Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 28 Marzo.
Accadde che:
1960 (62 anni fa): In Vaticano, Papa Giovanni XXIII eleva a cardinale Laurean Rugambwa, primo cardinale di colore nella storia della Chiesa. Gli venne conferito anche il titolo di San Francesco d’Assisi a Ripa Grande. Il 19 dicembre 1968 fu promosso arcivescovo di Dar-es-Salaam e si dimise per raggiunti limiti di età il 22 luglio 1992. Partecipò al Concilio Vaticano II pronunciando 15 interventi in seduta pubblica; prese parte inoltre al conclave del 1963 e a quelli del 1978. Morì, l’8 dicembre 1997, all’età di 85 anni.
1997 (25 anni fa): avviene il naufragio della Katër i Radës, noto anche come tragedia di Otranto o tragedia del Venerdì Santo del 1997, che ha causato 108 vittime disperse in mare. Tutto ha inizio alle tre del pomeriggio del 28 marzo, quando salpano dal porto albanese di Valona più di 140 persone, intere famiglie, molte le donne, moltissimi i bambini. Da una settimana l’Italia aveva schierato diverse navi nel Canale d’Otranto con il compito di bloccare quelle albanesi. La Kater I Rades ha da poco doppiato il capo dell’isola Karaburun, quando viene intercettata dalla fregata italiana Zeffiro che naviga in acque albanesi e che le intima di invertire la rotta. Attorno alle 17.30, la Kater, che continua a navigare verso l’Italia, viene presa in consegna da un’altra grande nave italiana, la Sibilla, che comincia ad avvicinarsi pericolosamente al naviglio albanese. Alle 18.45 la tragedia: la prua della nave Sibilla colpisce la Kater. L’urto sbalza molte persone in acqua. Un nuovo colpo e la Kater i Rades si capovolge, prima di affondare alle 19.03. Solo pochi, e soprattutto uomini, riescono a nuotare al buio, nelle acque gelide, fino a raggiungere la Sibilla. La tragedia è stata archiviata come una fatalità, una tragedia del mare causata dall’imperizia di chi era al timone del piccolo naviglio stracarico di albanesi che cercava di aggiungere le coste pugliesi.
Scomparso oggi:
1993 (29 anni fa): muore, a Reggio Calabria, Enzo Misefari politico, sindacalista e storico. Nato, a Palizzi, il 7 aprile 1899 è stato è stato protagonista delle lotte per il Socialismo nel Mezzogiorno: tra i fondatori e dirigenti dell’ antifascismo clandestino in Calabria, nel Dopoguerra è stato componente del Comitato Direttivo Nazionale della CGIL e deputato del Partito Comunista. A Reggio Calabria partecipò, insieme ai contadini, alle lotte per l’occupazione delle terre che precedettero l’avvento del fascismo. Tra il 1927 e il 1932 Misefari guarda con interesse al PCI, continuando nel frattempo la sua attività antifascista. Intorno al 1928, strinse un forte rapporto di amicizia con il poeta Quasimodo, il quale si era trasferito a Reggio Calabria per svolgere il lavoro di geometra. È proprio Misefari che avrà un peso importante per le successive scelte politiche del poeta. Tra il 1936 e il 1943, riprese l’attività clandestina antifascista, ispirata ai principi comunisti, in quegli anni fu rifondato clandestinamente il PCI in provincia di Reggio Calabria. Dopo lo sbarco, con il ritorno nella legalità, la segreteria provinciale del partito fu consegnata da Misefari a Musolino (rientrato pochi giorni prima dal confino di polizia). Negli anni successivi viene eletto consigliere comunale a Reggio Calabria, poi consigliere provinciale nel collegio di Rosarno ed, infine, deputato nella terza legislatura nel 1958. Ma, nel 1963, abbandonò il PCI per via dei contrasti con la direzione del partito. Da quel momento in poi si dedicò all’organizzazione dei gruppi marxisti-lenisti in Italia e fondò il Partito Comunista d’Italia. In seguito si dedicò agli studi, in particolare quelli riguardanti la storia sociale e politica della Calabria, con particolare riferimento al periodo dell’ occupazione fascista e agli anni delle rivolte contadine precedenti l’avvento del regime. Ad Enzo Misefari è stata intitolata una via nella città di Reggio Calabria.