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mercoledì, Dicembre 18, 2024
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Italia Nostra: Lettera aperta per la gestione degli impianti fotovoltaici a terra

Lettera aperta al Presidente della Regione Calabria, al Presidente del Consiglio Regionale,
agli Assessori e Consiglieri Regionali della Calabria da parte di Italia Nostra: “Siamo preoccupati per l’ambiente e chiediamo rispetto per i calabresi, visto che dal 3 luglio 2024 sono in vigore i criteri del MinAmbiente che devono essere usati dalle Regioni per individuare le aree idonee e non idonee alla realizzazione di impianti di energia da fonti rinnovabili dando priorità all’obiettivo generale di sviluppo loro assegnato”
Il territorio regionale dopo i criteri di MinAmbiente, per aree idonee e non idonee alla realizzazione di impianti di energia da fonti rinnovabili sarà così classificato: aree idonee con procedimento autorizzatorio accelerato; aree non idonee dove specifiche tipologie di impianti non si potranno realizzare; aree ordinarie dove gli impianti si potranno realizzare con il previsto procedimento autorizzatorio; aree dove sarà vietato installare impianti fotovoltaici a terra. Le aree idonee e non idonee saranno individuate dalle Regioni con apposita legge da approvare entro il 30 dicembre 2024 (180 giorni dall’entrata in vigore del Dm 21 giugno 2024). Superato tale termine scatteranno i poteri sostitutivi statali. Abbiamo avuto in via preliminare la Proposta di legge regionale che fissa tale disciplina e non poche sono le perplessità e le preoccupazioni derivanti dall’aumento del consumo di suolo che ne deriverebbe, dalla mancanza di valutazioni di quanto la Calabria ha già dato in appoggio al Decreto Fonti di Energia Rinnovabile (FER) ai fini del raggiungimento degli obiettivi 2030, e non solo. Il nostro senso civico e la nostra sensibilità di cittadini ci obbligano a prendere posizione in merito a questo pericolo e, pertanto, invieremo la seguente lettera aperta al Presidente della Regione Calabria, al Presidente del Consiglio Regionale, agli Assessori e Consiglieri Regionali della Calabria. “Prendo a prestito le parole di un amico che, come noi ha a cuore le sorti della Calabria: “Quei mostri, paradigma dell’ipocrisia di chi usa artatamente la parola rinnovabile come falso sinonimo di sostenibile, inquinano la terra e le acque con cemento tossico, falcidiano avifauna, allontanano le api, impoveriscono interi territori vocati al primario, arricchiscono pochissimi a spese di tutti, favoriscono corruzione e dinamiche mafiose, attuano un danno culturale che richiederà decenni per essere riparato (ammesso che sia riparabile). Il vero rinnovabile sostenibile sta nella microproduzione diffusa su edifici già esistenti. Questo sì, genererebbe ricchezza e posti di lavoro diffusi, sostenibilità sociale ed economica, cultura della dignità ed orgoglio locale. L’eolico industriale è una menzogna gravissima e delinquente”. Dunque, al consumo di suolo si sommano la perdita dei servizi ecosistemici, la diminuzione della qualità dell’habitat, la perdita della produzione agricola, lo stoccaggio di CO2, gli eventi climatici estremi, la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico con danni stimati di oltre 400 milioni di euro all’anno per il nostro Paese. Ci preoccupa che i prati spontanei, i pascoli ed i tratti distintivi delle nostre campagne e delle nostre colline, siano classificati come “superfici agricole non utilizzabili” e dunque come “aree idonee”; Mentre sappiamo bene che boschi, macchia mediterranea, garighe, prati, calanchi, pascoli, incolti, fossati, ecc., sono giacimenti vitali di biodiversità per piante spontanee, fauna selvatica a rischio di  estinzione. Ci preoccupa che le stesse aree agricole, che dovrebbero essere al sicuro se sono inserite come tali nei piani regolatori, e le altre aree classificate non idonee, possono comunque essere asservite all’attraversamento dei cavidotti che comportano disboscamento, realizzazione di piste, scavi, distruzione, ecc.;
Ci preoccupa che in caso di vincoli paesaggistici, l’autorità dovrà esprimersi entro trenta giorni mentre oggi il termine è di almeno 45 giorni. E nel caso di interventi di rifacimento o ripotenziamento di impianti esistesti o già autorizzati, a prescindere dalla collocazione dell’impianto, non occorre neanche l’autorizzazione paesaggistica. Mentre nei procedimenti di autorizzazione di impianti su aree idonee, il parere obbligatorio per la Valutazione di Impatto Ambientale non è vincolante ed i termini delle procedure di autorizzazioni sono ridotti di un terzo. Mentre sappiamo bene che la Soprintendenza, da molti anni con molta fatica e non sempre con risultati ottimali, tenta di limitare gli impatti sui beni culturali e paesaggistici; Ci preoccupa che Alle Regioni è attribuita la