Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 9 gennaio.
Accadde che:
1950 (72 anni fa): avviene l’eccidio delle Fonderie Riunite di Modena, in cui sei operai furono uccisi dalle forze dell’ordine per impedire l’occupazione della fabbrica, durante uno sciopero indetto dal sindacato CGIL per chiedere la riapertura della fabbrica, contro la serrata e i licenziamenti massicci decisi dalla direzione delle Fonderie. Verso le dieci del mattino, di quella giornata, una decina di operai giunse ai cancelli delle Fonderie Riunite, le quali erano circondate da carabinieri armati. All’improvviso, un carabiniere sparò un colpo di pistola in pieno petto al trentenne Angelo Appiani, che morì sul colpo. Subito dopo, dal tetto della fabbrica i carabinieri aprirono il fuoco con le mitragliatrici contro un altro gruppo di lavoratori, che si trovavano al di là del passaggio a livello sbarrato in attesa dell’arrivo di un treno, uccidendo Arturo Chiappelli e Arturo Malagoli e ferendo molte altre persone, alcune in maniera molto grave. Dopo circa trenta minuti, l’operaio Roberto Rovatti, che portava al collo una sciarpa rossa, venne circondato da una squadra di carabinieri, linciato con i calci dei fucili e poi buttato dentro ad un fossato per essere freddato con un proiettile alla nuca. Infine, giunse un blindato T17 che iniziò a sparare sulla folla, uccidendo Ennio Garagnani. Appena appresa la notizia della strage, i sindacalisti della Cgil iniziarono ad avvisare, con gli altoparlanti montati su un’automobile, i manifestanti di spostarsi verso piazza Roma. Tuttavia, verso mezzogiorno, un carabiniere uccise con il fucile Renzo Bersani, il quale stava attraversando a piedi un incrocio posto a oltre 100 metri dalla fabbrica. Il bilancio della giornata fu di 6 morti, 200 feriti e 34 arrestati con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Il giorno dopo il quotidiano socialista L’Avanti aprì la prima denunciando «il più brutale massacro che sia avvenuto dopo la liberazione, massacro paragonabile soltanto agli indiscriminati eccidi compiuti dai nazisti, (che) ha gettato nel lutto la popolazione modenese».
2007 (15 anni fa): Steve Jobs durante la conferenza di apertura del Macworld, presenta il primo modello dell’ IPhone con queste parole divenute ormai storiche: abbiamo reinventato il telefono. Dopo il primo personal computer, il primo iPod, cui seguirà iPad, Jobs, vero protagonista di quella rivoluzione tecnologica che ha cambiato la nostra realtà, ci presentò un mondo nuovo, personalizzato. L’iPhone, è il primo telefono cellulare completamente touchscreen. La vera grande novità è, infatti, l’annullamento della tastiera; ciò lascia così al dispositivo maggiore spazio alle immagini ed alle funzioni. Dotato di gps, include anche una fotocamera digitale e una frontale. Oltre ai normali servizi di telefonia quali chiamate, SMS e MMS, permette di utilizzare servizi come posta elettronica, navigazione web, Visual Voicemail e può connettersi tramite rete Wi-Fi. Con la diffusione delle applicazioni rese disponibili sulla piattaforma online chiamata AppStore, l’iPhone rimane il telefono più usato e copiato al mondo.In Italia l’iPhone è arrivato sul mercato a Giugno dello stesso anno, e come per il resto del mondo diventa il simbolo di quel “life stile” di cui Jobs è ancora l’icona
Nato oggi:
1902 (120 anni fa): nasce a Siderno Superiore Francesco Salvatore Filocamo poeta. Ha schierato la sua poesia dalla parte del popolo, tra le sue opere: “Ricchi e povari” e “Farse carnevalesche”. Filocamo sviluppa un mondo poetico più complesso, che si fonda sulla semplicità dei tempi andati e che riesce a farsi voce di una classe sociale che si vede cancellata dalla storia, assorbita in un sistema di valori etici e insieme di produzione economica di tipo borghese capitalista. Nel mondo di Filocamo non c’è l’industria, il lavoro non è un problema declinato in senso politico, ma in senso mistico e contadino. Salvatore Filocamo, resta uno dei più rappresentativi autori calabresi e la sua opera ha attirato nel tempo l’attenzione di diversi critici e personalità, da Saverio Strati, a Pasquino Crupi, Giuseppe Falcone, Sharo Gambino, Mario La Cava, Antonio Piromalli, Giuseppe Mirarchi, Paola Radici Colace, Alfredo Lancellotti, Ugo Mollica, Rocco Ritorto, Salvatore Chierchia e Otello Profazio. Muore a Locri il 22 settembre 1984.