Francesco Salerno
È sempre uno spasso notare come i nostri media di informazione ignorino ogni notizia che possa andare a risvegliare il senso civico e collettivo del nostro popolo.
Le rivolte in Francia ne sono l’ennesimo esempio.
Tocca a noi, dunque, dare un quadro reale della situazione e, magari, anche qualche riflessione non “allineata”.
Le rivolte sono nate a seguito dell’omicidio di un diciassettenne, Nahel, freddato da un poliziotto durante un controllo in auto. La polizia francese, inizialmente, aveva detto che l’agente era stato “costretto” a sparare visto che il giovane aveva tentato di investire lui e il suo collega.
Peccato che sia spuntato fuori un video dell’accaduto in cui si evince che Nahel era praticamente fermo, e l’agente gli ha sparato a bruciapelo da distanza ravvicinata e in una situazione tranquillamente gestibile.
Come disse una volta Napoleone III ad un ambasciatore prussiano: “Qui in Francia non facciamo le riforme, facciamo le rivoluzioni”.
Ed è proprio una rivoluzione quella che ha spinto la Francia a bruciare da nord a sud. Il popolo francese ha assaltato ogni sede, mezzo e simbolo del governo e della giustizia francese, senza risparmiare niente e nessuno. Il governo ha decretato che limiterà l’uso dei social per evitare altre rivolte e moltissime persone sono finite in carcere o denunciate. Un panorama da incubo che ha prodotto danni per oltre 1 miliardo di euro.
Ma questa storia cosa dice a noi italiani?
Per quanto mi riguarda, dice che i francesi sanno cosa vuol dire essere un popolo e come far valere i propri diritti, le loro proteste, le loro idee. Non condannerò ipocritamente le auto bruciate e i palazzi governativi saccheggiati, è quello che fanno i popoli quando si stancano dello status quo. Ovviamente, dai politici italiani sono giunte solo critiche alla “rivolta” e non ci sarebbe nemmeno da stupirsi. Sia mai che noi italiani decidessimo di scendere nelle strade e dire “basta!”, sia mai…
Chiudo con un memento dal celebre film V per Vendetta:
“I popoli non dovrebbero temere i loro governi, sono i governi che dovrebbero temere i loro popoli.”