Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 19 Luglio.
Accadde che:
1553 (468 anni fa): Lady Jane Grey viene sostituita da Maria I come regina d’Inghilterra, dopo aver regnato per solo nove giorni. In punto di morte, Edoardo VI, aveva designato come futura sovrana la cugina Jane, figlia di Frances Brandon, a sua volta figlia della principessa Maria Tudor e di Henry Grey. Era, quindi, pronipote di Enrico VIII e quarta nella linea di successione al trono inglese, dopo i cugini della madre Edoardo VI, Maria I ed Elisabetta I. Quando i genitori, il suocero e il marito comunicarono a Jane la notizia, la giovane si rifiutò di diventare regina, affermando che la legittima erede di Edoardo era Maria (figlia di Enrico VIII e di Caterina d’Aragona). Ma, il suocero, John Dudley, facendo leva sui sentimenti religiosi di Jane, la convinse ad accettare il trono per mantenere la fede anglicana in Inghilterra che, con Maria, sarebbe stata sostituita dalla fede cattolica. Allora Jane accettò la corona, ma regnò per soli nove giorni. Infatti Maria, che godeva del consenso popolare, fu dichiarata legittima sovrana d’Inghilterra, depose Jane e la fece imprigionare, assieme al consorte, nella Torre di Londra, mentre il suocero, John Dudley, venne decapitato. Dopo otto mesi di carcere, la nuova regina firmò la condanna a morte di Jane e Guilford, per evitare una sommossa protestante. L’esecuzione avvenne nel febbraio 1554: prima fu decapitato Guilford, poi Jane. Quando Jane salì sul patibolo chiese perdono per aver offeso Maria, pur proclamandosi innocente; quando le misero la benda sugli occhi, non riuscì a trovare il ceppo sul quale appoggiare la testa, suscitando la compassione dei presenti, tanto che il decano della cattedrale di San Paolo, con il quale Jane, durante la prigionia, aveva avuto una costruttiva conversazione sulla fede riformata, la aiutò ad appoggiare la testa sul ceppo. Così lady Jane Grey fu decapitata e sepolta prima in una tomba anonima, poi, nel 1876, per decisione della regina Vittoria, nella cappella reale accanto alle spoglie di Anna Bolena e Caterina Howard. Intanto Maria I d’Inghilterra (detta “La Cattolica”, ma anche “La Sanguinaria”) si sposò con Filippo II di Spagna, ma morì senza figli dopo pochi anni di regno.
1992 (29 anni fa): a Palermo, a pochi mesi dalla strage di Capaci, viene ucciso dalla mafia il procuratore della Repubblica Paolo Borsellino assieme a cinque agenti della sua scorta nella strage di via d’Amelio. L’unico sopravvissuto fu l’agente Antonino Vullo, che al momento dell’esplosione stava parcheggiando una delle auto della scorta. Quel giorno, alle ore 16:59, una Fiat 126 rubata, contenente circa 90 chilogrammi di esplosivo venne fatta esplodere in via Mariano D’Amelio, al civico 21, sotto il palazzo dove all’epoca abitavano Maria Pia Lepanto e Rita Borsellino (rispettivamente madre e sorella del magistrato), presso le quali il giudice quella domenica si era recato in visita. L’agente sopravvissuto Antonino Vullo descrisse così l’esplosione: «Il giudice e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, io ero rimasto alla guida, stavo facendo manovra, stavo parcheggiando l’auto che era alla testa del corteo. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l’inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L’onda d’urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c’erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto…». Gli agenti di scorta avevano denunciato, nei giorni precedenti, che la via D’Amelio era una strada pericolosa in quanto molto stretta, tanto che, come rivelato in una intervista Antonio Caponnetto, era stato chiesto alle autorità di Palermo di vietare il parcheggio di veicoli davanti alla casa, richiesta rimasta però senza seguito. In un convegno del gennaio 1989, tenuto a Palermo, il magistrato disse: “Bisogna prendere atto che il sottosviluppo economico non è o non è da solo responsabile della tracotanza mafiosa, che ha radici ben più complesse, tanto da farla definire in recenti studi non il prezzo della miseria, ma il costo della sfiducia”. Chiarendo anche che “La via obbligata per la rimozione delle cause che costituiscono la forza di Cosa nostra passa attraverso la restituzione della fiducia nella pubblica amministrazione”. Un giorno disse: “Non sono né un eroe né un Kamikaze, ma una persona come tante altre. Temo la fine perché la vedo come una cosa misteriosa, non so quello che succederà nell’ aldilà. Ma l’importante è che sia il coraggio a prendere il sopravvento… Se non fosse per il dolore di lasciare la mia famiglia, potrei anche morire sereno.”
Scomparso oggi:
1374 (647 anni fa): muore ad Arquà (Padova) Francesco Petrarca scrittore, poeta, filosofo e filologo. Nato ad Arezzo il 20 luglio 1304, è considerato il precursore dell’umanesimo e uno dei fondamenti della letteratura italiana. Uomo moderno, slegato ormai dalla concezione della patria come mater e divenuto cittadino del mondo, operò una rivalutazione storico-filologica dei classici latini. Fautore, dunque, di una ripresa degli studia humanitatis in senso antropocentrico (e non più in chiave assolutamente teocentrica), spese l’intera sua vita nella riproposta culturale della poetica e filosofia antica, attraverso l’imitazione dei classici, offrendo un’immagine di sé quale campione di virtù e della lotta contro i vizi. Le tematiche e la proposta culturale petrarchesca, oltre ad aver fondato il movimento culturale umanistico, diedero avvio al fenomeno del petrarchismo, teso ad imitare stilemi, lessico e generi poetici propri della produzione lirica volgare di Petrarca. Un personaggio molto legato alla sua poesia è Laura. Il poeta racconta di averla incontrata la prima volta il 6 aprile 1327 e di essersene innamorato immediatamente. Questa donna diventerà oggetto della maggior parte delle poesie del Canzoniere. Sarà un periodo non solo caratterizzato dall’amore, ma anche da una profonda riflessione spirituale: il poeta prende i voti e vive come un chierico laico, approfondisce gli studi leggendo vite e opere di Santi, ed inizia anche lui a riflettere sulle sorti dell’anima e sul valore della religione. Tutto quello che ha scritto fino a quel momento lo ha reso un personaggio noto e amato tanto che, nel 1341, gli viene conferita la laurea “Ad honoris”. Ma sta, però, per arrivare un periodo decisamente negativo: la peste che nel 1348 devasterà l’Europa e porterà nel poeta un periodo di profonda inquietudine e tristezza. Oltre al “Canzoniere”, altre sue opere importanti sono: Il “Secretum” e “I Trionfi”.