L’ultima mirabolante impresa della Procura reggina ha raggiunto il suo culmine. I PM Stefano Musolino e Nunzio De Salvo, perseverando nell’estrosa convinzione che le elezioni amministrative dell’autunno 2020 siano state viziate da brogli, hanno chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli imputati a partire dall’ormai mitico Nino Castorina. Questo vero genio del crimine (già capogruppo del PD) è accusato di essere stato “promotore, organizzatore e capo indiscusso di un’associazione per delinquere finalizzata a commettere più delitti in materia elettorale, mantenendo rapporti con altri accoliti a cui avrebbe dato personalmente direttive in ordine al modus operandi da porre in essere per la materiale contraffazione dei registri e delle schede elettorali”. Pudicamente nessuno si sbilancia nel calcolare quanti sarebbero stati i voti inquinati da questa abile manovra; dalle diverse centinaia strombazzate dai megafoni del Cedir a ridosso dell’operazione, si sono ridotti a cifre così insignificanti da non meritare neppure la menzione. Il tanto disonorato grido: “hanno fatto votare anche i morti” che è valso solo ad infangare per l’ennesima volta la nostra disgraziata città, si è rivelato se non proprio una balla, una facezia da investigatore frustrato. Questa Armata Brancaleone guidata dal prode Castorina, più che per condotta delinquenziale a questo punto meriterebbe una condanna per manifesta imbecillità, visti i risultati raggiunti. Tre anni di indagini, con immane spreco di tempo e risorse, si stanno avviando malinconicamente allo smaltimento nella immensa discarica delle “investigazioni perdute”.
rev Frank