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La guerra in Ucraina come un campo giochi in Calabria

Mi accade molto spesso di pensare alla tragedia dei cittadini ucraini da un punto di osservazione particolare: un campo giochi situato in Calabria. Nel parco giochi c’è lalba della vita umana. Ci sono i bambini sulle altalene, altri pronti a scalare le pertiche, inerpicarsi su colline artificiali o a fantasticare su cavalli di plastica. C’è anche mio nipote, ed in questo periodo mi viene spontaneo di stringermelo sul cuore. Cento anni fa, fu Sarajevo e milioni di giovani europei furono irrazionalmente sacrificati nelle trincee e sui campi di battaglia. Anche allora i bambini giocavano e gli uomini erano nei campi a lavorare…

Chi vede un corpo straziato maledice il carnefice” chiunque esso sia. E’ la logica della guerra che divide il campo in buoni e cattivi e pretende di spegnere la ragione umana.

Mi accade molto spesso di pensare alla tragedia dei cittadini ucraini da un punto di osservazione particolare: un campo giochi situato in Calabria. Ritengo che sia un punto privilegiato per comprendere lassurdità della guerra. Anzi per capire, una volta in più,  lo scontro violento tra guerra e ragione umana; tra guerra ed umanità.

Nel parco giochi c’è lalba della vita umana. Ci sono i bambini sulle altalene, altri pronti a scalare le pertiche,  inerpicarsi su colline artificiali o a fantasticare su cavalli di plastica. C’è anche mio nipote, ed in questo periodo mi viene spontaneo di stringermelo sul cuore.

Non mi sfugge la gravità della catastrofe che potrebbe succedere nel mondo, anzi so che molti lavorano follemente perché succeda.  Cento anni fa fu Sarajevo e milioni di giovani europei furono irrazionalmente sacrificati nelle trincee e sui campi di battaglia. Anche allora i bambini giocavano e gli uomini erano nei campi a lavorare. I governi decisero per loro.

Ed i governi sanno essere infami, cinici e crudeli quanto, o più ancora, di qualsiasi organizzazione mafiosa.

Oggi sarebbe molto peggio perché Hiroshima è scritta nella nostra memoria collettiva e lolocausto nucleare è sullo sfondo.

Ritorno al campo giochi: chi avrebbe il diritto di condannare a morte questi bambini?

Non riconosco ad alcuno un tale diritto e per nessuna ragione al mondo. Solo ipotizzarlo costituisce un crimine contro lumanità.

Preferisco mille volte lanarchia” (e non sono anarchico) ad uno stato folle che si arroga il diritto di causare la morte violenta di bambini innocenti.

Guardo ancora mio nipote giocare e penso che ottanta anni fa, il suo bisnonno era tra gli invasori” dell’Ucraina e della Russia.

Era un giovane fante che il governo italiano mandò ad invadere lUnione Sovietica .

Ma fu veramente un invasore? No! Era solo un ragazzo di venti anni, un contadino che si trovava in campagna quando fu dichiarata la guerra. Non gli hanno lasciato scelta, se avesse rifiutato i carabinieri lo avrebbero arrestato in nome della legge”. Dopo l8 settembre le autorità” che lavevano mandato tra le neve senza cibo, pur di salvarsi, abbandonarono migliaia di giovani al loro destino. Molti morirono congelati, altri di fame e di stenti.

Il nostro invasore” si salvò.

A salvarlo non fu lo Stato maggiore o il governo italiano. Fu una famiglia di contadini ucraini che lo nascose e lo ospitò per molti mesi. Riuscirono persino ad insegnargli a parlare un poco la loro lingua. Poi, come si legge dal foglio matricolare, lo portarono clandestinamente, ed a loro rischio e pericolo, a Leopoli da dove partivano le ultime tradotte militari dirette ad Occidente. 

I popoli si parlano, si incontrano, si riconoscono figli della stessa Terra.

Vogliono vivere in pace. Gli Stati” vogliono le guerre ed hanno bisogno di eroi, di massacri e di sangue. I Capi di Stato quando rivolgono un discorso solenne” alla Nazione espongono bandiere con colori sgargianti e si circondano da uomini in armi che battono i tacchi e scattano sullattenti al loro passaggio. Una simbologia simile a quella che i sovrani del 1600 utilizzavano per impressionare e fanatizzare i sudditi” e.. per mandarli a morire.

 In casi come questi la disobbedienza diventa virtù!

Anzi, il vero coraggio è la disobbedienza quando gli Stati diventano carnefici. Contro la guerra è giustificata la Resistenza armata e la lotta partigiana. Quest’ultima appartiene al singolo (al gruppo) che si ribella allo Stato tiranno, ed in tal caso merita solidarietà e tutti gli aiuti necessari per resistere all’aggressore. Al Putin di turno. La lotta degli eserciti è altra cosa. Appartiene ai governi ed, in genere, prepara sempre altre guerre. 

Quando la guerra si avvicina la disobbedienza di massa è virtù. 

In Russia come negli USA (che di gravi massacri non sono immuni), in Ucraina come in Bielorussa o in Cina. I mezzi di comunicazione di massa e gli intellettuali, nella misura in cui sono realmente tali, avrebbero il compito di innescare la miccia di una disobbedienza consapevole e contagiosa tra tutti i popoli del mondo. Di mettere a nudo la statura politica e morale degli attuali “statisti” che si ingiuriano  e dicono bugie come fanno i bimbi in età prescolare. Ma con gravi conseguenze. 

Lunico modo di vendicare” i bambini, finora uccisi in Ucraina, è quello di evitare che un altro solo bambino ucraino, russo, polacco o americano possa essere stritolato nellinfernale macchina da guerra che s’è messa in moto.

La vera sfida del nostro tempo è questa: travolgere i confini quando si tende a trasformarli in frontiere bagnate di sangue, stracciare i vessilli di guerra e consentire agli esseri umani di guardarsi negli occhi e parlarsi per poi scoprire  che la guerra la vogliono veramente in pochi.  Spesso – e nonostante le apparenze- ammalati di deliri di onnipotenza, di fama imperitura e portatori di inconfessabili interessi. Sono così pochi da poterli  processare, tutti insieme, come nemici dell’umanità.

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