Il fenomeno migratorio: accoglienza, solidarietà e umanità. I valori universali ormai perduti dalla politica che lavora per arginare il fenomeno ma con addosso lo stigma di essere un governo fascismo razzista.
di Oreste Romeo
La degenerazione del fenomeno migratorio, non da ora, ha assunto dimensioni talmente rilevanti da essere diventata emergenza planetaria, ascrivibile in massima parte ad un deficit di tipo politico verificatosi in ambito nazionale, come sul livello europeo e su quello intercontinentale. E così, sul campo, alla desolazione dei nostri occhi, rimane la rissa permanente provocata dagli invasati sacerdoti della sostenibilità dell’accoglienza indiscriminata, in odio a chi invece riconosce sacralità ai confini nazionali. A sostegno della accoglienza, si adduce che senso di umanità, generosità ed altruismo sono la linea di discrimine tracciata nella lex naturalis, della quale viene puntualmente sottolineato il ruolo di ratio ispiratrice delle leggi formali successivamente assunte dai singoli Stati.
Ma, in verità, non può più tacersi che l’accoglienza, in astratto, è espressione di valori universali, appunto perché insiti nella natura umana, prima di essersi, in concreto, trasformata in buonismo, per di più aggravato dal vertiginoso giro di affari attorno ad essa, ormai noto a tutte le latitudini, non senza omettere di ponderare le finalità “politiche” perseguite nel suo nome senza avere cura né del destino dei disperati, molto spesso lasciati dopo lo sbarco in balia della criminalità organizzata, né di quello della popolazione costretta a “riceverli” subendone la ingombrante presenza. E bisogna ammettere che tra i valori universali va riconosciuta pienezza di titolo pure a quelli dell’auto conservazione e della sacralità della vita, senza distinzione di sesso, razza o religione, sia che si guardi alla integrazione nell’ottica dell’individuo sia che tale problema lo si valuti dall’angolo visuale di una qualsiasi comunità. Ecco allora che il mancato contemperamento dei valori universali dell’accoglienza umanitaria e della sacralità di qualsiasi territorio nazionale rende sempre più evidenti e laceranti le ricadute negative sulla collettività degli effetti della degenerazione che sta alla base di episodi di allarmante criticità al centro dell’attenzione generale con sempre maggiore frequenza.
Non è il caso della vicenda processuale di Salvini che, per inciso, rievoca quella, assai singolare, di un Sindaco ritrovatosi punito in splendida solitudine, anche in sede contabile, nonostante le accuse riguardassero atti assunti collegialmente. L’attualità impone, infatti, di concentrarsi sulla serissima minaccia che i migranti, ormai da tempo senza controllo, consumano impunemente a danno della sicurezza delle nostre città, assumendo condotte gravi ed, in quanto tali, destinate a generare un allarme sociale che non può essere più ipocritamente negato od ignorato: stupri, rapine, estorsioni, spaccio di droga, scippi, omicidi, tentati omicidi, lesioni gravi gravissime, invasione arbitraria di edifici, occupazione abusiva di immobili, deturpazione di monumenti, sfruttamento del lavoro altrui, truffe ai danni dello Stato e quant’altro ancora. È una storia vecchia quanto il mondo sulla quale i Vescovi per primi preferiscono glissare: prodigarsi in termini di umanità, generosità ed altruismo espone agli effetti nefasti della mancanza di gratitudine di chi quel bene ha ricevuto.
Succede nei rapporti tra privati e succede anche nella sfera pubblica, in special guisa quando non c’è un freno della politica. E succede pure quando si mira a mettere un freno alla politica che lavora per arginare il fenomeno e si ritrova addosso lo stigma di “fascismo razzista”.