Non si può vivere senza libertà e spesso ci rendiamo conto solo quando la perdiamo. Nel presente articolo, come nostra abitudine, non muoviamo accuse verso alcuno, ma vorremmo solo stimolare alla serena riflessione quanti, oggi come secoli fa, piegano la testa agli abusi per paura e per stupida astuzia.
Noi raccontiamo i fatti nella loro scarna oggettività, lasciando a voi le conclusioni:
A Riace non è stato commesso alcun reato e gli imputati sono innocenti e, per quanto incredibile possa sembrare a dirlo è la procura della Repubblica di Catanzaro che ha indagato per alcuni anni sul sistema dell’accoglienza a Riace (e non solo).
Rispetto alle indagini condotte dalla procura di Locri e che hanno portato all’arresto di Mimmo Lucano, cambiano solo gli anni di riferimento delle indagini condotte dalle due procure. Infatti la procura di Catanzaro ha concluso le indagini sull’accoglienza a Riace nel 2108 quando, quasi obbedendo ad preciso gioco di squadra, la “palla” è passata alla procura di Locri e successivamente ai giudici dello stesso Tribunale che hanno emesso la discussa e discutibile sentenza.
Quasi identici i reati ipotizzati e si tratta in entrambi i casi di reati gravissimi che vanno dalla truffa aggravata all’abuso di potere, al concorso.
La differenza è nelle conclusioni, ed infatti giorno 8 ottobre del 2018, (sei giorni dopo dell’arresto di Mimmo Lucano), la procura di Catanzaro ha chiesto l’archiviazione delle indagini con questa motivazione “..” i contestati profili di reato ancorché gravi sotto il profilo delle irregolarità amministrative, non assurgono a rilevanza penale quantomeno sotto il profilo soggettivo degli illeciti contestati, avendo gli indagati agito in situazione di particolare disordine amministrativo per gestire una situazione urgente ed emergenziale, senza per questo manifestare finalità propriamente (sic) truffaldine..”5
L’accoglienza, quantomeno negli ultimi quindici anni è stata sempre emergenza. Gli sbarchi sono per se stessi una seria emergenza perché nessuno può programmare i flussi dei migranti “clandestini” che, appunto perché tali, raggiungono le nostra coste ad ondate ed ovviamente senza preavviso.
Tra il 2011 ed il 2013, in seguito alla guerra di Libia ed alle “Primavere arabe” fu varato il decreto “Nord Africa” ed ai Comuni inclusi nella rete Sprar furono aggiunti le strutture turistiche disponibili che, improvvisandosi centri di accoglienza, hanno percepito la stessa retta pur non facendosi carico degli stessi servizi (Scuola, interpreti, assistenza sanitaria, psicologica, legale ecc.).
La gestione è stata affidata alla protezione civile.
Anche in tale circostanza, come sempre succede in ogni attività umana, c’è stato chi ha accolto con grande generosità e disinteresse e qualcuno che ha colto l’occasione per trarne profitto.
Riace accolse e tanto… ma senza cambiar sostanzialmente nulla rispetto agli anni precedenti e meno ancora cambierà negli anni successivi. Stesso sindaco, stesse cooperative, stesso modello di gestione, stesso sistema di conferire la gestione dei progetti.
Ora qualcuno mi dovrebbe spiegare com’è stato possibile che “dopo complesse indagini”, durati anni, la polizia giudiziaria, la procura di Catanzaro ed il GIP dello stesso tribunale non abbiano riscontrato nulla illegale a Riace se non disordine amministrativo dettato dall’urgenza, mentre dopo poco tempo, gli inquirenti di Locri hanno ravvisato reati gravissimi che hanno portato a condanne severe di gran lunga più rigorose di quelle emesse nei confronti di assassini, estorsori, violenti e delinquenti abituali.
C’è qualcosa che non torna. So bene che la “Giustizia” non è un’espressione algebrica e che ogni magistrato esaminando i fatti ne trae le conclusione secondo un suo “libero convincimento. E, tuttavia, una stampa libera ha il dovere di domandarsi come esaminando fatti sostanzialmente identici, si possa arrivare a soluzioni radicalmente opposte.
Ps: Spesso si ritiene che io abbia posizioni estremamente garantite che mi portano a nutrire pregiudizi rispetto agli atti delle “autorità” dello Stato.
Ovviamente è una lettura sbagliata. Per capirlo vorrei che tutti leggessero l’intercettazione di un dialogo tra me e Mimmo Lucano finita nelle motivazioni del processo. Intercettazione in cui ribadivo di non ritenere animati da malafede ne la polizia giudiziaria e neppure i magistrati impegnati nelle indagini.
Oggi sarei molto più cauto rispetto ad allora.