Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 6 Agosto.
Accadde che:
1791 (231 anni fa): a Berlino, viene aperta al traffico la Porta di Brandeburgo. La Porta di Brandeburgo (in tedesco Brandenburger Tor) è una porta in stile neoclassico di Berlino. Si trova fra i quartieri di Mitte e Tiergarten. È il monumento più famoso di Berlino, ed è conosciuto in tutto il mondo come simbolo della città stessa e della Germania. La porta venne costruita a partire dal 1788 da Carl Gotthard Langhans, che prese spunto dalla ricostruzione dei Propilei di Atene, pubblicata nel 1758 da Leroy nelle sue “Ruines des plus beaux Monuments de la Grèce”. La sua costruzione era stata commissionata dal re Federico Guglielmo II di Prussia in segno di pace. Lo stile utilizzato da Langhans è un dorico-romano riveduto: al piede delle colonne sono, infatti, presenti delle basi e alla fine del fregio, da un lato e dall’altro del prospetto, compaiono mezze metope, in contrasto con lo stile dorico autentico, che prevedeva colonne senza basi e parti terminali del fregio risolte con semplici triglifi. Essa costituisce il punto finale occidentale del viale Unter den Linden presso la Pariser Platz.
1945 (77 anni fa): durante la Seconda guerra mondiale, avviene il bombardamento atomico di Hiroshima: una bomba atomica, chiamata in codice Little Boy, viene sganciata dal B-29 statunitense Enola Gay sulla città di Hiroshima, in Giappone, alle 8:16 di mattina (ora locale). Esplose ad un’altitudine di 576 metri con una potenza pari a 12 500 tonnellate di TNT, uccidendo all’istante 80 000 persone e distruggendo circa l’80% dell’area edificata della città. Il numero di vittime dirette è stimato da 100.000 a 200.000, quasi esclusivamente civili. Per la gravità dei danni diretti ed indiretti causati dagli ordigni e per il fatto che si è trattato del primo e unico utilizzo in guerra di tali armi, i due attacchi atomici vengono considerati fra gli episodi bellici più significativi dell’intera storia dell’umanità. Gli aerei si avvicinarono alle coste dell’arcipelago giapponese a un’altezza molto elevata. Oltre alle vittime morte all’istante, in molti perirono entro un anno a causa delle radiazioni e delle bruciature, ed un alto numero di giapponesi moriranno in seguito di cancro o di malformazioni alla nascita, tutte conseguenze a lungo termine della bomba atomica. Testimone oculare del bombardamento di Hiroshima fu il padre gesuita e futuro generale dei gesuiti Pedro Arrupe, che allora si trovava in missione in Giappone, egli scrisse. “Ero nella mia stanza con un altro prete alle 8.15, quando improvvisamente vedemmo una luce accecante, come un bagliore al magnesio. Non appena aprii la porta che si affacciava sulla città, sentimmo un’esplosione formidabile simile al colpo di vento di un uragano. Allo stesso tempo porte, finestre e muri precipitarono su di noi in pezzi. Salimmo su una collina per avere una migliore vista. Da lì potemmo vedere una città in rovina: di fronte a noi c’era una Hiroshima decimata. Poiché ciò accadde, mentre in tutte le cucine si stava preparando il primo pasto, le fiamme, a contatto con la corrente elettrica, entro due ore e mezza trasformarono la città intera in un’enorme vampa. Non dimenticherò mai la mia prima vista di quello che fu l’effetto della bomba atomica: un gruppo di giovani donne, di diciotto o venti anni, che si aggrappavano l’un l’altra mentre si trascinavano lungo la strada. Continuammo a cercare un qualche modo per entrare nella città, ma fu impossibile. Facemmo allora l’unica cosa che poteva essere fatta in presenza di una tale carneficina di massa: cademmo sulle nostre ginocchia e pregammo per avere una guida, poiché eravamo privi di ogni aiuto umano. L’esplosione ebbe luogo il 6 agosto. Il giorno seguente, il 7 agosto, alle cinque di mattina, prima di cominciare a prenderci cura dei feriti e seppellire i morti, celebrai Messa nella casa. In questi momenti forti uno si sente più vicino a Dio, sente più profondamente il valore dell’aiuto di Dio. In effetti ciò che ci circondava non incoraggiava la devozione per la celebrazione per la Messa. La cappella, metà distrutta, era stipata di feriti che stavano sdraiati sul pavimento molto vicini l’uno all’altro mentre, soffrendo terribilmente, si contorcevano per il dolore”.
Scomparso oggi:
1994 (28 anni fa): muore, a Lampedusa, Domenico Modugno cantautore, chitarrista, attore, regista e politico. Nato, a Polignano a Mare (Bari), il 9 gennaio 1928, è considerato uno dei padri della musica leggera italiana e uno tra i più prolifici artisti in generale. Dal padre Mimmo impara, fin da bambino, a suonare la chitarra e la fisarmonica, ereditando una grande passione per la musica. Insoddisfatto della vita di paese a 19 anni scappa di casa per andare a Torino, dove si adatta a fare il gommista e il cameriere. Partecipa al concorso per attori al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove viene ammesso e dove poi vincerà una borsa di studio come migliore allievo della sezione di recitazione. Qui conosce Riccardo Pazzaglia, allievo della sezione di regia, che sarà futuro scrittore e giornalista, e paroliere di alcune memorabili canzoni di Modugno. Nel 1953 prende parte alla trasmissione “Radioclub” che celebra Frank Sinatra. Notato da Fulvio Palmieri, funzionario Rai, gli viene offerta una serie di trasmissioni radiofoniche intitolate “Amuri… Amuri”. Durante questo periodo compone molte canzoni in dialetto pugliese e in siciliano, tra cui “Lu pisce spada”e “Lu minaturi”. Nel 1958, si presenta a Sanremo al Festival della Canzone Italiana con “Nel blu dipinto di blu”. Il celeberrimo brano non solo vince il primo premio, ma sarà destinato a rivoluzionare la canzone italiana degli anni a venire. “Volare”, così viene popolarmente ribattezzata la canzone, viene tradotta in così tante lingue che è difficile tenerne il conto. Modugno è tra gli artisti italiani che hanno venduto più dischi, con oltre 70 milioni di copie.