che non devono perdersi, mi soffermo su alcune dichiarazioni del loro legale.
Questi afferma che i ragazzi hanno intrapreso un programma di recupero, fatto volontariato (sicuramente effettuato dei colloqui con esperti).
Quindi il gesto, gravissimo, utilizzato come elemento di crescita, se elaborato (una elaborazione assistita, ovviamente).
Non è forse questo il compito delle agenzie educative, in primis la Scuola? Recuperare le vite?
Mi pare fosse la visione di Don Milani, se non sbaglio.
Beh, da ciò che ho letto qui e là i più si sarebbero aspettati l’espulsione da tutte le scuole del Regno. Atteggiamento arcaico che veniva considerato elemento di serietà, rigore, efficacia (poco importava la destinazione finale degli espulsi). L’importante era creare un microclima confortevole ai meritevoli con poco o nessun riguardo per i bisognosi. Il merito contro il bisogno, ma torniamo ai giorni nostri sebbene, per certi versi e pensieri, non molto diversi da quelli antichi… Il popolo del crucifigge, ammettiamolo, avrebbe voluto una punizione esemplare, per gli “impallinatori”. Ma sarebbe stata una punizione per tutti noi, che forse, domani, avremmo trovato questi ragazzi persi per strada, a mettere a mortifero frutto l’esclusione consequenziale ad un gesto ignobile.
Non il recupero, dunque, ma l’esclusione.
Ogni ragazzo che non si tenta di recuperare è un ragazzo perso. Quindi, francamente, non comprendo, oltre le naturali fiamme dell’immediato, questa visione giustizialista che surclassa in toto la ricerca dell’opportunità. Sarà forse figlia dei tempi?
Forse.
Adesso impallinate pure lo scrivente, giusto per rimanere in tema. I salmoni lo sanno che a nuotare controcorrente è più difficile risalire, schivare gli ostacoli e si va più facilmente a sbattere