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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 19 Agosto.

Accadde che:

1419 (604 anni fa): viene posta la prima pietra dello Spedale degli Innocenti a Firenze, ritenuto il primo edificio rinascimentale mai costruito. È stato, inoltre, il primo brefotrofio-orfanotrofio d’Europa. Il suo nome è legato all’episodio biblico della strage degli innocenti. L’edificio fu costruito su un terreno in prossimità dalla Chiesa della Santissima Annunziata, di proprietà di Rinaldo degli Albizi, all’epoca all’apogeo della sua carriera politica. L’opera fu finanziata dall’Arte della Lana e la costruzione fu affidata a un suo appartenente, Filippo Brunelleschi. Durante i primi anni di attività dell’ospedale i fanciulli venivano abbandonati in un’acquasantiera situata sotto il porticato. In seguito, fu sostituita da una finestra ferrata dotata di un meccanismo ruotante di legno che permetteva alle madri di lasciare i figli senza essere viste. A fianco della ruota si trovava la campanella con la quale si richiamava l’attenzione delle suore. In genere nel fagotto che conteneva il bambino veniva lasciato un piccolo segno, pezzi di stoffa, bottoni o mezze medaglie che avrebbero potuto permetter un successivo riconoscimento. Secondo la leggenda la prima bambina fu abbandonata nella pila dell’acqua benedetta il 5 febbraio 1445 e fu chiamata Agata Smeralda forse a indicarne la bellezza pari solo a quella di due pietre preziose. Oggi lo Spedale degli Innocenti è sede del Centro di Studi Internazionale sui problemi dell’infanzia dell’Unicef.

1944 (79 anni fa): la Resistenza francese inizia la liberazione di Parigi dagli occupanti nazisti. Il comandante tedesco della piazza di Parigi, Tenente Generale Choltitz, ricevette l’ordine di reprimere la ribellione e distruggere la città come avvenuto per Varsavia poche settimane prima. Per prevenire la spietata risposta tedesca, Charles de Gaulle insistette per intervenire immediatamente. Il Comando alleato decise quindi di far intervenire la 2ª Divisione corazzata francese agli ordini del Generale Leclerc, supportata dalla 4ª Divisione di fanteria statunitense del Maggior Generale Burton. Il 25 agosto le forze francesi e americane furono calorosamente accolte dai parigini. Choltitz e il suo personale furono catturati presso l’Hotel Meurice. Dopo la sigla degli accordi, Choltitz fu trasferito presso la stazione ferroviaria di Montparnasse, da dove ordinò la resa alle sue truppe. Il giorno successivo, circondato da trionfanti e festose ali di folla, de Gaulle guidò la sfilata trionfale sugli Champs-Élysées. La Francia dopo quattro anni di occupazione aveva finalmente riconquistato la propria sovranità nazionale.

Scomparso oggi:

2013 (10 anni fa): muore, a Bova Marina, Pasquino Crupi professore, storico e giornalista. Nato, a Bova Marina, il 24 marzo 1940 è stato direttore del nostro giornale, ed autore di importanti libri e saggi che ne hanno segnato il percorso umano e intellettuale. Pasquino Crupi è stato uno dei maggiori critici letterari del 900 calabrese, oltre d essere uno degli ultimi meridionalisti di sinistra, uomo impegnato nel sociale, nella politica e nel giornalismo calabrese. Lo ricordiamo con le parole di Rosario Vladimir Condarcuri.

