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venerdì, Novembre 22, 2024
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Iniziata la fase diocesana del cammino sinodale

Con una solenne celebrazione nella Basilica Concattedrale di Gerace, presieduta da S.E. monsignor Francesco Oliva si è aperta, domenica 17 ottobre, la fase diocesana del Sinodo indetto dal Santo Padre, papa Francesco.

“Oggi diamo inizio al cammino che Dio ci indica, un cammino sinodale, che non è tanto un evento quanto un processo che ci coinvolge tutti”. Lungo il percorso che si apre occorre sapersi disporre con il cuore all’ascolto: “Il sinodo -ha detto il Pastore della chiesa di Locri-Gerace- non è altro che ascolto di Dio e ascolto dell’uomo!”. Bisogna ascoltare la Parola di Dio che “ci illumina e ci guida”; bisogna ascoltare lo Spirito, “che ci guiderà nel cammino della sinodalità, ci aiuterà ad essere vicini gli uni gli altri e a non guardarci con sospetto ed ipocrisia” e bisogna ascoltare “i fratelli e le sorelle che camminano accanto a noi e condividono le nostre stesse attese e speranze”.

 Per camminare insieme occorre saper farsi umili servitori, gli uni degli altri, solo così, ha spiegato il vescovo: “Sapremo mettere da parte gli arrivismi, ogni forma di arroganza e la pretesa di essere più grandi o intelligenti”. A tal proposito, si è rivelato prezioso il vangelo di questa domenica che ha presentato l’episodio in cui Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, chiesero a Gesù: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». I due discepoli “non sono in sintonia con Gesù”, perché “La gloria di Gesù non è la vanagloria terrena, ma quella che Egli manifesta sulla croce. La gloria terrena è data dal potere, dal comando, dalla sopraffazione, dallo spadroneggiare sugli altri, sulla natura e sul mondo intero: è il voler possedere tutto, il cercare in ogni modo e ad ogni costo il massimo del successo, il dare sfogo all’egoismo, all’arroganza e alla prepotenza, la negazione della mitezza ed il rifiuto dell’umiltà. Sulla croce si realizza la vera gloria di Gesù, l’amore senza condizioni. La croce, da una parte contiene tutto il male del mondo, compresi i nostri peccati e dall’altra esprime l’immenso amore di Dio per il mondo intero. Sulla croce Gesù ci manifesta la pienezza dell’amore”.

Spiegando questo brano del Vangelo, monsignor Oliva ha aggiunto che lo stile di Gesù “è farsi piccolo da grande che era”. E’ questo lo stile della vera grandezza, del sapersi fare piccoli, del servizio per amore, che si contrappone allo stile dell’egoista e di chi mette sempre al centro il proprio “Io”, volendo sempre avere ragione, accusando sempre gli altri. E’ in tale prospettiva che si può comprendere la vocazione di un prete, di una suora, di un padre e di una madre di famiglia. “E’ una vocazione di servizio” che deve caratterizzare il cammino che inizia oggi.

Il Sinodo non deve essere “un tempo per giudicare gli altri, per cercare la pagliuzza nel fratello o nelle comunità che ci stanno accanto”, al contrario, il Vescovo ha invitato i fedeli a pregare perché questo “un tempo di grazia, per andare insieme incontro al Signore, per recuperare la gioia dello stare insieme a Lui, per ravvivare in noi il desiderio di conoscerlo e di frequentarlo di più, per riscoprire la bellezza dell’annuncio, per porre a Gesù le domande che ci stanno più a cuore, quelle vere che riguardano la nostra vita e quella della chiesa diocesana”.

Il Signore non ci chiede altro che camminare insieme, essere chiesa sinodale, che vive la fede non in modo autoreferenziale, ma in un “noi”, che ci fa essere comunità in cammino. Non una comunità statica, arroccata nelle proprie tradizioni, spesso superate, nella sterile monotonia del s’è fatto sempre così. Ma una comunità in continua ricerca di vie nuove, capace di osare guardando oltre”.

L’Omelia si è conclusa con l’invito ad affrontare con gioia questo cammino, “per scoprire la bellezza dello stare insieme”, ricordando che “la fede è incontro con Gesù nella quotidianità, ma anche incontro con i fratelli, ascolto reciproco, dialogo, preghiera, riflessione, condivisione”.

Infine, il vescovo di Locri-Gerace ha detto: “Siamo tutti convocati dallo Spirito Per una chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Non perdiamoci in discussioni e inutili polemiche, in diatribe personali e sterili polemiche. Il lavoro sinodale non è una nuova formula pastorale o un piano alternativo di iniziative, ma un cammino che ci riconduce all’essenza stessa del nostro essere ecclesiale, alla verità della vita delle nostre comunità.  Non c’è altra priorità pastorale che vivere e far vivere in pienezza questo cammino di sinodalità”.

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