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venerdì, Novembre 22, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 17 gennaio.

Accadde che:

1925 (97 anni fa): Benito Mussolini firma le “leggi fascistissime” rendendo così fuori legge tutti i partiti, al di fuori del  Partito Nazionale Fascista. Si tratta di una serie di norme giuridiche che iniziarono la trasformazione dell’ordinamento giuridico del Regno d’Italia nel regime fascista. Il compimento, ancorché parziale, di tale processo sarebbe avvenuto, però, soltanto nel 1939 quando, pur senza mutare direttamente gli articoli interessati dello Statuto del Regno, la Camera dei deputati sarà sostituita dalla Camera dei fasci e delle corporazioni, la cui composizione e la portata reale dei poteri ne escluderanno i caratteri di effettiva titolarità della rappresentanza nazionale e di co-titolarità, condivisa con il re e con il Senato, del potere legislativo. In sintesi, queste leggi stabilivano che: il Partito Nazionale Fascista era l’unico partito ammesso, con Regio Decreto n. 1848 del 6 novembre 1926 che prevedeva lo scioglimento di tutti i partiti, associazioni e organizzazioni che esplicano azione contraria al regime. Tra gli altri punti centrali:il capo del governo doveva rispondere del proprio operato solo al re d’Italia e non più al parlamento, la cui funzione era così ridotta a semplice luogo di riflessione; il Gran Consiglio del fascismo, presieduto da Mussolini e composto da vari notabili del regime, era l’organo supremo del partito fascista e quindi dello Stato; tutte le associazioni di cittadini dovevano essere sottoposte al controllo della polizia; gli unici sindacati riconosciuti erano quelli fascisti; erano proibiti, inoltre, scioperi e serrate e, infine, tutta la stampa doveva essere sottoposta a controllo, ed eventualmente censurata se aveva contenuti anti-nazionalistici e/o di critica verso il governo.

1988 (34 anni fa): su Canale 5, alle ore 19.05, viene trasmessa la prima puntata di “Casa Vianello”, la sitcom più famosa e longeva della storia della televisione italiana, con un successo tale che l’ultima puntata sarà mandata in onda nel 2007, dopo 16 stagioni e 337 puntate. Nella sitcom Raimondo Vianello appare come un anziano signore irascibile e solitario, che appena ne ha la possibilità, coglie l’occasione per provare a tradire la moglie, ma i tentativi di adulterio vengono sempre sventati da Sandra, che lo picchia e lo insulta ripetutamente dandogli del “porco”. Tratta in malo modo chiunque, tranne le donne giovani e avvenenti e non gradisce quasi mai ospiti in casa, specialmente le amiche della moglie anziane e poco attraenti. Sandra Mondaini, invece, ricopre il ruolo della moglie vivace, ospitale, affabile e accogliente, sempre piena di iniziative con lo scopo di ravvivare la vita coniugale. Giudica il marito noioso, meschino e poco romantico. Gioca a carte e ama le chiacchierare con gli amici e spesso si fa prendere da improvvise manie che si esauriscono nel giro della giornata, come il volontariato, le mostre, la vendite porta a porta, le pulizie, cimentandosi in mestieri completamente nuovi pur di combattere la noia dalla quale è afflitta nella vita quotidiana. I loro battibecchi e le loro iniziative vengono portati avanti sempre in maniera maldestra, all’insegna di equivoci e doppi sensi. Dunque, è la quotidianità della vita dei due coniugi al centro della sitcom, ed alla fine della giornata i due si ritrovavano in camera da letto, con Sandra che chiudeva le puntate con la celebre frase: “Che barba, che noia”, ammettendo di essere stufa di una vita così piatta e, dopo aver dato la buonanotte al marito, scalciava sotto le coperte. Nel frattempo, Raimondo, imperturbabile osservava tutto con il suo solito sguardo e con la Gazzetta dello Sport tra le mani.

Nato oggi:

1892 (130 anni fa): nasce a Palizzi (Reggio Calabria) Bruno Miseferi rivoluzionario, poeta e matematico. Si laurea a Napoli nel 1923 in ingegneria mineraria. Ha vissuto per l’ideale anarchico, che propagò con l’azione e la parola e, per questo, subì persecuzioni che lo obbligarono ad andare esule di terra in terra, soprattutto in Svizzera. Nel 1922 sposa una giovane ragazza svizzera di nome Pia Zanolli, che gli rimarrà a fianco per tutta la vita e, dopo la sua morte, si prodigherà, perchè la memoria di Bruno continui perpetua. Conobbe e fu compagno nell’azione degli anarchici Errico Malatesta, Camillo Berberi, Armando Borghi e Giuseppe Di Vittorio. Della sua intensa attività rimane un libro: “Diario di un disertore”. La sua vita e il suo pensiero, invece, è stata raccontata dalla moglie nel volume: “Utopia? No”; mentre l’intera sua martoriata esistenza dal fratello Enzo: “Bruno, biografia di un fratello”. Muore, a Roma, il 12 giugno 1936.

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