Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi che hanno segnato la data del 21 Aprile.
753 a.C. (2776 anni fa): secondo la leggenda, in questo giorno Romolo fonda la città di Roma, diventando il primo re. Narra la leggenda che Ascanio, figlio dell’eroe traiano Enea, fondò la città d’Alba Longa sulla riva destra del Tevere. Qui regnarono molti dei suoi discendenti, fino a quando raggiunsero il potere Numitore e suo fratello Amulio. Quest’ultimo si appropriò del trono e costrinse l’unica figlia del fratello, Rea Silvia, a diventare vestale e a far quindi voto di castità, in modo da non poter procreare, evitando di generare pretendenti alla corona. Marte, il dio della guerra, si invaghì della fanciulla e dopo averla posseduta la rese madre di due gemelli, Romolo e Remo. Amulio ordinò ai suoi soldati di uccidere i due bambini, ma questi per pietà li risparmiarono e li abbandonarono in una cesta lungo il Tevere. Una lupa, attirata dai vagiti dei due bambini, li raggiunse e li allattò fino a quando furono trovati da un pastore che insieme a sua moglie li adottò. Ormai adulti, i gemelli uccisero Amulio e riconsegnarono il potere d’Alba Longa al nonno Numitore e, come colonia di quest’ultima, fondarono una città nei pressi della riva destra del Tevere, nel luogo in cui erano stati allattati dalla lupa. Romolo e Remo non giungevano a un accordo sulla scelta del luogo di fondazione della loro città e lasciarono decidere al fato, osservando, secondo il metodo etrusco, il volo degli uccelli. Romolo ne vide dodici sul Palatino, mentre Remo solo sei su un’altra collina. Per delimitare la nuova città, Romolo tracciò un perimetro con l’aratro nell’area del monte Palatino e giurò che avrebbe ucciso chiunque avesse cercato di superare il confine. Remo disubbidì all’ordine di Romolo e attraversò con disprezzo la linea tracciata dal fratello. Fu così che Romolo lo uccise, diventando il primo e unico re di Roma.
1945 (78 anni fa): nelle prime ore della mattina, le unità alleate del 2° Corpo polacco dell’8a Armata Britannica, della Divisione Usa 91a e 34a, i gruppi di combattimento Legnano, Friuli e Folgore e della brigata partigiana “Maiella” entrano a Bologna senza colpo ferire liberando la città già abbandonata da tedeschi e fascisti il giorno precedente. Scriveva sul proprio diario Aldo Gilberti, direttore di banca, all’epoca responsabile della filiale bolognese della Banca nazionale dell’agricoltura: “Oggi, ventuno aprile 1945, nel giorno del Natale di Roma, la Dotta chiude la sua sanguinosa tragedia. Sono le 7 e 30 quando mia moglie mi viene a svegliare bruscamente: nella via Rizzoli sono apparse le prime pattuglie alleate. Dalle finestre che danno sulla stretta via Altabella s’inquadra uno spicchio della strada, dal quale si intravedono i primi liberatori avanzare guardinghi col fucile spianato. Scendiamo anche noi, la ressa è impressionante. I passanti abbracciano i soldati, l’aria sembra spaurita, la soddisfazione è evidente. Entriamo in San Petronio: è deserta o quasi, e il sacerdote celebra la messa davanti a una mezza dozzina di fedeli e combattenti. Fuori sfilano polacchi, inglesi, americani e camioncini stracarichi di partigiani: quelli calati dalla montagna o che hanno atteso in città”.
Scomparsa oggi:
1924 (99 anni fa): muore, a Pittsburgh (Stati Uniti), Eleonora Giulia Amalia Duse è stata un’attrice teatrale. Nata, a Vigevano (Pavia), il 3 ottobre 1858 è stata soprannominata la divina, è considerata la più grande attrice teatrale della sua epoca e una delle più grandi di tutti i tempi. I genitori sono da una coppia di attori girovaghi, Suo nonno è Luigi Duse, uno dei più popolari attori di commedie veneziane dialettali. La futura attrice trascorre un’infanzia durissima, segnata dalle usuali privazioni di una compagnia teatrale e dai continui spostamenti, spesso a piedi, per sfuggire ai disordini dovuti ai moti. Per lavorare è necessario trovare centri abitati relativamente tranquilli dove le persone abbiano voglia di assistere a uno spettacolo e, soprattutto, qualche soldo da offrire agli attori per le rappresentazioni. Eleonora inizia ad appena quattro o cinque anni a recitare. Nel frattempo frequenta saltuariamente la scuola dove, a causa del mestiere di famiglia, viene lasciata in disparte dai compagni e pressoché ignorata dagli insegnanti; impara a leggere e scrivere dal padre, mentre dalla madre impara a rammendare, dote fondamentale in una compagnia girovaga. Il 7 settembre del 1881 si sposa a Firenze con un collega, Tebaldo Checchi. Questi era un ottimo comprimario ma non un attore eccellente, si rivela però un ottimo manager della moglie nella gestione dei rapporti con i giornalisti: a lui si deve la costruzione della leggendaria figura della Duse. Nel 1900 D’Annunzio pubblica Il fuoco, un romanzo che narra la relazione fra un giovane poeta e La Foscarina, un’attrice già avanti con gli anni. Gli evidenti riferimenti autobiografici garantiscono il successo immediato ma anche le polemiche che segnano la fine della loro relazione, sulla quale la Duse almeno pubblicamente non si esprimerà mai. Dopo aver investito energie, idee e denaro nelle opere del suo ex, Eleonora è stremata dalle difficoltà professionali ed economiche Lavora e viaggia per un quarto di secolo, persino con la scoppio della Grande Guerra fino alla morte.