possibilità di stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela, fino a un massimo di 7 chilometri di ampiezza e che tale fascia di rispetto dovrà essere discrezionalmente (ma non si sa con quale criterio) differenziata a seconda della tipologia di impianto FER e proporzionata al bene oggetto di tutela. Ci preoccupa che il rispetto dei principi della minimizzazione degli impatti sul territorio, sul capitale naturale, sul patrimonio culturale e sul paesaggio, è secondario agli obiettivi e alla sostenibilità dei costi correlati al raggiungimento di tali obiettivi; Ci preoccupa che “al fine di tutelare la risorsa mare, caratterizzata dal grande valore paesaggistico/panoramico nonché economico delle coste della Calabria, sono state classificate aree non idonee le fasce costiere per una profondità di 5 km, calcolate prendendo come riferimento le strade costiere panoramiche statali SS 18 Tirrena Inferiore e la SS 106 Statale Ionica. Dunque, cosa succederà dopo questi 5 Km? Ci preoccupano le fasce di rispetto dal perimetro dei parchi come il Pollino, l’Aspromonte, la Sila, le Serre, e quelli istituendi, che è ristretta a 500 metri dai confini dei parchi per gli impianti fotovoltaici ed a 5 km per gli impianti eolici o altre fonti; Ci preoccupa che siano classificate idonee le aree agricole distanti meno di 500 metri da impianti o stabilimenti industriali e le aree collocate entro 300 metri dalle autostrade, a prescindere se si tratta di aree di pregio;
Ci preoccupa che nei siti, ove sono già installati impianti per produzione di energie rinnovabili, siano possibili interventi di modifica, anche sostanziale, per rifacimento, ì potenziamento o integrale ricostruzione, eventualmente abbinati a sistemi di accumulo, fino ad un aumento dell’area del 20 per cento; Ci preoccupa che a circa 20 giorni dalla scadenza per la presentazione della proposta di legge, non siano stati opportunamente convocati e coinvolti gli enti locali; Ci preoccupa che nella nostra Costituzione, si attribuiva la sovranità al popolo nei limiti e nelle forme previste dalla stessa Costituzione, e si desumeva il conseguente principio della partecipazione dei privati al procedimento amministrativo….in un’ottica di imparzialità tra l’interesse pubblico con quello dei soggetti privati coinvolti… Mentre oggi si esercitano i “poteri sostitutivi” per imporre la sovranità delle multinazionali con conseguenze sul piano della tutela dei diritti e del bene pubblico, calpestati e annientati a vantaggio di privati e, ancor peggio, sacrificando aree vitali, devastando, prima di produrre, cancellando ogni forma di vita vegetale o animale e contribuendo significativamente al consumo di suolo. A causa della ipercementificazione selvaggia si accrescono, dunque, i rischi di cambiamenti irreversibili, il punto di non ritorno che fa presagire uno scenario di progressivo peggioramento della crisi climatica negli anni a venire che si inserisce in un territorio particolarmente fragile con trombe d’aria, frane, mareggiate, grandinate, temperature eccezionali, piogge intense, alluvioni ed esondazioni, siccità e incendi, gestiti faticosamente ed economicamente inaccettabili con logiche emergenziali. La minimizzazione o peggio la negazione della realtà che stiamo vivendo può risultare tragica se non agiamo con intelligenza seguendo le indicazioni dell’Ispra, secondo le quali si può e si deve evitare altro consumo di suolo nella realizzazione degli impianti senza venire meno agli impegni di produzione da rispettare entro il 2030, privilegiando l’utilizzo di superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali, di edifici pubblici e privati, di strutture sanitare, edifici scolastici, parcheggi pubblici (leggi cittadella regionale, università, ospedali) e privati (leggi centri commerciali, autostrade, distributori carburante) ecc.
Sarebbe sufficiente per la Calabria attenersi al Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico (QTRP) che ha valore di piano urbanistico-territoriale con valenza paesaggistica, riassumendo le finalità di salvaguardia dei valori paesaggistici ed ambientali di cui all’art. 143 e seguenti del D.Lgs n. 42/2004. È necessario che l’energia prodotta nel Mezzogiorno e nelle Isole sia destinata al fabbisogno locale, evitando l’ulteriore impoverimento dei nostri territori a favore di soggetti esterni e di altre aree del Paese. In quest’ottica un sostegno deciso al fotovoltaico familiare non solo non consuma suolo e non inquina, ma afferisce risorse direttamente nelle tasche delle famiglie che lo adottano. È necessario favorire piuttosto che pregiudicare la difesa degli ecosistemi, dei paesaggi e della biodiversità nel rispetto dei nostri luoghi, della nostra storia che, secondo la nostra Costituzione, è un compito fondamentale della Repubblica.

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