Accostare una propria posizione ideologica, riguardo al vaccino e al cosiddetto green-pass, alla pagina più tragica della storia dell’umanità, come quella degli internati dei Lager, ed alle persone che l’hanno subita sulle proprie carni, è davvero grave e vergognoso.
Dopo la provocatoria messa in scena attuata a Novara, sabato 30 ottobre, da un corteo di “no green-pass” che indossava divise a strisce e pettorine come quelle degli internati dei Lager, le reazioni di indignazione e condanna sono state pressoché unanimi e generalizzate. Perché volere accostare una propria posizione ideologica riguardo al vaccino e al cosiddetto green-pass alla pagina più tragica della storia dell’umanità, ed alle persone che l’hanno subita sulle proprie carni, è davvero grave e vergognoso.
Non è la prima volta che degli aderenti a movimenti “no vax” e “no green-pass” cercano di paragonarsi ai deportati. Nelle scorse settimane, difatti, si erano già visti alcuni di loro che sfoggiavano “stelle gialle” o brandivano corde nodate che richiamavano il filo spinato. Tuttavia, i fatti novaresi hanno superato ogni limite: hanno rappresentato uno spettacolo davvero squallido ed hanno provocato perciò, inevitabilmente, il massimo dell’indignazione pubblica. A partire da quella dell’Unione delle comunità ebraiche e dell’Anpi.
La nostra costituzione garantisce, giustamente, ad ognuno la possibilità di esprimere le proprie idee ed il proprio pensiero. Ma se non c’ènulla da eccepire sul fatto che ognuno possa manifestare il proprio dissenso al “green pass”(o a qualsiasi altra iniziativa del governo o di chicchessia),chi lo manifesta dovrebbe sempre porsi dei limiti (culturali e morali, prima ancora che legali) da non superare.Anzitutto, dovrebbe mostrare rispetto per gli altri e per la Storia…
I partecipanti alla sfilata novarese, dai quali i principi del rispetto degli altri e del bene comune non sono presi in grande considerazione, dicono di ritenersi perseguitati dalla “dittatura sanitaria” (sic!), e giungono persino ad insultare Liliana Segre (ex deportata ad Auschwitz) per il fatto di essersi vaccinata… Ma, al di là di ogni altra considerazione sull’accostamento del nostro sistema democratico al pervasivo “Leviatano” di Hobbes – il paragonare tale “stato dittatoriale” col nazifascismo, la Shoah e le leggi antiebraiche è indice, anche, di un gravissimo e preoccupante debordamento sociale e culturale. Di una deriva dell’intelligenza cui contribuiscono non poco i social-network, sui quali vengono spesso propinate come vere delle menzogne e delle mostruosità culturali.
Ecco perché, la “lezione” che ci viene dai fatti di Novara – come ha affermato il deputato Emanuele Fiano, figlio di uno dei pochi ebrei sopravvissuti ad Auschwitz – è quella della constatazione oggettiva che noi tutti, in qualche modo, abbiamo fallito, visto che ci sono milioni di italiani che non conoscono la storia.
Conoscerla è il primo passo per capire la realtà; e se si conoscesse la storia non si insulterebbero, in alcun modo, i morti dei Lager.
Carlo Spartaco Capogreco