“La legge è uguale per tutti”, si legge nelle sale di tribunale, ma forse sarebbe più giusto cancellare la frase o cambiarla in “La legge dovrebbe essere uguale per tutti”. Certamente nella motivazione della sentenza che ha condannato Mimmo Lucano a 13 anni e 2 mesi di carcere, ci verranno spiegati i suoi legami con il malaffare e le associazioni a delinquere. Molti dicono che le sentenze non si discutono, ma che si debbono solo applicare. I giudici possono sbagliare come tutti gli altri cittadini, spesso in buona fede, per convinzioni basate su fatti incontrovertibili, ma qualche volta per convinzioni derivanti da pregiudizio o influenze esterne, solo che non pagano come gli altri, a pagare i danni delle sentenze sbagliate siamo sempre noi cittadini.
Ad alcuni, entrando in una sala di tribunale e leggendo la scritta grande sul muro “La legge è uguale per tutti”, vien quasi da piangere; forse sarebbe più giusto cancellare la frase o cambiarla in “La legge dovrebbe essere uguale per tutti”.
Noi oggi viviamo in una Repubblica che, tramite il suo potere giudiziario, purtroppo non sempre assicura ai cittadini l’equità giudiziaria, ma anzi, alcune volte, fa sorgere dei dubbi sull’incontrollabile ed incontrollato potere e sull’autonomia che la nostra Costituzione assicura al cosiddetto Potere Giudiziario. Senza dubbio, quanto stabilito dalla Costituzione è giusto e anche comprensibile; ma dato che la legge è uguale per tutti, come è scritto dietro le spalle della corte, non si capisce come i giudici che hanno condannato ingiustamente e senza prove gente come Enzo Tortora, (prosciolto poi da tutte le accuse) e chi sa quanti altri innocenti, non abbiano avuto nessun problema nemmeno dal punto di vista della carriera, che anzi sono stati premiati e ancora, Manager che con la loro gestione fallimentare hanno distrutto realtà economiche e strutturali, come la Compagnia di bandiera Alitalia, e Servizi pubblici, come la Sanità Calabrese, (data in mano, consciamente (?) a Commissari incompetenti ed irresponsabili, che hanno solo prodotto danni immensi per la collettività calabrese) non solo non sono stati chiamati in giudizio, ma anzi legalmente discolpati. La legge dovrebbe essere, uguale per tutti. Su errori e mancati interventi della magistratura si potrebbero riempire libri interi. Ma quello che stupisce è che gli errori dei magistrati li debba pagare lo Stato, cioè noi cittadini, in nome dei quali i giudici danno i lori giudizi errati: in nome del popolo italiano. Questo ti fa venire il dubbio se restare ancora cittadino italiano o no. Quando, qualcuno parla a nome di un altro, deve essere almeno autorizzato? O no!
Resta ancora incomprensibile come l’appropriazione fraudolenta di ben 39 milioni di euro da parte della Lega Nord, non abbia registrato nessun arresto. E come, chi ne ha stabilito la restituzione dopo decenni, l’abbia fatto tranquillamente ed impunemente; o come si possa scarcerare un capo mafioso, reo confesso di diecine di omicidi ed esecutore della strage di Capaci o addirittura discolpare chi, senza autorizzazione ha trattato in nome dello Stato, cioè nostro, con i big della mafia siciliana. Quindi errori se ne fanno e tanti. Lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura ha dovuto registrare impertinenze sospette al suo interno.
Del resto, queste cose in Italia sono successe sempre. Quando hanno arrestato Antonio Gramsci, l’otto novembre 1926, il Regime, ha avuto difficoltà a trovare accuse credibili, ma eravamo in Dittatura e le hanno inventate. Danilo Dolci, negli anni Cinquanta fu arrestato per aver guidato le lotte non violente dei contadini, lo sciopero alla rovescia, e gli è stato contestato perfino il digiuno pubblico, come azione illegale. La magistratura, purtroppo, non sempre agisce, come sarebbe giusto, in autonomia, ma talvolta viene influenzata dalla politica e dall’opinione pubblica.
Certamente nella motivazione della sentenza, quando uscirà, che ha condannato Mimmo Lucano a 13 anni e 2 mesi di carcere, ci verranno spiegati i suoi legami con il malaffare e le associazioni a delinquere, ci saranno indicate dettagliatamente in quale Banca dei paradisi fiscali sia stato depositato il frutto dei suoi misfatti; ci verrà spiegato quanti terreni e palazzi ha comprato, di quante azioni e obbligazioni dispone. Noi attendiamo con fiducia nella Magistratura i dettagli sull’impiego dei soldi rubati allo Stato e all’Europa negli anni del suo mandato di Sindaco. Molti dicono che le sentenze non si discutono, ma che si debbono solo applicare. Personalmente non sono completamente d’accordo. I giudici possono sbagliare come tutti gli altri cittadini, spesso in buona fede, per convinzioni basate su fatti incontrovertibili, ma qualche volta per convinzioni derivanti da pregiudizio o influenze esterne, solo che non pagano come gli altri, a pagare i danni delle sentenze sbagliate e sempre o Stato, cioè noi.
Fortunato Nocera