“Così sono passati dieci anni da quella telefonata di Vincenzo, (il figlio) che mi diceva con la voce tremante “è morto Pasquino”. Ho tentato in tutti i modi di organizzare una commemorazione come piacevano a lui per questa data, ma gli eventi non ci sono stati favorevoli. Sicuramente ci saranno occasioni per consolidare quel filo della memoria che ogni giorno nel nostro lavoro riporta in vita Pasquino, come altri nostri preziosi maestri. Quest’anno insieme a lui ci sarà sicuramente Fortunato Nocera che ci ha lasciato da poco e, ogni anno, organizzava un ricordo di Pasquino a Polsi. Da qui, dobbiamo ripartire per creare questi momenti di ricordo di tutti e due e della nostra memoria. Ho conosciuto Pasquino nel 1977, avevo 9 anni e mio padre aveva organizzato una delle tante cene tra amici. Ricordo ancora il suo arrivo a casa mia in macchina con l’autista e ricordo solo che dopo cena vidi tutti sparire per andare in cantina, mentre io dovevo salire per andare a letto. Crescendo l’ho rivisto solo in qualche occasione legata al partito e quando fu candidato alla presidenza della Regione. Quando ho intrapreso l’impresa de la Riviera iniziarono a collaborare in molti, da Rocco Ritorto a Paolo Catalano, più avanti Nicola Zitara e Totò Delfino, mentre Pasquino faceva il prezioso. Dopo la morte di mio padre, invece, è stato lui a starmi vicino e volle organizzare una giornata in ricordo. Da quel giorno, iniziò a collaborare con il giornale, prima con articoli politici e successivamente con una rubrica dal nome simbolico “Il fesso della settimana”, inutile spiegare il senso. In occasione del matrimonio di una figlia di Fortunato Nocera abbiamo avuto modo di ritrovarci al tavolo. Io raccontavo che Nicola Zitara mi aveva chiamato per dirmi che gli rimanevano pochi mesi di vita e che voleva morire come direttore de la Riviera. Prima che finissi, Pasquino guardò mia madre e mi disse: “Dopo Zitara, il direttore lo faccio io”. Da quel momento la nostra collaborazione divenne intensa, l’ho vissuta giorno dopo giorno fino al 19 agosto del 2013.  È stata una bellissima esperienza, porterò sempre nel cuore la bontà di Pasquino, terrò sempre in mente alcuni suoi insegnamenti. Due cose spero che di Pasquino rimangano: la sua umiltà giornalistica – per lui non esistevano differenze tra le persone – e l’onesta intellettuale. Il Professore aveva il vezzo di chiamare tutti con nomi particolari o soprannomi: il mio era “Mondadori” che voleva dire tante cose, ed usava chiamarmi così anche al telefono o per e-mail; addirittura se prendeva appuntamento diceva “vengo con Mondadori”. Dopo 4 anni vissuti intensamente, ho dovuto fare i conti con la sua assenza, che si manifesta in varie forme, sicuramente nell’analisi delle notizie del giorno, che lui riusciva a capire prima degli altri. La sua presenza ci rendeva più forti, perché con Pasquino alle spalle non temevamo nessun attacco, anzi erano gli altri a doversi preoccupare della sua penna. Come ultimi allievi ci rimane l’obbligo di portare avanti le sue battaglie, giornalistiche e politiche”. Concludo riportando di seguito la chiusura del suo editoriale di saluto come nuovo direttore de “la Riviera”: “La linea del settimanale, se una linea c’è, rimane immutata. Io scriverò da giornalista tra i tanti giovani giornalisti, che in questi anni hanno lavorato e continuano a lavorare a «la Riviera» con entusiasmo, coraggio, senza irretimento nelle verità ufficiali e nelle veline. Libero ognuno di correre secondo le proprie inclinazioni. Ma c’è un punto che deve unirci: operare «a nome del meridionalismo, o, quanto meno, di ideologie che in esso s’incentrano», come ammoniva Guido Dorso. È questo il «memento» che il grande meridionalista avellinese ci ha lasciato. E «memento» – conclude Crupi – non significa solo ricordare, ma più precisamente: assolvere un dovere. Il nostro dovere – c’è bisogno di dirlo? – da assolvere è quello che ci obbliga alla difesa dialettica della Calabria come uomini e come giornalisti”.

 

 

 

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