Il 12 febbraio scorso è morto Ugo Intini, politico e giornalista, esponente storico del Partito Socialista, oltre che storico portavoce di Craxi. Ha raccontato pagine importanti della storia del nostro Paese.
Matteo Lo Presti
“Pertini ha saputo interpretare lo spirito degli italiani, ha avuto il merito di storico di ricondurre le istituzioni a contatto con l’opinione pubblica, di ridare loro credibilità e legittimazione in un momento drammatico della nostra storia. Probabilmente ha contribuito in modo determinante a salvare la democrazia in Italia”. Così Ugo Intini in un avvincente volume intitolato “Il 2000 socialista. Da una storia di passioni, le idee del futuro”, voluto dal genovese don Antonio Balletto, direttore dell’editrice Marietti, analizzava le prospettive della politica nel nuovo secolo che stava arrivando, alla ricerca dei valori di una democrazia sulla quale apparivano le prime nubi di una crisi che oggi osserviamo aggravarsi.
Intini era un uomo assai riservato molto concentrato sulle attività politiche e giornalistiche. Era arrivato a Genova all’inizio degli anni ’80 alla guida del quotidiano il Lavoro, nato sulle banchine del porto (1903) diventava l’erede di Pertini che il giornale aveva guidato con maestria, ma con scarsi mezzi. Nel suo rigore operativo Intini aveva un riferimento perseverante nella storia per lui sempre limpida, del movimento operaio nelle sue tradizioni riformiste. In redazione i giornalisti erano liberi di manifestare le proprie opinioni con un duro impegno professionale che Intini incoraggiava sempre senza magnanimità e mai con qualche censura. Problema dell’impegno politico di Intini era quello di cercare di rimediare ai guasti che laceravano la sinistra italiana fin dai tempi della scissione Pci del 1921 a Livorno. Ma l’albero socialista, secondo Intini era stato inaridito da due radici perennemente in conflitto: il social fascismo, il patto Hitler Stalin, i progetti rivoluzionari post bellici di parte del Pci, la mano tesa da Togliatti all’integralismo cattolico, l’invasione dell’Ungheria il Pci contro l’Europa, il terrorismo.
Intini si adoperò per valorizzare le radici libertarie del socialismo contro il leninismo. Scriveva “Leninismo e pluralismo sono termini antitetici, se prevale il primo muore il secondo”. Lotta impari tra il Pci che contava sul 30% dell’elettorato e il Psi ridotto al 12% Intini appariva un nobile cavaliere combattente contro un conservatorismo istituzionale non aggirabile E poi la sordità del Pci alla creazione di un cartello di “Unità socialista “ e la catastrofe del compromesso storico con la DC.
Intini abitava in un partito non omogeneo omuncoli genovesi cercarono di ostacolare la sua candidatura parlamentare che si conquistò ben quattro volte. Fu diretto dell’Avanti e portavoce di Craxi che non disdegnava sfuriate.
“Ugo non ha mai sgomitato, mai avuto avvisi di garanzia,mai una macchia di fango sulla sua immagine” racconta Raffaele Genah caporedattore dell’Avanti . E l’altro collega Walter Veccelio aggiunge “In redazione c’era assoluta libertà. Accadde che Intini attaccasse Forattini per le vignette che disegnava contro Craxi vestito con stivali e camicia nera. Ebbi da obiettare su tanto furore e mi lasciò scrivere un articolo meno aggressivo in favore della libertà di ironia. Quale altro direttore avrebbe accettato un contrasto sui suoi articoli. Ugo un uomo libero è un vero socialista”. Fu candidato dalle forze di sinistra nel 2001 nel collegio Sampierdarena, Cornigliano, Sestri ponente. La sera del primo comizio nella sezione del Pci sestrese, si presentò solo. Aveva ombre di apprensione, ma ostentava una calma riflessiva. Spiegò le sue idee, rispose con concretezza alle domande dei presenti. Alla fine non mancarono le pacche sulle spalle, sorrisi e formule bene augurali. Sulle scale Intini sibilò “Ce l’abbiamo fatta”. Fu eletto alla grande. Aveva dovuto affrontare il dramma della morte di una figlia giovanissima. Da sottosegretario aveva la delega per il Medio Oriente. Ottimo politico negli Emirati Arabi, in Oman, in Barhein, a Kuwait City a pranzo con Condoleza Raice, in Libano in visita al contingente italiano (senza tuta mimetica come usava La russa) seppe lasciare tracce di serietà e di concretezza.
Da giornalista severo aveva polemizzato con Scalfari che sosteneva “I giornali son anche “partito”, ovvero protagonisti e partecipi della lotta politica. L’ imparzialità della stampa anglosassone è una favola”. Intini replicava “nella crisi di Mani Pulite i giornali cercavano di guidare i partiti veri. La battaglia contro la partitocrazia è stata vinta. Oggi giorno i giornali dettano il tema del momento per costruire un teatrino a fornire il copione della commedia da mettere in scena: protagonisti, caratteristi comprimari, sempre pronti a recitare con diligenza la parte assegnata, perché politicamente vivi solo se stanno sui giornali o in Tv”.
Ugo Intini è stato un bravo compagno (= dal latino mangiare il pane insieme) esempio di intelligente impegno per tentar di lasciare un mondo migliore.