L’8 Giugno la polizia federale australiana ha reso nota una maxi operazione contro la criminalità organizzata nel paese. Centinaia le persone finite in arresto, l’inchiesta è stata possibile grazie ad un nuovo sistema di intrusione informatica che ha permesso agli inquirenti di leggere le conversazioni in codice che i presunti criminali si scambiavano sui loro smartphone
Secondo quanto riportato dai media internazionali la polizia australiana è riuscita ad assestare un duro colpo ad un’importante rete criminale operante nel paese e in collegamento con cellule in Europa, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda. L’operazione è stata denominata Ironside in Australia e nel resto del mondo ha preso il nome in codice di Trojan Shield.
L’infiltrato speciale, l’app ANoM
Nessun Donnie Brasco che si è guadagnato la fiducia dei presunti malviventi per carpire informazioni, anche la lotta al crimine ha fatto un salto nel futuro. Le forze dell’ordine si sono infiltrate direttamente nelle conversazioni tra i delinquenti con un’applicazione chiamata ANoM, un sistema di comunicazione criptata che i criminali usavano per comunicare in codice ma che era sotto il controllo dell’FBI.
Questa storia richiama un caso molto simile in cui la polizia canadese riuscì a creare una finta attività per inserirsi nel riciclaggio di denaro delle famiglie che operavano in attività illegali nel paese. L’operazione è l’indagine Colosseo delle Giubbe Rosse che vide coinvolti i più alti livelli della famiglia Rizzuto, ci furono 90 arresti tra i quali risultarono anche alcuni dei doganieri e impiegati aeroportuali corrotti che vennero accusati di chiudere un occhio sui carichi di droga in transito con i voli che atterravano a Montreal.
Oltre 200 arresti grazie ad ANoM, come funziona l’app talpa
La nuova operazioni ha visto australiana ha reso noti i progetti di traffici di droga e armi tra l’Europa, le cellule attive in Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti delle organizzazioni. Gli arresti in questa indagine sono 224 solo sul territorio australiano.
La tecnica utilizzata per poter realizzare questa operazione è stata semplice: l’applicazione ANoM è stata installata sui telefoni cellulari questi poi sono stati venduti sui mercati neri, privi di ogni altra funzionalità. In questo modo i dispositivi erano in grado solo di comunicare ma non potevano espletare altri compiti.
I criminali hanno iniziato ad acquistarli e secondo le dichiarazioni degli stessi inquirenti: “I dispositivi sono circolati e la loro popolarità è cresciuta tra i criminali, che avevano fiducia nella legittimità dell’applicazione perché le principali figure della criminalità organizzata ne garantivano l’integrità”. Secondo quanto dichiarato dal capo della polizia australiana Reece Kershaw: “Fondamentalmente, si sono ammanettati l’un l’altro abbracciando e fidandosi di ANoM e comunicando apertamente con esso, non sapendo che li stavamo ascoltando tutto il tempo”.