A dieci anni dall’improvvisa e dolorosa morte di Lillo Tropiano, il suo amico Claudio Panetta, ci regala un commovente ricordo che racconta di un’amicizia speciale e unica.
Quattro ottobre 2012 ore 17,45 minuto “più “minuto” meno”. Si ferma la vita di colui che posso benissimo definire MIO FRATELLO! Esperto culturista, titolare di una nota palestra del settore a Siderno, esperto centauro sin dall’adolescenza con dapprima i celebri scooter della generazione anni ’80 e poi le migliori moto da cross, sino ad arrivare alle splendide moto da strada più ricercate.
Eccolo! Gli “avevo promesso” da tempo che lo avrei ricordato pubblicamente, certo di fargli cosa gradita non perché amasse particolarmente farsi notare, anzi al contrario, ma perché in silenzio, come me, gli piaceva gli venisse data la giusta considerazione e amava in cuor suo prendersi le sue soddisfazioni. Lo chiameremo Lillo; lo definiremo un ragazzo molto forte fisicamente, duro di carattere, abbastanza determinato, ma dall’altro lato, “dentro”, dolcissimo, paziente, buono, disponibile come pochi, anzi pochissimi! In sella alla sua potente moto, a bassissima velocità come rilevato, stava percorrendo per spirito di passeggiata il lungomare della città, quando, inspiegabilmente, arrivato al tratto a Sud dello stesso, perdeva il controllo del mezzo autonomamente cadendo rovinosamente e battendo la testa. Caduta fatale, caduta mortale! Morte avvenuta all’istante. Un po’ inspiegabile per la sua competenza. Qualcun’altro ha avuto responsabilità in questo, ma ormai tutto ciò è poco importante, se non fosse perché il/la responsabile non si è mai presentato rivelandosi. Ero come al solito accade, fuori sede per lavoro nel mentre tutto ciò accadeva. Apprendevo la triste notizia intorno alle 20,00 in un bar. Non so spiegarvi cosa ho provato, quale enorme “ondata” di emozioni ha pervaso il mio cuore e la mia anima. Qualcosa di molto simile l’avevo provata a 12 anni, quando i carabinieri vennero a casa mia a comunicarci la morte di papà, anche lui scomparso improvvisamente per strada. Non volevo crederci, mi dicevo” non è possibile”, pensavo e speravo non fosse vero, ma all’epoca mi occupavo di cronaca nera oltreché di spettacolo per la radio e in breve appresi dalle forze dell’ordine anche la dinamica di quanto avvenuto. Quando ho metabolizzato tutto ho incominciato a sentirlo vicino come quando da giovanissimi si usciva insieme, ho incominciato a “parlarci “come mi accade spesso coi miei genitori e vi dirò che le “risposte“ non mancano. La vita matrimoniale e famigliare ci aveva da poco per così dire “allontanato”; quella professionale anche. Io sempre in giro irriducibilmente, lui più stabile, ma sempre impegnato ad allenarsi. Vi dirò che una parte di me si è un po’ “intorpidita” con lui, lasciando spazio a un vuoto che solo i miei ricordi colmano. Le nostre notti trascorse nell’auto di suo papà a parlare delle ragazze di cui ci saremmo “occupati” successivamente (a volte 2 o 3 contemporaneamente), le nostre corse in auto o in moto (quest’ultima la guidava solo lui), al limite dell’estremo o sulla neve; i nostri “andiamo a prendere un caffè “e si andava davvero; solo che ci “allungavamo“ un po’ di più dei normali esseri umani (Napoli, Roma);il nostro vivere “a tavoletta“ quasi h 24 (mia caratteristica anche adesso), le risse anche per difendere qualcuno, la nostra allegria condivisa, le preoccupazioni dell’adolescenza prese in ironia e a “zero problemi”, le nostre giornate e non solo, trascorse nella mansarda dei suoi genitori, ora anch’essi lassù, che mi volevano un gran bene e vantavano anche una bella e sincera amicizia con i miei familiari; gli scherzi, le risate, la goliardia, le nostre ultime compagne, a cui abbiamo raccontato particolari incredibili delle nostre vite insieme che ancora stentano a credere! Quanto ci siamo voluti bene amico mio e quanto ci siamo divertiti insieme! Quanta vita! Bella, spericolata, allegra, spensierata, divertente, pazza! Come noi! Quanto ho appreso e avuto da te e quanto tu da me! Lo diceva la tua cara mamma! Quanto vuoto dopo! Quanto bene ci siamo voluti! Quanto ce ne siamo fatti! E quanto ce ne vorremo e te ne vorrò ancora! Tu in una dimensione diversa, sicuramente migliore, angelo custode della tua cara Cinzia, della tua meravigliosa figlia, dei tuoi fratelli, ma anche mio, perché ogni qualvolta “sento“ la tua presenza in me tu mi dai conferma e segnali con “testimonianze“ inoppugnabili! Con ciò che di bello mi accade quando “ti sento”!
Ebbene, a 10 anni dalla tua “partenza“ ecco il mio modo di ringraziarti e omaggiarti come meriti! Condividere con tutti i miei e tuoi amici, con chi non ha avuto la fortuna di conoscerti, la nostra amicizia, in un modo che nessuno di noi all’epoca sospettava sarebbe esistito (Facebook). Definirla meravigliosa, irripetibile, suggestiva, emozionante è poco.
Ciao Lillo! Ringrazio Dio di avere avuto la possibilità di vivere una parte della mia vita con te anche a nome di chi ha avuto modo di apprezzarti per i tuoi immensi valori e le tue grandi qualità!
Claudio Panetta