Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 18 Ottobre.
Accadde che:
1685 (338 anni fa): Luigi XIV di Francia promulga l’editto di Fontainebleau, revocando l’editto di Nantes che aveva protetto i protestanti francesi. Con l’editto di Fontainebleau non vi sarebbero più stati ugonotti in Francia. Il re fece sparire ogni traccia di culto e impedì anche che i seguaci del protestantesimo uscissero dal Reame. Secondo la studiosa Janine Garrisson-Estébe si tratta della morte giuridica della comunità Ugonotta: a circa 300.000 ugonotti che avevano già preso il cammino dell’esilio prima del 1685, altri prevedendo il divieto s’aggiunsero per andare a raggiungere i loro fratelli e fondare delle chiese che servissero da rifugio all’estero: si può stimare un numero pari a 1% della popolazione francese. Gli Ugonotti furono quindi costretti all’esilio, ma essendo una minoranza, selezionati, quindi per molti aspetti una élite, la loro trasferta fu un salasso per la Francia. L’Editto fu abolito dall’editto di Versailles emesso da Luigi XVI nel 1787, alla vigilia della Rivoluzione francese.
1975 (48 anni fa): in Italia nasce ufficialmente il Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI), dall’idea di Elena Croce (figlia del filosofo Benedetto). Ispirato al National Trust for Places of Historic Interest or Natural Beauty britannico, creato nel 1895 al fine di preservare i beni artistici del Paese anglosassone, la fondazione italiana agisce, senza scopo di lucro, per la tutela, la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico e naturale del Belpaese, attraverso opere di restauro e l’apertura al pubblico dei beni storici, artistici o naturalistici ricevuti per donazione, eredità o comodato. Promuove l’educazione e la sensibilizzazione della collettività alla conoscenza, al rispetto e alla cura dell’arte e della natura e l’intervento sul territorio in difesa del paesaggio e dei beni culturali italiani. A dare il via alle attività FAI fu la prima donazione ricevuta: la splendida Cala Junco donata da Pietro di Blasi, a Panarea, nelle Eolie, una caletta dalle acque cristalline. Seguirono il Monastero di Torba, comprato e donato dalla stessa presidente Crespi, l’Abbazia di San Fruttuoso a Camogli, fino alle ultime significative acquisizioni dei Giganti della Sila a Spezzano della Sila, del Podere Case Lovara a Punta Mesco, delle Saline Conti Vecchi a Cagliari. Tra i beni attualmente gestiti dal FAI: il Bosco di San Francesco ad Assisi, Villa Necchi Campiglio di Milano e Parco Villa Gregoriana di Tivoli.
Scomparso oggi:
1889 (134 anni fa): muore, a New York, Antonio Meucci inventore. Nato, a Firenze, il 13 aprile 1808 è diventato celebre per lo sviluppo di un dispositivo di comunicazione vocale a distanza, che egli chiamò «telettrofono» e che diverse fonti accreditano come il primo telefono. La sua è una famiglia povera: non può completare gli studi presso l’Accademia di Belle Arti e inizia a lavorare molto giovane; svolge varie professioni, da quella di impiegato doganiere, a quella di meccanico di teatro. Nell’ambiente teatrale incontra Ester Mochi, sarta, che diventerà sua moglie. si appassiona fin da giovane all’elettricità fisiologica e animale. Nel 1850 si trasferisce negli Stati Uniti, stabilendosi nella città di New York. A New York Meucci apre una una fabbrica di candele. Qui incontra Giuseppe Garibaldi, il quale lavorerà per lui: tra i due nasce un’importante amicizia. La collaborazione dei due illustri italiani è testimoniata ancora oggi dal Museo newyorcheese “Garibaldi – Meucci”. Meucci porta avanti i suoi studi sull’apparecchio telefonico già da tempo, ma è nel 1856 che l’invenzione viene completata con la realizzazione di un primo modello: l’esigenza è quella di mettere in comunicazione il suo ufficio con la camera da letto della moglie, dove è costretta da una grave malattia. Ben presto arrivano a mancare i soldi anche per la propria sussistenza: Meucci può contare solo sull’aiuto e la solidarietà di altri emigrati italiani conosciuti. Gli accade, inoltre, di rimanere vittima di un incidente su una nave: Meucci è costretto a letto per mesi. La moglie Ester sarà costretta a vendere tutte le attrezzature telefoniche a un rigattiere per soli 6 dollari. Meucci non demorde e nel 1871 decide di richiedere il brevetto per la propria invenzione, che chiama “teletrofono”. Il problema economico si ripresenta: con i 20 dollari che ha disposizione non può nemmeno permettersi di pagare l’assistenza dell’avvocato che ne esige 250. La strada alternativa è quella di ottenere una sorta di brevetto provvisorio, il cosiddetto caveat, che va rinnovato ogni anno al prezzo di 10 dollari. Meucci riuscirà a pagare la somma solo fino al 1873.Nel 1876 Alexander Graham Bell presentato domanda di brevetto per il suo apparecchio telefonico. Gli anni successivi della vita di Meucci saranno spesi in una lunga vertenza per rivendicare la paternità dell’invenzione. La causa termina il 19 luglio 1887 con una sentenza che, pur riconoscendo alcuni meriti ad Antonio Meucci, dà ragione a Bell. Per oltre un secolo, ad eccezione dell’Italia, Bell è stato considerato l’inventore del telefono. Il giorno 11 giugno 2002 il congresso degli Stati Uniti ha ufficialmente riconosciuto Antonio Meucci come primo inventore del telefono.