Antonella Bumbaca scrive questa toccante lettera a Nino Nicolò, pediatra all’ospedale di Reggio Calabria, morto qualche mese fa.
Antonella Bumbaca
Ciao Nino,
volevo renderti omaggio in questo triste giorno in cui si celebra il trigesimo della tua morte e spero di utilizzare le parole giuste. L’assenza di te si fa sentire sempre di più e mi sembra di non riuscire a trovare in alcun modo conforto a questo dolore così grande. Ci hai lasciati all’improvviso, di fatto la notte del 24 Dicembre, la notte della nascita di Gesù Bambino (chissà forse non è un caso!) ed anche se stavi male ormai da tempo forse ci eravamo illusi che tu fossi anche immortale.
Nino, cosa posso dire di te? Non basterebbero pagine e pagine per scrivere del tuo eccellente curriculum professionale. Tu che, come hanno scritto in occasione del recentissimo riconoscimento alla carriera, hai contribuito in modo importante a porre le basi, negli anni ’70, ed a sviluppare la Neonatologia, specialità all’epoca quasi sconosciuta. Hai fatto crescere con grande competenza e garbo i professionisti che oggi continuano la tua opera, trasferendo l’elemento essenziale nell’attività diagnostica e terapeutica: una grande umanità, che è il tuo segno di distinzione. Hai sempre avuto un rapporto empatico con i familiari dei piccoli pazienti, fino a diventare non più il medico ma l’amico, il confidente, una persona appunto “di famiglia”. Qualcun’ altro ha scritto che in questi ultimi 50 anni dove c’era un bambino sofferente, non c’è casa in Calabria che non ti abbia conosciuto, sempre disponibile a qualsiasi ora del giorno e della notte, sempre attento, premuroso ed affettuosissimo con tutti.
A Siderno sei arrivato giovanissimo, agli esordi, lavorando presso la Pediatria di Locri. Ti chiamavano “u fignolu”, ma già mietevi successi e salvavi tante vite, in condizioni veramente precarie e senza mai risparmiarti, facendo anche turni massacranti.
Altro che Medici senza Frontiere!
Tanti genitori, incontrati negli anni, quando parlavi del Dottor Nicolò ripetevano come un mantra un’unica frase: “mi sarvau u fignu”.
Amico di tutti, non hai mai fatto alcuna distinzione sociale e anche se eri un uomo di immensa cultura riuscivi davvero a parlare con tutti, a far sentire sempre a tuo agio il tuo interlocutore.
Eppure, nonostante i tuoi successi, tu camminavi in punta di piedi, con una rarissima modestia in questi tempi di arroganza imperante.
In questi giorni a Sanremo ho sentito che quando il sole della cultura è basso anche i nani appaiono giganti.
Ma tu Nino invece sei un Gigante fra i Giganti, indimenticabile per tutti noi. Qualcuno continua a ripetere che avrebbero dovuto clonarti, perché come Nino ci sarà solo Nino.
Che fortuna per Maria averti avuto come marito, che fortuna per Vanna, Carmelita e Chicco averti avuto come padre. Non possiamo immaginarne uno migliore. Anche per noi sei stato un papà e ci hai regalato un affetto immenso.
E i tuoi amatissimi nipoti Fabrizio, Armando e Tommaso saranno accompagnati per tutta la vita da tutta la luce che gli hai regalato!
Per concludere, rubo una frase a Gabriel Garcia Marquez, uno dei tuoi autori preferiti:
“Non piangere perché qualcosa finisce, ma sorridi perché è accaduta”.
Grazie Nino per essere stato con tutti noi!
Ciao Nino, riposa in pace!