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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 19 Settembre.

Accadde che:

1846 (177 anni fa): la Beata Vergine apparve a Mélanie Calvat e Maximin Giraud sulle montagne dell’Isere, in Francia. In quell’apparizione, riconosciuta dalla Chiesa, Maria consegnò ai due pastorelli un messaggio pubblico e, a ciascuno, un segreto. Entrambi vissero varie difficoltà, ma difesero fino alla morte terrena la verità di quella mariofania.  I due pastorelli sono: Mélanie Calvat e Maximin Giraud, ed a loro che la Signora consegna un messaggio pubblico e, a ciascuno, un segreto, da far conoscere a tempo debito. Segreti dal contenuto apocalittico, grandi calamità che colpiranno la Francia e il mondo intero. Quella mattina i due pastorelli partirono con 4 mucche a testa. Al suono dell’Angelus delle dodici, i due vanno ad abbeverare le bestie e, dopo aver giocato con altri tre pastorelli rimasti soli, si sono messi a riposare. Dopo aver ripreso il cammino, Melania vide come un globo di luce. Questa è stata la sua testimonianza: “Vidi una luce più brillante di quella del sole, ed ebbi appena il tempo di dire queste parole: ‘Massimino, vedi laggiù?’. Ah, mio Dio! Nel medesimo istante lasciai cadere il bastone che tenevo in mano. Guardavo con molto coraggio quella luce, che era immobile e, come se si fosse aperta, scorsi un’altra luce ancora più brillante della prima, che si muoveva, e in quella luce una bellissima Signora, seduta con la testa tra le mani. La Madonna pianse per quasi tutto il tempo in cui ci parlò. Le sue lacrime scendevano una ad una, lentamente, fino alle ginocchia, poi, come scintille di luce, scomparivano. Avrei voluto consolarla, perché non piangesse più, ma mi sembrava che avesse bisogno di farci vedere le sue lacrime per meglio mostrarci il suo amore dimenticato dagli uomini. Avrei voluto gettarmi tra le sue braccia e dire: ‘Mia buona Mamma, non piangere! Ti voglio amare per tutti gli uomini della terra!’. Anche Massimino, che all’inizio si era limitato a togliersi il cappello e a farlo girare sulla punta del bastone, di fronte a quel pianto dirotto si intenerì”.

1981 (42 anni fa): duecentomila persone raggiungono piazza Plebiscito da tutti i quartieri di Napoli, ma anche da altre città, per assistere al concerto gratuito dell’allora 26enne Pino Daniele e della sua band (che più tardi negli anni sarà chiamata superband), data finale del tour “Vai mo’”. Insieme a Pino Daniele, sul palco, ospiti famosissimi: Tullio De Piscopo, batterista nel gruppo di Pino Daniele nei dischi Vai mo’, Bella ‘mbriana, Sciò, Common Ground, Acqua e Viento, Assaje, Ricomincio da 30, Anema e core; Joe Amoruso, pianista, con cui Pino strinse un fortunatissimo sodalizio; Rino Zurzolo, contrabbassista, reclutato a solo 13 anni nel gruppo Batracomiomachia di cui facevano parte, oltre che Pino, anche Enzo Avitabile, Rosario Jermano e Paolo Raffo; Tony Esposito, cantautore e percussionista, ed infine James Senese, sassofonista e cantante. Una formazione tutta partenopea che collaborò, nello stesso anno del concerto, all’album di Pino Daniele “Vai mo”. Quel giorno, senza grande pubblicità, ma grazie ad un formidabile tam tam, la piazza si riempì di gente e, quella sera, Napoli, dopo quasi un anno di silenzio, ricominciò a cantare.

Scomparso oggi:

1985 (38 anni fa): muore, a Siena, Italo Calvino scrittore. Nato, a Santiago de Las Vegas (Cuba), il 15 ottobre 1923 è stato uno dei narratori italiani più importanti del secondo Novecento. Tra i sedici ed i venti anni scrive brevi racconti, opere teatrali ed anche poesie. Finita la guerra, nel 1946 comincia a gravitare attorno alla casa editrice Einaudi, vendendo libri a rate. Su esortazione di Cesare Pavese e del critico Giansiro Ferrata, si dedica alla stesura di un romanzo: “Il sentiero dei nidi di ragno”, una ricognizione del periodo bellico e del mondo partigiano. Nel 1951 finisce di scrivere un romanzo d’impianto realistico-sociale, “I giovani del Po”, mentre in estate scrive di getto “Il visconte dimezzato”, cui seguiranno “Il barone rampante”, “Il cavaliere inesistente”, “Marcovaldo”. L’inclinazione fantastica, costante di tutta l’opera di Calvino, rappresenta la corda più autentica dello scrittore. In molte delle sue opere, infatti, egli infrange una regola ferrea della vita che vuole da una parte la realtà, dall’altra la finzione. Calvino, invece, spesso mescola i due piani, facendo accadere cose straordinarie e spesso impossibili all’interno di un contesto realistico, senza perdere colpi né sull’uno né sull’altro versante

 

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