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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 10 marzo.

Accadde che:

241 a. C. (2265 anni fa): nella battaglia delle Isole Egadi, la flotta romana sconfigge quella cartaginese, ponendo fine alla Prima Guerra Punica. Le navi cartaginesi, cariche di rifornimenti per la Sicilia, non riescono a manovrare e fuggono. Cartagine perde 120 navi e 10.000 uomini vengono catturati. Come afferma Polibio, lo storico più importante dell’epoca, il sentimento che muoveva la società romana era la “filotomia ton olon” ossia l’ “ambizione di dominio universale” su ogni cosa, su ogni persona e su ogni territorio. Il senatore Gaio Catulo venne posto a capo della flotta; questi, assieme ad altri ingegneri navali, decise di applicare una modifica alla fabbricazione delle navi da guerra su modello di una nave da guerra cartaginese fatta prigioniera in una precedente battaglia. Le imbarcazioni vennero rese più agili e veloci, ma quanto mai letali. Grazie a queste loro modifiche i romani riuscirono ad arginare la flotta cartaginese, capitanata da Annone, e a distruggerla quasi completamente. Dopo la battaglia delle Egadi Roma si impose come potenza egemone.

1302 (722 anni fa): Dante Alighieri viene esiliato da Firenze, condannato con l’accusa di baratteria. A Firenze, non farà mai più ritorno, nemmeno da morto. La scena politica fiorentina era allora dominata dai Guelfi Bianchi e dai Guelfi Neri. I Bianchi erano formati dalla parte più ricca di Firenze con i suoi finanzieri e i suoi mercanti, mentre i Neri erano assai vicini a papa Bonifacio VIII e lottavano per la restaurazione del potere nobiliare. Il papa voleva riaffermare il suo potere esclusivo sulla regione e sosteneva i Guelfi Neri, in forte contrapposizione con i Bianchi con i quali s’era schierato apertamente il Sommo Poeta. Il conflitto divenne sempre più forte fino a quando le truppe alleate del papa di Carlo di Valois entrarono a Firenze, facendo una strage della fazione opposta e deponendo il governo in carica. Dante si vide accusare di corruzione nell’esercizio delle sue funzioni pubbliche e fu condannato prima a pagare 5mila fiorini e poi a due anni di esilio. Per i primi tempi vagò da una città all’altra e iniziò a scrivere l’opera più importante della storia letteraria: “La Divina Commedia”. Qualche anno dopo, nel 1315, gli fu concesso di tornare a Firenze: avrebbe però dovuto riconoscere colpe che non aveva e pagare una salatissima multa. Il poeta non accettò una cosa del genere, scrisse nell’ Espitola XII: “Non è questa la via del mio ritorno in patria, ma se prima da voi e poi da altri non se ne trovi un’altra che non deroghi all’onore e alla dignità di Dante, l’accetterò a passi non lenti e se per nessuna siffatta s’entra a Firenze, a Firenze non entrerò mai”. Giunse a Ravenna, accolto con tutti gli onori del caso da Guido Novello da Polenta e lì rimase fino al giorno della sua morte, avvenuta nel settembre del 1321.

Scomparso oggi:

1872 (152 anni fa): muore, a Pisa, Giuseppe Mazzini patriota, politico, filosofo e giornalista. Nato, a Genova, il 22 giugno 1805, è stato esponente di punta del patriottismo risorgimentale, con le sue idee e la sua azione politica. Poco dopo la laurea, entra a far parte della cosiddetta Carboneria, ossia una società segreta con finalità rivoluzionarie. Il suo pensiero politico era animato da una profonda ispirazione religiosa. Secondo Mazzini, infatti, era nella coscienza del popolo che si manifestava potentemente la volontà di Dio e ad ogni popolo Dio aveva affidato direttamente una missione per il progresso generale dell’Umanità. Tutti i popoli hanno quindi il diritto di libertà e quando sono oppressi, è loro supremo dovere quello di riconquistare la loro patria anche attraverso la rivoluzione. Proprio per questo il popolo italiano doveva adempiere alla propria missione e lottare contro l’Austria per la liberazione dei popoli oppressi e la creazione di una nuova Europa unita e democratica. La libertà e l’indipendenza di una nazione si raggiungono, infatti, attraverso il sacrificio e l’opera concorde di tutto il popolo. Mazzini ha, quindi, proclamato che fosse condizione necessaria per l’esistenza e il progresso di una nazione l’ Unità, mentre l’unica forma legittima di governo fosse la Repubblica nella quale si esprimeva in tutta la sua pienezza la volontà del popolo.

 

 

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