Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 10 Luglio.
Accadde che:
48 a. C. (2069 anni fa): durante la Battaglia di Dyrrhachium, Giulio Cesare evita a malapena una sconfitta disastrosa, combattendo contro Pompeo nei pressi dell’attuale Durazzo, nell’odierna Albania. La battaglia si prolungò per molte settimane, con alterne vicende, caratterizzata da combattimenti statici dietro le imponenti fortificazioni, costruite dagli eserciti avversari e da una serie di sortite da parte del pompeiani per rompere il blocco dei cesariani a sud della città. Dopo alcuni insuccessi, alla fine, il 17 luglio 48 a.C. Pompeo riuscì a mettere in difficoltà Giulio Cesare con un attacco combinato in tre punti diversi; i cesariani subirono forti perdite e ci furono cedimenti sull’ala sinistra delle fortificazioni. La situazione era drammatica per Cesare, poiché aveva perso i rapporti con l’Italia e Pompeo era riuscito ad addestrare i suoi soldati, ma non si diede per vinto poiché i suoi erano disciplinati e motivati. Cesare preferì rinunciare alla guerra d’assedio e ripiegare con le sue forze verso la Tessaglia. La vittoria di Pompeo non fu decisiva anche per le indecisioni del generale, timoroso di possibili insidie nemiche; Cesare poté, quindi, riorganizzare le sue legioni e trasferire i combattimenti nelle pianure aperte della Tessaglia, dove conseguì, dopo poche settimane, la decisiva vittoria di Farsalo.
1943 (78 anni fa): le forze Alleate britanniche, americane e canadesi sbarcarono sulle spiagge della Sicilia, ancora controllata dalle forze dell’Asse, nell’ambito della cosiddetta “Operazione Husky”. Esattamente 180 mila soldati sbarcarono lungo 160 chilometri di costa: fu il più grande sbarco di tutta la storia per numero di uomini scesi a terra e per dimensioni della costa assaltata. La decisione di sbarcare in Sicilia e da lì invadere l’Italia fu il frutto di un compromesso tra gli ambiziosi piani dell’esercito statunitense e quelli più modesti dell’esercito inglese. Nella primavera del 1943, era chiaro a tutti gli alleati, che era necessario impegnare da qualche parte in Europa la Germania nazista. La guerra era in corso oramai da quattro anni e la gran parte dello sforzo militare fino a quel momento era stata sostenuta dall’esercito russo. Stalin premeva da anni, affinché che gli alleati sbarcassero in forze in qualche punto dell’Europa, preferibilmente in Francia. I generali americani erano favorevoli a questa alternativa: la loro filosofia, condivisa in buona parte dal presidente Franklin D. Roosevelt, era che la guerra andava finita il prima possibile. Per farlo era necessario sbarcare un grande esercito nel punto dal quale sarebbe stato più facile colpire la Germania. Gli alleati decisero di lanciare l’assalto nel corno meridionale della Sicilia, lungo i 169 chilometri di litorale tra Licata, vicino a Gela, ad ovest, fino a Cassibile, pochi chilometri a sud di Siracusa, ad est. I paracadutisti furono i primi a essere impegnati in azione: duemila inglesi e quasi altrettanti americani si lanciarono in piena notte nell’entroterra siciliano. Il loro compito era conquistare alcuni ponti strategici e disturbare tedeschi e italiani, confondendoli e attaccando le loro retrovie. Dal punto di vista strategico la campagna ebbe un esito deludente per gli Alleati, che non riuscirono a impedire la ritirata delle truppe italo-tedesche verso l’Italia continentale. Da un punto di vista politico, invece, l’invasione della Sicilia ebbe decisiva influenza in Italia: favorì la destituzione di Benito Mussolini, la caduta del fascismo e il successivo armistizio di Cassibile, con cui le forze armate italiane cessarono le ostilità contro gli anglo-statunitensi.
Nato oggi:
1871 (150 anni fa): nasce a Parigi Valentin Louis Georges Eugène Marcel Proust, ricordato semplicemente come Marcel Proust scrittore, saggista e letterario. È celebrato fra i maggiori scrittori francesi per aver dato vita al monumentale romanzo “Alla ricerca del tempo perduto”, capolavoro indiscusso della letteratura del Novecento. Grazie all’agiata condizione sociale e economica della famiglia, lo scrittore trascorre le proprie giornate fra i salotti dell’alta borghesia e dell’aristocrazia parigina, che ritrae con raffinata ironia e con uno stile letterario enfatico e inconfondibile. Favorito da un eccezionale talento imitativo e da una brillantezza di spirito più unica che rara, delinea un dettagliato resoconto delle trasformazioni sociali in corso durante la Terza Repubblica francese; dipinge alla perfezione vizi e virtù degli ambienti del bel mondo parigino, offrendo al lettore un’importante testimonianza storica e un prodotto artistico di inestimabile valore. Noto al grande pubblico come autore di riflessioni sulla memoria e sul tempo, Proust affronta tematiche varie ed eterogenee: dal ruolo consolatorio della figura materna all’ipocrisia della mondanità parigina, dalla malattia reale o immaginaria all’amore come esperienza dolorosa e ingannatrice. Nella sua opera trovano posto descrizioni di avvenimenti storici di importante valore testimoniale, come il discusso caso Dreyfus, ma anche racconti privati della desolata vita notturna nelle strade della Ville Lumiere durante il coprifuoco della Prima Guerra Mondiale. Dure e meno note sono le pagine dedicate al tema dell’omosessualità, considerata una pratica per “Invertiti”, e alla religione ebraica, apostrofata con parole gravi. Affranto dall’idea di non aver composto niente di serio, matura la decisione di dedicarsi alla scrittura di un romanzo di grande respiro, compone il “Jean Santeuil”, fra il 1895 e il 1901, il primo scritto proustiano in forma romanzesca. Arriva, poi, il suo capolavoro: “Alla ricerca del tempo perduto”, scritto tra il 1909 e il 1922. In quest’opera è racchiusa tutta l’evoluzione del pensiero dell’artista: tra i moltissimi temi trattati, spicca il ritrovamento del tempo perduto, del ricordo, della rievocazione malinconica del passato perduto. Esso è, quindi, legato al passato, ma al contempo è un tempo verso il quale tende il presente. L’opera è considerata dal Guinness dei Primati, essendo il romanzo più lungo del mondo, con circa 9.609.000 caratteri, scritti in 3724 pagine. Ecco una delle sue frasi: “Lavoriamo continuamente per dare forma alla nostra vita, ma copiando nostro malgrado, come un disegno i lineamenti della persona che siamo e non di quella che ci piacerebbe essere”. Muore a Parigi il 18 novembre 1922, all’età di 51 anni, per una bronchite mal curata.