Nei giorni scorsi, a San Luca, un uomo è sparito. Si ipotizza che il sequestrato possa essere morto. Sarebbe la conferma che la ‘ndrangheta è intatta, anzi molto più forte, rispetto agli anni scorsi. Pronta a scatenare una nuova guerra di mafia che verosimilmente andrebbe ben oltre San Luca e avrebbe indubbie ricadute negative sul turismo e sull’intero tessuto produttivo della Locride e della Calabria.
Aldilà della leggenda, San Luca è nota, soprattutto in Calabria, e non solo e non tanto perché vi è nato Corrado Alvaro.
È certo che, nei giorni scorsi, un uomo è sparito, di lui sappiamo poco, ma abbiamo un ricordo nitido del padre che, ferito e catturato durante il sequestro Casella, manda ai rapitori un messaggio in codice di indubbia efficacia.
Si ipotizza che il sequestrato possa essere morto e, in questo caso, bisognerebbe decifrare alcuni messaggi ad alta simbologia mafiosa quali potrebbero essere il luogo del ritrovamento del fuoristrada della persona scomparsa e il manifesto listato a lutto fatto affiggere della famiglia. Ci sarebbe inoltre da capire se l’armistizio tra le famiglie pesanti di San Luca firmato nel 2007 sia saltato. In tal caso, ci sarebbero alcune considerazioni di carattere squisitamente politico da fare.
Sarebbe la conferma di ciò che sappiamo: la ‘ndrangheta è intatta, anzi molto più forte, ricca e armata rispetto agli anni scorsi. Pronta a far muovere l’ala militare e scatenare una nuova guerra di mafia che verosimilmente andrebbe ben oltre San Luca e avrebbe indubbie ricadute negative sul turismo, sul mercato immobiliare e sull’intero tessuto produttivo della Locride e della Calabria.
Inoltre, sarebbe l’occasione per una nuova campagna diffamatoria contro i tantissimi calabresi onesti.
Se questi sono i fatti é inutile far finta di nulla e rimuovere la questione, magari sperando che la diplomazia mafiosa abbia successo. Se a questo siamo ridotti, siamo veramente messi male.
Comunque, sarebbe l’occasione per domandarsi con la massima obiettività, perché lo Stato non ha vinto la battaglia contro la ‘ndrangheta malgrado abbia impegnato in questa lotta i suoi migliori strateghi ed esperti e malgrado abbia speso più soldi che nella sanità o nella scuola?
Nessuno, tra quanti avrebbero il dovere di farlo, risponde a questa semplice domanda. Probabilmente, si trova molto più comodo andare in televisione per ripetere, come un mantra, le stesse cose.
Invece, sarebbe necessario riflettere e molto.
Per esempio, negli ultimi anni il Comune di San Luca è stato quasi sempre retto da commissari straordinari antimafia, la democrazia è stata sistematicamente osteggiata e sospesa e la gente comune spinta a rinchiudersi nelle proprie case.
La solitudine è la rassegnazione del cittadino é condizione necessaria, affinché la mafia vinca e, in Calabria, ognuno è realmente solo a meno che non ricorra alla mafia o allo scadente surrogato della “politica” che detiene il potere e lo amministra con le stesse regole della ‘ndrangheta.
Durante l’ultima guerra tra le cosche è emersa la figura del vescovo di Locri, Giancarlo Maria Bregantini che, a rischio della propria vita, si è aggirato tra i paesi e nelle case della Locride nel tentativo di salvare vite umane.
Bregantini sapeva perfettamente che la ‘ndrangheta si vince facendo rifiorire le vallate, attraverso il lavoro, con una sanità decente, con scuole moderne, con carceri umane e soprattutto coinvolgendo la gente. Forse, proprio per questo la sua macchina è stata imbottita di cimici e lui è stato costretto a lasciare la Calabria per non essere arrestato. La Calabria oggi è lontana come non mai da “Roma” da “Milano” dall’Europa e … senza speranza.