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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 23 Ottobre.

Accadde che:

1520 (503 anni fa): Carlo V viene incoronato Imperatore nella cattedrale di Aquisgrana. Imparentato con quasi tutte le grandi casate reali europee, è stato una delle più importanti figure della storia del mondo moderno: padrone di un impero talmente vasto ed esteso, su tre continenti, che gli viene tradizionalmente attribuita l’affermazione secondo cui, sul suo regno non tramontava mai il sole. Carlo era figlio di Filippo il Bello d’Asburgo, figlio a sua volta dell’Imperatore Massimiliano I d’Austria e di Maria di Borgogna, erede dei vasti possedimenti dei Duchi di Borgogna, che aveva esteso i suoi domini sui Paesi Bassi e Borgogna. La madre era, invece, Giovanna di Castiglia e d’Aragona, detta “La Pazza”, figlia dei Re Cattolici Ferdinando II d’Aragona e della sua consorte Isabella di Castiglia: la pazzia della quale non è mai stata chiarita. Donna anticonvenzionale, forse “eretica”, Carlo V stette anche dieci anni e più senza vederla e non ne ricordava neppure il volto!- stette 46 anni n prigionia, subendo anche tortura etantissime angherie. E da questa madre a Filippo suo padre e quindi a lui, venne il governo della Spagna. Nel corso del suo governo Carlo V raccolse molti successi, ma certamente la presenza di altre realtà contemporanee e conflittuali con l’Impero, come il Regno di Francia e l’Impero ottomano, insieme con le ambizioni dei principi tedeschi, costituirono l’impedimento più forte alla politica dell’Imperatore, che tendeva alla realizzazione di un governo universale sotto la guida degli Asburgo

1958 (65 anni fa): viene pubblicato la serie a fumetti I Puffi di Peyo. I Puffi erano pensati come personaggi secondari della storia “La flûte à six schtroumpfs” (Il flauto a sei puffi), ma il successo delle piccole creature nella striscia fu talmente grande che Peyo decise di continuare a scrivere delle avventure dei piccoli folletti blu. Il nome originario pensato da Peyo, Schtroumpf, era troppo complicato per essere esportato. Così viene trasformato prima in Strunfi. Esportato in diverse nazioni straniere, il nome cambiò a seconda delle lingue. Quando arrivarono in Italia, nel 1963, si optò per Puffi, evitando l’assonanza con una parolaccia. Iniziano ad affermarsi, nel nostro paese, grazie alla collaborazione con il “Corriere dei Piccoli”, che ne pubblica le storie e ne sceglie il nome italiano per la sua assonanza con l’aggettivo “buffo”. I Puffi vivono tutti insieme nella foresta di Pufflandia, dentro funghi adibiti a case, ognuno di loro fa un mestiere. Sono molto golosi di bacche, di cui vanno a caccia fuori dai confini del villaggio, rischiando di finire nelle mani del perfido Gargamella.

Scomparso oggi:

2011 (12 anni fa): muore, in Malesia, all’età di 24 anni, Marco Simoncelli pilota motociclistico, campione del mondo della classe 250 nel 2008. Nato, a Cattolica (Rimini), il 20 gennaio 1987 è morto durante il Gran Premio della Malesia, sul circuito di Sepang. Comincia a correre in tenerissima età, quando ha solo sette anni, in sella alle minimoto. A dodici anni è già campione italiano; l’anno dopo, nel 2000, gareggia per il titolo europeo conquistando arrivando secondo. A quattordici anni prende parte al Trofeo Honda NR (salendo in due occasioni sul podio) ed al campionato italiano 125 GP. Nel 2002 si laurea campione europeo classe 125cc e lo stesso anno, dopo un buon apprendistato a livello nazionale ed europeo, debutta nel Motomondiale classe 125. È il 2003 l’anno che vede Marco impegnato per un’intera stagione del motomondiale: corre in squadra con Mirko Giansanti, terminando la stagione al 21º posto. Dopo un altro gran premio vinto a Jerez e alti sei podi nel 2005, coglie l’opportunità di passare alla classe superiore e correre con le moto 250. Nel 2006 sale in sella alla Gilera RSV con capotecnico Rossano Brazzi, già tecnico in passato di campioni come Valentino Rossi e Marco Melandri, il quale però si ammala dopo le prime gare lasciandolo senza una vera “guida” durante tutta la stagione. Simoncelli si classifica decimo senza ottenere risultati eclatanti. All’età di 21 anni, si laurea campione del mondo della 250. Il 23 ottobre 2011, si corre il Gran Premio della Malesia: nel corso del secondo giro, la moto del pilota romagnolo perde aderenza alla ruota posteriore, cade e taglia trasversalmente la pista; i piloti che lo seguono da brevissima distanza non possono in alcun modo evitarlo: l’impatto delle moto con il corpo del pilota è di intensità tale che gli fa addirittura perdere il casco. Marco Simoncelli muore a causa del terribile colpo, che gli procura traumi a testa, collo e torace. Di lui Valentino Rossi, che gli aprì le porte della sua preparazione facendone le basi per la sua futura Rider’s Academy, disse: “Era tanto duro in pista, quanto dolce nella vita”. Seguiranno il rientro della salma in Italia, i funerali pubblici nel suo paese, Coriano, con una partecipazione emotiva impressionante, parliamo di migliaia di persone e inimmaginabile solo per chi non aveva ancora capito quanto quel ragazzo riccioluto si fosse già fatto amare. E poi ancora, la chiesa di Santa Maria Assunta avvolta nel dolore; la sua moto accanto al feretro; le note di “Siamo solo noi”, la canzone di Vasco che il Sic amava più di ogni altra; il cordoglio dei campioni della moto e degli appassionati, ma pure di tante semplici persone; i palloncini a forma di ’58’ portati dai bambini; la sua casa di Coriano pellegrinaggio di addetti ai lavori e conoscenti qualsiasi, desiderosi di mostrare vicinanza ai genitori Paolo e Rossella.

 

 

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