Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 12 Febbraio.
Accadde che:
1854 (169 anni fa): un fortissimo terremoto, di magnitudo 6.2, sconvolge la Calabria. Il sisma coinvolse gran parte della provincia di Cosenza e della Calabria Centrale. La fortissima scossa colpì di pomeriggio, verso le 17,50, proprio quando il cielo cominciò ad imbrunirsi. Il terremoto ebbe il suo epicentro presso Piane Crati e creò notevoli danni nei centri ad esso più prossimi, 28 in particolare, compresa Cosenza stessa. I comuni gravemente danneggiati contavano da un minimo di 1.000 a un massimo di 4.000 abitanti, tranne appunto il capoluogo, che all’epoca era popolato da poco meno di 14.000 persone. Cinquecento le vittime totali del disastro, il quale andò a peggiorare le condizioni già disperate di una Calabria retrograda, povera e affannata. All’epoca i trasporti commerciali erano molto difficoltosi, affrontati quasi tutti a dorso di mulo lungo la rete stradale che collegava Napoli e Reggio Calabria. Questa strada fu resa in agibile per diversi mesi dal sisma, che automaticamente rallentò gli aiuti dal Regno di Napoli e la futura ricostruzione dei centri distrutti. Tanti gli sfollati che per mesi dovettero accamparsi all’aperto e molti anche i disperati che decisero di lasciare definitivamente il Regno di Napoli in cerca di nuove fortune.
1951 (72 anni fa): all’età di 17 anni, Soraya sposa lo Scià a Teheran. È stato definito il matrimonio del secolo, Reza Pahlavi regala, alla futura sposa, un diamante di oltre 22 carati, lei indossa un abito di Dior tempestato da 6.000 autentici brillanti. Il loro matrimonio ebbe fine il 6 aprile 1958, quando lo Scià la ripudiò dopo che fu evidente che non avrebbe potuto dargli dei figli. Lo stesso Scià diede annuncio della separazione pubblicamente, visibilmente affranto, definendola “sposa adorata”. Nonostante il matrimonio combinato fosse sfociato in una grande passione, Soraya, anni dopo, confessò che la famiglia Pahlavi non la fece mai sentire a suo agio, che la madre dello Scià fu sempre troppo presente e ingombrante. Il loro amore è nato spontaneo e non si tratta di un comune amore, ma di una passione così grande che forse può spiegare la triste fine di Soraya. Il sospirato figlio maschio non arriva e nel frattempo lo Scià è costretto all’esilio da basse beghe politiche interne. Si rifugia a Roma, dove assediato da giornalisti e fotografi rilascia una romantica dichiarazione: per lui ci sono due fedi: il Corano e Soraya. Passano gli anni, ma i figli non arrivano e sempre più il terrore attanaglia lo Scià. Una legge dinastica impone al principe di avere un erede o abdicare a favore di un fratello. La sorte però si accanisce ancor di più su questa coppia, perché il fratello minore dello Scià, possibile erede al trono muore in un incidente aereo. Rimane quindi una sola possibilità: sposare un’altra donna che possa dare allo Scià il sospirato erede. Pertanto, con immenso dolore, la coppia è costretta a separarsi. Da quel momento, la vita per Soraya è un fardello da trasportare sulle spalle, fingendo di vivere una nuova vita.
Scomparso oggi:
1966 (57 anni fa): muore, a Milano, Elio Vittorini scrittore e romanziere. Nato, a Siracusa, il 23 luglio 1908 era un contemporaneo di Cesare Pavese e una voce influente nella scuola di romanzi modernisti. Figlio di un ferroviere e primo di quattro fratelli, passò l’infanzia in varie località della Sicilia seguendo gli spostamenti del padre; poi, nel 1924, fuggì improvvisamente dall’isola per andare a lavorare in Friuli-Venezia Giulia come edile. Manifestò la propria vocazione letteraria precocemente collaborando, fin dal 1927, a diverse riviste. Il 10 settembre 1927, dopo una fuga architettata per potersi sposare subito, viene celebrato il matrimonio “riparatore” con Rosa Quasimodo, la sorella del celebre poeta Salvatore. Un suo primo racconto fu pubblicato su “Solaria”, e per le edizioni della rivista uscì, nel ’31, una prima raccolta di brevi narrazioni. Nel ‘30, intanto, pubblica a puntate, il suo primo romanzo, “Il garofano rosso”, testo che provocò il sequestro del periodico per oscenità. Negli anni 1938-40 scrisse il suo romanzo più importante “Conversazione in Sicilia” al centro del quale pose il tema del “mondo offeso” dalle dittature e quello delle responsabilità individuali dell’uomo di cultura. Durante la guerra svolse attività clandestina per il partito comunista. Nell’estate del ’43, è stato arrestato, ma rimase nel carcere milanese di San Vittore fino a settembre. Tornato libero, si occupò della stampa clandestina eprese parte ad alcune azioni della Resistenza. Nel 1957, pubblicò “Diario in pubblico”, che raccoglieva i suoi interventi militanti, politico-culturali. Postumo esce il volume critico “Le due tensioni”, raccolta di brevi saggi.