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lunedì, Marzo 31, 2025
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Il Trinariciuto Franceschini e le voragini dell’anagrafe al femminile

Ci scrive Matteo Lo Presti, che riprendendo le parole di Pansa cerca di comprendere la scelta assurda di Franceschini di proporre il cognome della donna per i futuri cittadini dell’Italia

Matteo Lo Presti

Giampaolo Pansa (per gli amici Giampa) avrebbe compiuto quest’anno 90 anni, era nato a Casale Monferrato e ha dispiegato una lunga vita professionale tra migliori difensori della libertà di stampa, accompagnata da una creatività e ad un ingegno raro. Nel 2012 pubblicò un libro “Tipi sinistri. I gironi infernali della casta rossa” edizioni Rizzoli, nel quale analizza il ritratto di personaggi che uccidono il progressismo italiano.

Pansa veniva da esperienze di storico della vita partigiana tra Genova ed il Po, sua tesi di laurea. È poi diventato arbitro eccellente della vita politica del nostro paese proclamando “se vogliamo sapere di quale pasta sono fatti i partiti ed i giornali dobbiamo osservare di che pasta sono fatti i personaggi che ne occupano le prime file”. Così compare il cappellone Gianni De Michelis “l’avanzo di balera” per la sua fissazione di frequentare night e balere. Antonio di Pietro cioè “Tonino il Cannibale”, Il big bang di Matteo = Matteo Renzi.  Il Meccanico di Montagna sarebbe Maurizio Landini, Giuliano Amato è il Ruggito del Topo, Sergio Cofferati è Gulliver ed i nanetti, quel Sigaro Pendulo si riferisce a Pier Luigi Bersani. Lucia Annunziata paragonata ad una Badessa Rossa e facile da identificare, Mitraglia cioè Enrico Mentana, Veltroni Walter  il Perdente giulivo.

Tra gli altri compare il Trinariciuto bianco: Chi era, chi è costui? E già perché l’acuta penna di Giampa ha trascinato la sua creatività intelligente nella nostra quotidianità.

Non poteva essere altro il Trinariciuto che la figura memorabile degli scritti polemici di Giovanni Guareschi che così immortalava Peppone, che molto farneticava e poco capiva: Trinariciuto Rosso

Non certo Rosy Bindi definita lo sceriffo Rosy, né Umberto Bossi “la Lega ce l’ha duro” e lui di colore verde. Né il Baffino di Acciaio cioè Massimo D’Alema che gridava “La Lega è una costola della sinistra” ma comunque sempre possibile,Trinariciuto Rosso. Non certo Ignazio Benito La Russa “i tedeschi morti in via Rasella erano vecchi pensionati di banda musicale” Trinariciuto impenitente nero.

Né Donzelli che apostrofa un giornalista “Pezzo di Merda”, troppo giovane per cadere sulle durature pagine di Giampa . E poi comunque Trinariciuto Nero. Così è sfuggito alla gogna di Pansa il cognato meloniano Lollobrigida “L’acqua fa male”. Né bianco né nero ma sempre GRIGIO

Ecco il possibile Trinariciuto Silvio Berlusconi “Certe volte mi dispiace di non essere un dittatore, ma non lo sono” e ancora “meglio  essere appassionato delle belle ragazze che gay” e poi “domandano ad alcune ragazze italiane tra i venti ed i trenta anni”, vorresti fare sesso con Silvio Berlusconi?  Il 30% ha risposto magari il 70% Ancora? Ma Berlusconi corre sull’azzurro.

Ma eccolo il Trinariciuto Bianco nientepopodimeno che Dario Franceschini. Già proprio “l’impunito” direbbero a Roma, che ha cavalcato per essere subito sgroppato, l’idea geneticamente fondamentale che ai pargoletti appena nati deve esser dato il cognome della madre. Perché non l’ha capito neanche l’intelligentissimo Carlo Calenda che ha bofonchiato “Ma non c’erano altri problemi in Italia?”.

Franco Monteverde già direttore della redazione di Repubblica a Genova  e giornalista di vaglia ha subito commentato con saggezza. Il cognome del padre viene adoperato dalle origini del mondo, confortati dall’aforisma latino, “Mater sempre certa, pater semper incertus”; il cognome paterno era il sigillo credibile della avvenuta fecondazione CERTA; proporre il cognome della madre si cadrebbe nella trappola sempre maschilista del cognome del nonno materno, non salverebbe neanche il cognome della nonna sempre di origine maschile

Non dobbiamo dimenticare che chi all’anagrafe deposita per il pargolo il cognome solo della madre è identificato con una antica parola che fa tremare: “bastardo” e i bimbi che venivano abbandonati senza registrazioni anagrafiche come venivano identificati? se non con un appellativo popolare “fio de nà MIGNOTTA (= Mater Ignota )”.

Pansa scriveva “Franceschini segretario di partito durato solo otto mesi da febbraio ad ottobre 2009, sostituiva Veltroni. Renzi commentò “Se Veltroni è stato un disastro, al suo posto hanno eletto il vice disastro”. Il Re Franceschiniello paragonato a Badoglio dopo di lui l’8 settembre. Pansa postillava sarà un leader fragile, ama troppo le sceneggiate, sarà mangiato vivo dai cacichi del partito.

Ossessionato da Berlusconi lanciava contro il caimano invettive banali e deboli. Offendeva i direttori dei giornali. Fece proposte di un assegno mensile di disoccupazione per tutti coloro che perdono il posto di lavoro. Le ragioni della finanza pubblica fecero sparire la proposta. Fu accusato di demagogia fiscale. Nel giugno del 2009 alle europee fu una catastrofe, Berlusconi 35,2%  il PD  del Trinariciuto Bianco  26,1% . Fu sostituito da Bersani. Pansa incrudelisce “Franceschini ama scrivere romanzi nel 2011 scrisse un libro “Daccapo” edizioni Bompiani classificato al posto numero 842. Sballando l’augurio ipocrita di un compagno “Come romanziere sei davvero bravo”.

Il Trinariciuto Bianco (absit iniuria verbis) è caduto nella trappola di Peppone che voleva battezzare il figlio “Lenin, Stalin” ma che finì per retrocedere sul più autorevole e benedetto nome di Camillo. Franceschini è caduto nelle barzellette della seria società civile italiana. E le voragini dell’anagrafe rischiano di farlo sparire dal grande sentiero della politica.

 

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