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mercoledì, Gennaio 22, 2025
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La Corte Costituzionale dichiara inammissibile il Referendum sull’Autonomia

Nella giornata di ieri la Corte Costituzionale ha dichiarato l’inammissibilità del referendum sull’Autonomia Differenziata, che dunque non si terrà. La motivazione della Corte ancora non c’è, ma sarà enunciata entro il 10 Febbraio. Calderoli esulta ma si ridimensiona, e per la possibilità di avviare fin da ora i trasferimenti di alcune competenze, il Presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Amoroso, ha detto che «la sentenza esclude del tutto questa possibilità»

Dal comunicato diffuso nella giornata di ieri si deduce che il no all’ammissibilità del referendum è dovuto al fatto che nei mesi scorsi la Corte Costituzionale stessa ha disarticolato già questa norma, giudicandola incostituzionale per ben 7 punti. Questo significa che il quesito referendario, le cui firme sono state già raccolte, fa riferimento ad una legge che è già stata stravolta in buona parte dalla stessa Corte Costituzionale, per cui sostiene sempre la Corte, votare per l’abrogazione di una norma che è già stata modificata (che non esiste più nella sua forma originaria per cui erano state già raccolte le firme) si tradurrebbe in una specie di referendum a favore o contro l’autonomia differenziata in sé. Il che non si può fare perché l’autonomia differenziata è prevista dalla Costituzione e un referendum abrogativo non la può abrogare. 

Dare una legge costituzionale il referendum – si legge nel comunicato della Corte – verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata come tale e in definitiva sull’articolo 116, terzo comma della Costituzione, il che non può essere oggetto di referendum abrogativo ma solo, eventualmente, di revisione costituzionale. Insomma, il referendum sull’autonomia differenziata non ci sarà, e questo è un bene dal punto di vista politico per la maggioranza e il governo, visto che molti sondaggi dicono che la maggioranza della popolazione italiana è contraria all’autonomia.

Calderoli, intervistato dal Corriere della Sera, si è detto soddisfatto perché «finalmente posso lavorare in pace senza più avvoltoi che mi girano sopra la testa».  Ma parte le contraddizioni del momento, le ragioni per cui la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito sono in contrasto con la convinzione di Calderoli, secondo cui la sentenza di metà novembre dichiarava illegittime solo parti marginali della legge. Lo ha spiegato il Presidente della Corte Giovanni Amoroso, durante la conferenza stampa per il suo insediamento, martedì. La decisione dei giudici è stata infatti motivata dal fatto che l’oggetto del quesito, cioè appunto la legge di Calderoli, «si è fortemente ridimensionato» per effetto della sentenza. E «si è ridimensionato a un punto tale», ha proseguito Amoroso, «che ciò che rimane è poco più che un perno sul quale costruire l’impianto per il trasferimento di specifiche funzioni» dallo Stato alle Regioni. Quanto invece alla possibilità di avviare fin da ora i trasferimenti di alcune competenze, come annunciato da Calderoli nel giugno scorso, Amoroso ha detto che la sentenza esclude del tutto questa possibilità.

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