Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 25 Luglio.
Accadde che:
1956 (67 anni fa): il transatlantico Andrea Doria, proveniente da Genova diretto a New York, viene speronato, a largo della costa di Nantucket, dalla nave svedese Stockholm della Swedish America Line. Alle 23:10, entrambe le navi stavano per incrociare un corridoio molto trafficato, coperto da una fitta coltre di nebbia. Non ci fu alcun contatto radio e nonostante l’Andrea Doria continuasse a emettere i fischi obbligatori durante la nebbia, la Stockholm non lo fece; una volta giunte a potersi vedere a occhio nudo fu troppo tardi per praticare contromanovre, atte a evitare l’incidente. La rompighiaccio svedese Stockholm aveva colpito, con la sua prua rinforzata, la fiancata dell’Andrea Doria, che iniziò subito a imbarcare acqua, uccidendo numerosi passeggeri che si erano già ritirati a dormire nelle proprie cabine. Inoltre, sfondando molte paratie stagne e perforando cinque depositi combustibile, causò l’imbarco di circa 500 tonnellate di acqua di mare che, non potendo essere bilanciate nei brevissimi tempi della collisione, produssero il pericoloso sbandamento a dritta per oltre 15 gradi. Quarantasei dei 1706 passeggeri trovarono la morte al momento dell’impatto, insieme a 5 uomini della Stockholm. A bordo c’erano 1706 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio: anziani, donne e bambini. Il comandante Piero Calamai dispone che non manchi mai l’elettricità, tanto che la nave affondò con le luci ancora accese. Sul posto arrivarono due navi mercantili e poi l’Île de France, che raccolsero la maggior parte dei naufraghi, ben 750. Dopo il salvataggio di tutti i passeggeri, il comandante rimase a bordo della nave, rifiutando di mettersi in salvo; costretto, poi, a farlo dai propri ufficiali tornati indietro appositamente a prenderlo.
1984 (39 anni fa): Svetlana Savickaja, cosmonauta della Salyut 7, diventa la prima donna a camminare nello spazio. La donna è uscita nello spazio aperto insieme a un altro membro dell’equipaggio della stazione spaziale Salyut-7, Vladimir Dzhanibekov. La missione venne organizzata per provare un cannone di elettroni creato dagli scienziati sovietici. Svetlana rimase nello spazio aperto per tre ore e 35 minuti. Secondo la rivista Voennoe Obozrene, Svetlana, ricordando il fatto storico, disse che la missione nello spazio aperto si concluse con successo qualche minuto prima dell’ora prevista, senza causare nessun tipo di situazione di emergenza fuori dalla navicella. Quattro giorni dopo, il 29 luglio, l’equipaggio fece ritorno sulla Terra a bordo della navicella Soyuz T-12. Svetlana Savitskaya non fu solamente la prima donna ad aver realizzato una passeggiata spaziale, ma è anche l’unica donna a essere stata insignita per ben due volte del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica.
Nato oggi:
1880 (143 anni fa): nasce, a Benevento, Giuseppe Moscati medico, fisiologo e accademico. Beatificato da papa Paolo VI nel corso dell’Anno Santo 1975 e canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987, è stato definito il “Medico dei poveri”. Probabilmente la decisione di scegliere la professione medica è stata in parte influenzata dal fatto che negli anni dell’adolescenza si era confrontato, in modo diretto e personale, con il dramma della sofferenza umana. Nel 1893, infatti, suo fratello Alberto, tenente di artiglieria, fu portato a casa dopo aver subito un trauma inguaribile, in seguito ad una caduta da cavallo. Per anni, Giuseppe prodigò le sue cure premurose al fratello tanto amato e allora dovette sperimentare la relativa impotenza dei rimedi umani e l’efficacia dei conforti religiosi, che soli possono darci la vera pace e serenità. Il 4 agosto 1903, conseguì la laurea in medicina con pieni voti. Dal 1904 presta servizio di coadiutore all’ospedale degl’Incurabili, a Napoli, organizza l’ospedalizzazione dei colpiti di rabbia e, mediante un intervento personale molto coraggioso, salva i ricoverati nell’ospedale di Torre del Greco, durante l’eruzione del Vesuvio nel 1906. Celebre e ricercatissimo nell’ambiente partenopeo quando è ancora giovanissimo, il professor Moscati conquista ben presto una fama di portata nazionale, ed internazionale per le sue ricerche originali, i risultati delle quali vengono da lui pubblicati in varie riviste scientifiche italiane ed estere. Queste ricerche di pioniere, che si concentrano specialmente sul glicogeno ed argomenti collegati, gli assicurano un posto d’onore fra i medici ricercatori della prima metà del nostro secolo. Quello che più ha colpito di questo medico è stata la sua personalità, la sua vita limpida e coerente, tutta impregnata di fede e di carità verso Dio e verso gli uomini. Egli è uno scienziato di prim’ordine; ma per lui non esistono contrasti tra la fede e la scienza: come ricercatore è al servizio della verità e la verità non è mai in contraddizione con sé stessa né, tanto meno, con ciò che la Verità eterna ci ha rivelato. Moscati vede nei suoi pazienti il Cristo sofferente, lo ama e lo serve in essi. È questo slancio di amore generoso che lo spinge a prodigarsi senza sosta per chi soffre, a non attendere che i malati vadano da lui, ma a cercarli nei quartieri più poveri, ed abbandonati della città, a curarli gratuitamente, anzi a soccorrerli con i suoi propri guadagni. E tutti, ma in modo speciale coloro che vivono nella miseria, intuiscono ammirati la forza divina che anima il loro benefattore. Così diventa l’apostolo di Gesù: senza mai predicare, annuncia, con la sua carità e con il modo in cui vive la sua professione di medico. Quando, il 12 aprile 1927, muore, improvvisamente, a Napoli, stroncato in piena attività, a soli 46 anni, la notizia del suo decesso viene annunciata e propagata di bocca in bocca con le parole: È morto il medico santo “.