Negli ultimi tempi si è fatto insistente lo slogan “Vogliamo una pace giusta”. Mi sembra evidente che nessuno può obiettare. Chi può dire: voglio una pace ingiusta? Ma, cosa significa una pace “giusta” come la invoca Zelensky? Basta ascoltare le sue parole: “Una pace giusta si può avere solo dopo che la Russia si è ritirata nei suoi confini, paga i danni causati dalla guerra e accetta di essere messa sotto processo per crimini di guerra”. Dunque, tanti invocano la pace “giusta” che per poterla raggiungere bisognerà piegare l’orso sovietico (pardon russo), continuando a inviare armi all’Ucraina.
In Italia sono tutti diventati pacifisti. Non c’è nessuno che dichiari apertamente “voglio la guerra a fianco dell’Ucraina per distruggere Putin” (magari lo pensa). Negli ultimi tempi si è fatto insistente lo slogan “Vogliamo una pace giusta”. Mi sembra evidente che nessuno può obiettare. Chi può dire: voglio una pace ingiusta? Ma, cosa significa una pace “giusta” come la invoca Zelensky? Basta ascoltare le sue parole: “Una pace giusta si può avere solo dopo che la Russia si è ritirata nei suoi confini, paga i danni causati dalla guerra e accetta di essere messa sotto processo per crimini di guerra”. Anche se usano altre parole è quello che pensano coloro che hanno partecipato alla marcia per la pace di Milano, di fatto una marcia per l’Ucraina. Anche una parte di coloro che hanno partecipato alla grande manifestazione di Roma hanno idee simili. Insomma, tanti invocano la pace “giusta” che per poterla raggiungere bisognerà piegare l’orso sovietico (pardon russo), continuando a inviare armi all’Ucraina.
Peccato che storicamente non è mai esistita una pace giusta. Quella che viene chiamata pace “giusta” è la pace che i vincitori di una guerra impongono ai vinti. Vae victis, dicevano i latini, che significa “Guai ai vinti”, secondo la proverbiale e leggendaria frase pronunciata da Brenno, capo dei Galli. Siccome la storia ci dimostra che è impossibile una pace “giusta”, ovvero una pace che entrambe le parti in causa giudicano soddisfacente rispetto ai loro desiderata, allora se si vuole fermare una guerra in corso con possibili effetti catastrofici, com’è l’attuale evento bellico, bisogna puntare ad un armistizio. Infatti, chi vuole veramente la pace chiede che si fermino i combattimenti, ci sia una tregua nel conflitto e si cominci a discutere. Un dialogo difficile, certo, lungo e tortuoso che non può che concludersi con un compromesso che è un punto di mediazione tra le parti in causa. Ma, siccome russi e ucraini sono stati portati ad odiarsi e, soprattutto, Zelensky ha detto che non tratterà mai con Putin, allora ci vuole un terzo soggetto autorevole che possa costringere le parti a discutere delle possibili condizioni per far terminare questa guerra. Molti pensano che sia la Cina il terzo attore che possa convincere la Russia a trattare. Probabilmente è così. Ma, Zelensky chi lo convince se non gli Usa che potrebbero ormai ritenere esaurita la fase promozionale di vendita delle armi? Questa guerra, non va dimenticato, è stata la più importante Fiera degli armamenti avvenuta nel nuovo secolo. Tanti governi del mondo sono ormai in fila per acquistare i nuovi sistemi di difesa/offesa, dai missili ai droni, che sono stati sperimentati con successo in questa guerra. Ed è su questo piano che Putin ha perso, proprio nel campo militare dove la Russia veniva considerata ancora una superpotenza. Ne pagherà le conseguenze lo zar di tutte le Russie e ne hanno già pagato le conseguenze le decine di migliaia di giovani russi mandati al macello.
Pertanto, credo che ci siano le condizioni per arrivare ad uno stop alla guerra che non significa pace. L’odio che si è scatenato tra popoli cugini non si scioglierà facilmente come i ghiacciai sulle Alpi. Gli odi tra familiari sono più forti di quelli che si creano tra estranei. Non possiamo mai dimenticare che il primo omicidio che ci viene miticamente tramandato è quello tra Caino e Abele, due fratelli, un pastore e un contadino in lotta tra di loro. Ma, se vogliamo veramente la pace, allora dovremmo porci un obiettivo ambizioso, utopico, ma inevitabile: il disarmo. Non solo quello nucleare, che già sarebbe un grande passo in avanti, ma il disarmo tout court, perché come denuncia da tempo Papa Francesco finché avremo una fiorente industria delle armi non ci sarà pace su questo pianeta. Finché permetteremo che gli Usa spendano il 4% del Pil, pari a circa 800 miliardi l’anno per la spesa militare e pretendono che anche gli europei facciano altrettanto, non avremo pace, ma solo il passaggio da una guerra all’altra fino a toccare il limite dello scontro nucleare.
Tonino Perna