Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 19 Marzo.
Accadde che:
1932 (91 anni fa): viene inaugurato il ponte di Sydney, una delle opere più famose dell’Australia. La costruzione del ponte, che viene chiamato anche Grand Old Dame (la gran vecchia signora) o the Coathanger (la gruccia), iniziò nel 1924 e costò 6,25 milioni di sterline. Il progetto fu disegnato dall’ingegnere australiano Dr J.J.C. Bradfield e costruito dall’azienda britannica Dorman Long di Middlesbrough. Sedici persone sono morte durante i lavori. È lungo 1149 metri e fino al 1977 è stato il più lungo ponte di acciaio ad arco ad una sola campata. Collega il distretto finanziario di Sydney, che si trova nella parte meridionale della città, con la zona settentrionale e viene attraversato ogni giorno da 160 mila veicoli; secondo dati dell’epoca, negli anni Trenta era attraversato quotidianamente da 11 mila veicoli. Ha sei corsie per il traffico stradale, una corsia per i pedoni, due corsie ferroviarie e una pista ciclabile. Nel corso degli anni è stato testimone delle trasformazioni della società locale, divenendo la cornice di eventi sportivi, festeggiamenti, proteste pubbliche e manifestazioni entrate nella storia del Paese.
1981 (42 anni fa): Papa Giovanni Paolo II celebra messa alla Finsider di Terni e pranza con gli operai: è la prima volta che un papa entra in una fabbrica. Si tratta di una visita storica, che ebbe echi in tutto il mondo, perché si trattava del primo approccio con il mondo del lavoro di un papa che era stato egli stesso operaio, in gioventù, nelle fabbriche polacche della Solvay. il papa visitò gli stabilimenti, si confrontò con il consiglio di fabbrica e pranzò con i lavoratori nella mensa aziendale. Gli operai delle acciaierie, in lotta proprio in quei giorni per difendere la fabbrica e il posto di lavoro, hanno parlato al Papa dei loro problemi e delle loro ansie. “Scopo precipuo di questa visita (…) è di portare una parola di incoraggiamento a tutti i lavoratori. Fra poco visiterò nei rispettivi posti di lavoro gli operai delle acciaierie ed esprimerò loro la mia solidarietà, la mia amicizia e il mio affetto, avendo personalmente condiviso per alcuni anni la loro dura condizione di vita. Desidero anche ascoltare la loro voce, che mi è particolarmente cara e il mio pensiero andrà a tutti gli operai del mondo, in particolare a coloro che lavorano in condizioni non sicure o non sono adeguatamente retribuiti, nella comune convinzione che la soluzione di tanti loro problemi dipende dalla comprensione e dalla solidarietà di tutti gli uomini di tutti i Paesi. Desidero oggi rendere ai lavoratori, che trovano nell’artigiano di Nazaret un modello esemplare di impegno generoso, di lealtà a tutta prova e di responsabilità professionale e dare espressione alla difesa delle loro legittime aspirazioni, tra cui la giusta partecipazione al progresso economico e civile in un’equa distribuzione dei benefici derivanti dal comune lavoro e nell’armonica intesa, che deve regnare tra i figli di una stessa comunità”. È questo un passaggio del discorso che, Papa Giovanni Paolo II, tenne di fronte alle autorità durante quella storica visita alla città di Terni e alle acciaierie.
Scomparso oggi:
1994 (29 anni fa): viene assassinato, a Casal di Principe (Caserta), Giuseppe Diana presbitero, insegnante, attivista e scout. Nato, a Casal di Principe, il 4 luglio 1958 ha lasciato un profondo segno nella società campana il suo profondo impegno civile e religioso contro la camorra. Giuseppe entra in seminario appena compiuto i dieci anni di età, dove consegue la licenza media e quella classica liceale. Dopo la licenza Liceale entra nell’Almo Collegio Capranica di Roma per diventare sacerdote. Venne ordinato sacerdote il 14 marzo del 1982. Don Diana, da giovane prete, aveva un rapporto speciale con i ragazzi, anche perché nel frattempo era diventato uno scout. Accompagnava, inoltre, i malati nei viaggi a Lourdes, perché era anche assistente nazionale del settore Foulard Blanc. E poi aveva una passione sfrenata per il calcio, quasi ogni domenica era presente sugli spalti dello stadio San Paolo di Napoli per seguire squadra del cuore insieme a un folto gruppo di giovani della sua comunità. Il 19 settembre del 1989 viene nominato parroco della parrocchia di San Nicola a Casal di Principe. In quegli anni, Don Peppino iniziò la sua battaglia contro la camorra. A condannarlo fu ciò che aveva scritto e predicato. In chiesa, la domenica, tra le persone, in piazza, tra gli scout, durante i matrimoni. E soprattutto il documento scritto assieme ad altri sacerdoti: “Per amore del mio popolo non tacerò“. Si tratta di uno scritto pubblicato il giorno di Natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona: una testimonianza palese del suo impegno contro la camorra, descritta da Diana come “Una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana” Don Peppino Diana fu ucciso nella sacrestia della sua chiesa, all’età di 36 anni, mentre si stava preparando per celebrare la messa. Furono cinque i colpi sparati: due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo. Si trattò un omicidio che sconvolse la comunità di Casal di Principe ma non solo: appena un anno prima, a Palermo, era stato ucciso Don Pino Puglisi. Appariva chiaro che la mafia non risparmiava nessuno, neppure gli uomini di Chiesa. Un messaggio di denuncia e di cordoglio venne inviato anche da Giovanni Paolo II durante l’Angelus del giorno successivo. Al suo funerale, il 21 marzo, furono oltre 20mila le persone presenti tra cui tutti i gruppi scout e gli alunni delle scuole dove insegnava.