Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 29 Luglio.
Accadde che:
1981 (42 anni fa): Lady Diana Spencer sposa Carlo, principe del Galles. Il “matrimonio del secolo”, come fu soprannominato dai media all’epoca, vide il principe ereditario del trono britannico, che allora aveva 32 anni, sposare l’aristocratica Diana Spencer, 20 anni. La sposa arrivò sui gradini della cattedrale di St Paul al braccio di suo padre, il conte Spencer, indossando un abito da sposa con maniche a sbuffo, ricamato con più di 10.000 paillettes perlate e con uno strascico lungo più di 7 metri. Da questa unione divenne poi Sua Altezza Reale la Principessa del Galles. Dopo essersi scambiati gli anelli e aver raggiunto Buckingham Palace su una carrozza trainata da cavalli, gli sposi hanno fatto la loro tradizionale apparizione sul balcone del monumento reale, circondati dal resto della famiglia. Nei quattro decenni successivi sono tante le curiosità uscite fuori a proposito delle loro nozze. Come quella che narra di una boccetta di profumo che la futura principessa si rovesciò sull’abito, costringendola a coprire la macchia con la mano per tutto il giorno. O quella secondo cui la sposa avrebbe fatto cucire un ferro di cavallo in oro all’interno del vestito. Dal loro matrimonio sono nati due figli, il principe William il 21 giugno 1982 e il principe Harry il 15 settembre 1984. La coppia divorziò ufficialmente il 28 agosto 1996. Purtroppo, Lady Diana morì tragicamente in un incidente stradale il 31 agosto 1997.
1983 (40 anni fa): una 126 parcheggiata davanti al civico 59, di via Giuseppe Pipitone Federico, a Palermo, con all’interno 75 kg di tritolo viene fatta esplodere. Provocherà la morte del Consigliere Istruttore Rocco Chinnici, dei carabinieri Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta, addetti alla scorta del magistrato e del portiere dello stabile Stefano Li Sacchi. Per pura casualità l’autista di Chinnici, Giovanni Paparcuri, sarà l’unico a sopravvivere alla strage. Chinnici, dopo la laurea in Giurisprudenza, entra subito in magistratura. Dopo l’assassinio del giudice Cesare Terranova, nel 1979, preso il suo posto e divenne capo dell’Ufficio Istruzione del tribunale palermitano. Si parlava in quegli anni di “seconda guerra di mafia”, i delitti, infatti, aumentavano. Fu per questo che Chinnici decise di creare il “Pool Antimafia”, dall’idea di dar vita a una struttura composta da più magistrati di esperienza che si occupassero di una stessa indagine, consentendo di collaborare in maniera più proficua. Il nuovo gruppo di lavoro, che qualche anno più tardi permise di istituire il Maxiprocesso a Cosa Nostra, vide ai suoi esordi anche la partecipazione di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino. La vasta conoscenza che Rocco Chinnici aveva del fenomeno mafioso è ben testimoniata in un altro suo scritto dal titolo “La mafia: aspetti storici e sociologici e sua evoluzione come fenomeno criminoso”: una completa ricostruzione storica e sociologica della mafia dal periodo preunitario a quello contemporaneo. Egli è il primo ad intuire le relazioni tra la mafia siciliana e la mafia esportata negli Usa ed al fiorente business del narcotraffico, oltre a comprendere che il problema mafioso deve essere affrontato da più fronti: quello giudiziario e quindi attraverso la repressione dei reati, ma ancor di più quello sociologico, didattico, educativo. È la prima volta che un magistrato viene con l’utilizzo dell’esplosivo. I processi per il delitto Chinnici sono stati numerosi e l’iter giudiziario è stato lungo e complesso: iniziato nel 1983 si è concluso il 24 giugno 2002. Il primo processo terminò con la condanna dei fratelli Salvatore e Michele Greco, che furono però assolti nel terzo processo d’appello. Il processo Chinnici-bis, fondato su nuove prove, portò invece all’identificazione di mandanti ed esecutori.
Scomparso oggi:
1890 (133 anni fa): muore, a Auvers-sur-Oise (Francia), dopo essersi sparato un colpo di pistola al petto il pomeriggio di due giorni prima, Vincent Van Gogh pittore post-impressionista. Nato, a Zundert (Paesi Bassi), il 30 marzo 1853 è stato autore di quasi novecento dipinti e di più di mille disegni, senza contare i numerosi schizzi non portati a termine e i tanti appunti destinati probabilmente all’imitazione di disegni artistici di provenienza giapponese. Per le sue opere, intrise di una forza che erompe dalla tela per colpire occhi e cuore dello spettatore, rendono Vincent van Gogh uno dei più grandi artisti di sempre, ma in vita le sue opere erano poco conosciute e apprezzate. Gli umili, i lavoratori dei campi e i minatori sono i soggetti preferiti dal pittore, oltre ai numerosi autoritratti, ai paesaggi, ai dipinti con cipressi e alla rappresentazione di campi di grano e girasoli. Nelle sue opere la realtà diventa una rappresentazione dell’io interiore dell’artista. Non si sa ancora con certezza quale fosse la malattia che lo affliggesse, quel che è certo è che l’artista soffriva di attacchi di panico e allucinazioni alle quali reagiva con atti di violenza e tentativi di suicidio, seguiti da uno stato di torpore. Una delle sue frasi più significative è la seguente: “Non posso cambiare il fatto che i miei quadri non vendono. Ma verrà il giorno in cui la gente riconoscerà che valgono più del valore dei colori usati nel quadro.”