Bruno Gemelli ci parla di Gino Gullace, giornalista calabrese tra i primi corrispondenti italiani degli States.
Bruno Gemelli
Ferruzzano, mille amine sulla costa jonica reggina, è conosciuta per i suoi palmenti; le ampie vasche, non troppo profonde, utilizzate per la fermentazione del mosto. Si dice che abbia il record mondiale. Il paese ha dato i natali a Gino Gullace (1918-1990), definito dalla pubblicistica: “il giornalista calabrese che raccontava l’America”.
Fu Primo inviato della Rizzoli negli anni Cinquanta, e storico corrispondente per “Oggi”. La sua lunga carriera passò per “Il Giornale della Calabria”, il “Tgr Rai”; fu collaboratore con “La Stampa”, “Corriere della Sera”, “la Repubblica” “America Oggi”, “Oggi”, “l’Europeo”, “National Geographic”.
Fu tra i primi corrispondenti italiani dagli Stati Uniti, dove divenne uno degli indiscutibili punti di riferimento dell’intellighenzia italoamericana. La vita di Gino Gullace, il suo profilo professionale ed umano sono stati al centro di una suggestiva iniziativa voluta dall’amministrazione comunale di Ferruzzano ed organizzata scrupolosamente dai familiari che hanno avuto modo di condividere gli amici che lo scrittore ha incontrato durante lo svolgimento della sua intensa attività giornalistica. Studioso dell’emigrazione calabrese verso il Nuovo Mondo, aveva scoperto, durante le sue ricerche, che il primo calabrese che toccò le sponde americane fu un certo Giovanni Carreri Gemelli, nato nel 1651 a Taurianova, che allora si chiamava Radicena. Carreri giunse negli Stati uniti durante un giro del mondo durato circa sei anni che egli intraprese nel 1693, e fu autore della frase che Gullace poi riutilizzò per il titolo del libro: “L’America ci salverà dai nostri bisogni”, pubblicato in Italia poco prima della sua scomparsa.
Nei primi anni negli Stati Uniti, Gullace scrisse come corrispondente da Rochester, una cittadina dell’Upstate e poi si trasferì a New York assumendo, per espressa volontà dei Rizzoli, l’incarico di responsabile del centro giornalistico-culturale Rizzoli, con sede sulla Quinta Strada. In circa quarant’anni di attività giornalistica, Gullace ha raccontato agli italiani che la conoscevano molto poco, la vita degli americani con vizi, stravaganze e virtù. Il suo fu un giornalismo obiettivo e totale, che spaziava dagli argomenti sociali a quelli politici, fino a quelli scientifici. Famosi sono i ritratti dei Presidenti americani, dai Kennedy ai Reagan, di cui scrisse una grande biografia per l’editore Dino. Intervistò gli uomini più potenti e più eruditi. Trattava i temi più scottanti, rivelando grande onestà ed una ancora più grande sicurezza derivata dall’eclettico bagaglio della sua cultura.
Condusse inchieste sulla scuola, sulla fuga dei cervelli, sulle frontiere della medicina e della psichiatria. Si occupò di cinema, di voli spaziali, dell’Universo, dell’epopea del West e degli italoamericani. Fu amico di importanti personalità del mondo giornalistico e della cultura come Giuseppe Ungaretti, Pietro Nenni ed Enzo Biagi. Proprio con quest’ultimo, unitamente ad Antonio De Falco, Guido Gerosa, Gian Franco Venè e Lorenzo Vincenti, nel 1969 Gullace collaborò alla stesura di “La luna è nostra. Storie e drammi di uomini coraggiosi”, un saggio pubblicato tra gli speciali del periodico “Oggi” per la sezione Astronautica, “un viaggio fotografico verso la conquista di quel satellite privo d’aria e immerso nel silenzio che si chiama Luna”. Nel 1988, lo stesso amico Enzo Biagi scrisse per Gullace la presentazione del libro “Un uomo in grigio alla Casa Bianca. L’uomo più potente del mondo chi è e come viene eletto”, che descrive con solida e non orgogliosa preparazione culturale le figure dei presidenti americani, le vicende e gli scandali degli abitanti della Casa Bianca in quegli anni, nei loro aspetti più intimi e sconosciuti.
Una particolare amicizia lo legò per anni anche ad Oriana Fallaci che, nel 1985, fu sua ospite nella sua villa di Ferruzzano.