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giovedì, Settembre 19, 2024
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In difesa di Liliana Segre

Matteo Lo Presti difende Liliana Segre dagli attacchi recenti ricevuti in merito alla sua posizione su Gaza.

Matteo Lo Presti

Nessuno può negare la nobiltà della testimonianza che Liliana Segre con pacata riflessione offre da molti anni ai valori della democrazia e del dialogo.

Una vita orientata a mantenere vivo il tragico tormento di una esperienza indelebile nella vita di una bambina. Eppure, Liliana Segre si è trovata esposta a critiche, giudizi ed offese da chi la individuava come corresponsabile del genocidio che si sta compiendo sulla striscia di Gaza, contro persone inermi, vittime e di odi atavici e di sciagurate scelte politiche di cui pare non si possa più trovare il bandolo di un itinerario che porti alla pace.

Corrado Augias in un lungo articolo su “Repubblica “cerca di tenere lontane le scelte e le posizioni della senatrice Segre da quelle del presidente israeliano Netanyahu. Eppure, una dimensione superficiale, la comune origine ebraica, coinvolge entrambi in giudizi simili in una vicenda politica nella quale, ogni cittadino ha la dignità e il diritto di scegliere le proprie valutazioni. Hanna Arendt fece una lunga battaglia per disarmare l’opinione che il popolo ebraico fosse un popolo solo di nobili persone, vittime della violenza della shoa e che il popolo ebraico non ha titoli di diversità dagli altri popoli. Anche tra gli ebrei non sono possibili patenti di superiorità etica. Tra gli ebrei esistono stratigrafie di comportamenti che devono essere valutati attraverso ogni singola persona. Anche perché ricordava Alexis de Tocqueville “ Il passato ha cessato di fare penetrare la sua luce  nel futuro e la mente dell’uomo  si muove nell’oscurità”. Lo stato di Israele imposto in terra di Palestina da accordi internazionali, nessuno lo avrebbe mai immaginato, ha costruito muri alla frontiere, ha occupato territori con l’arroganza delle armi, ha discriminato lavoratori palestinesi che tutti i giorni attraversano il confine con Israele per andare a lavorare nelle città ebraiche. La prospettiva di pace è solo nella creazione di due stati confinanti e legati alla osservazione delle leggi internazionali.

Chi potrebbe dare più ascolto all’insegnamento di  Gandhi  che sosteneva “ La verità e la non violenza sono antiche come le montagne”? Chi negli scenari della modernità  accetta che la nonviolenza sia motivata non da un disprezzo per la vita ,ma dalla consapevolezza  che attraverso di essa si  mobilitano le vite perdute e se ne salvano altre? E’ necessario che le nazioni si sottraggano  alla logica del dominio  dell’una sull’altra ,attraverso la non-violenza  e la protezione di deboli . Solo ciò potrebbe evitare  il suicidio  del mondo . Ideali che senza una azione nella pratica quotidiana  diventano inutili.

Ma nella quotidianità occorre dire  che le istituzioni ebraiche sono attente a proteggere le loro richieste di solidarietà, facendosi trovare spesso  disattente nel dialogo politico. Ma incapaci di fare concessioni ad una convivenza pacifica . Qualche anno fa l’istituto parificato Gesù Maria sulla via Flaminia in Roma organizzò un convegno sul problema della shoa invitando Monsignor Vincenzo Paglia ,l’onorevole Ugo Intini ,socialista ,recentemente scomparso e il rabbino Viterbi Carucci preside del liceo ebraico di Roma. Ottima la discussione. L’ impegno con il rabbino Carucci fu che l’anno dopo  lo stesso avvenimento fosse celebrato nella sua scuola. Vane furono le sollecitazioni . L’impegno  fu disatteso senza perché. Lo stesso accadde a Genova quando un noto politico ebraico si rifiutò di partecipare alla tradizionale manifestazione  in ricordo delle vittime dei campi di concentramento . Motivo? Si svolgeva di sabato. Disattendendo gli insegnamenti del filosofo liberale  John Locke  che nel 1600 insegnava che i doveri pubblici devono prevalere sulle scelte personali delle appartenenze religiose.

La senatrice Segre nel suo intenso discorso di inaugurazione del Parlamento  nel 2023 auspicò con determinazione che i valori delle democrazia devono essere tutelati da tutti gli  Stati dai quali dipende  il comune destino . Nessuno Stato  indipendente deve essere incorporato  da altri e nessuno stato  deve usare la forza e l’inganno  interferendo negli affari  interni di altro stato. Così Emanuele Kant nel 1795  chiedeva ancora   l’abolizione degli eserciti permanenti. La pace deve essere istituita cioè fondata sulla libertà  di tutti  intorno ad una comune legislazione. Quindi una  comunità fondata da liberi Stati  desiderosi di stringere tra loro “ una lega delle pace” che garantisca il rispetto dei diritti reciproci – .Sappiamo che la realtà storica nella quale viviamo  è tutta diversa . Le strategie segrete  della politica  hanno come conseguenza l’inganno dei popoli da parte di chi detiene il potere. I progetti filosofici e astratti  hanno da sempre travolto l’umanità in un crescendo  di guerre sempre più annientatrici. Non lasciamo sola la senatrice Segre. Oggi non possiamo sfuggire alle grandi scelte. La pace rispecchia una necessità di sopravvivenza. Il sapiente Norberto Bobbio sosteneva “ Per il problema della pace spesso siamo come viandanti in un labirinto. Dobbiamo agire come se ci fosse una via di uscita. Anche se non sappiamo  ancora dove è”.

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