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venerdì, Settembre 20, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 12 Settembre.

Accadde che:

1919 (105 anni fa): Gabriele D’Annunzio e i suoi circa 2.6000 legionari entrano a Fiume acclamati dalla popolazione italiana e istituiscono un governo provvisorio. Scarsa fu la resistenza delle truppe jugoslave, anche perché la stessa Jugoslavia stava ancora nascendo ufficialmente. Grande fu l’entusiasmo di molti cittadini in patria, tra i quali Benito Mussolini, che sostenne anche economicamente i legionari con la raccolta fondi del suo giornale Il Popolo d’Italia, ma il Governo italiano presieduto da Francesco Saverio Nitti oppose subito le proprie rimostranze. Benché caldeggiata da una parte della popolazione infatti, la presa di Fiume era una violazione dei trattati che lo stesso Regno Italiano aveva firmato e ciò avrebbe aperto una complicata disputa diplomatica. Il Governo, dunque, dopo aver sospeso i rifornimenti alla città, cominciò a cercare una risoluzione pacifica con D’Annunzio e i suoi, impegnandosi a difendere la città da ogni tentativo d’annessione jugoslavo. Il poeta e i suoi, però, volevano l’annessione definitiva ai confini italiani. L’avventura fiumana si concluse nel 1920. Il il 12 novembre 1920 venne così firmato il Trattato di Rapallo che disegnava i confini italiani e jugoslavi. L’Italia ottenne Trieste, Pola, Zara e Gorizia. riconoscendo Fiume come Stato libero e indipendente. D’Annunzio non riconobbe quanto stabilito a Rapallo e perciò il governo fu costretto a incaricare il generale Caviglia di far sgomberare con la forza i ribelli. L’attacco, con tanto di cannoni e mitragliatrici, iniziò il 24 dicembre 1920 e si concluse il 28 dicembre, piegando la resistenza dei legionari barricati dentro la città. Nel gennaio del 1921 terminò l’occupazione e il poeta tornò in Italia insieme ai suoi seguaci.

1979 (45 anni fa): alle Universiadi di Città del Messico, il podista italiano, Pietro Mennea fissa il nuovo record mondiale nei 200 metri. Il suo tempo è di 19 secondi e 72. Il record del velocista azzurro, già allora soprannominato “la Freccia del sud”, andò incontro a una longevità straordinaria: 6.129 giorni, da quel 12 settembre 1979 al 23 giugno 1996, quando il texano Michael Johnson corse in 19”66. Raccontano che quel giorno, dopo la gara, il professor Carlo Vittori, allenatore di Mennea, rimase impietrito per dieci minuti buoni, seduto in tribuna, con gli occhi sbarrati. Qualche anno dopo confidò che in quegli istanti aveva visto e rivisto nella propria testa almeno un centinaio di volte la gara di Mennea, senza trovare una sola imperfezione, una gara perfetta dunque, corsa senza respiro per tutti i 200 metri. A Emanuela Audisio, di Repubblica, Mennea ha detto: “Non ho rimpianti. Rifarei tutto, anzi di più. E mi allenerei otto ore al giorno. La fatica non è mai sprecata. Soffri, ma sogni”.

Scomparso oggi:

1981 (43 anni fa): muore, a Milano, Eugenio Montale poeta, scrittore, traduttore, giornalista, critico musicale, critico letterario e pittore. Nato, a Genova, il 12 ottobre 1896 è stato uno dei più importanti poeti italiani. Frequenta l’istituto tecnico commerciale e si diploma in Ragioneria nel 1915. Tuttavia, coltiva i propri interessi letterari, frequentando le biblioteche della sua città. La sua è una formazione da autodidatta: Montale scopre interessi e vocazione attraverso un percorso senza condizionamenti. Le lingue straniere e la letteratura sono la sua passione. Nel 1925, pubblica “Ossi di Seppia”, di cui fa parte la lirica intitolata “Meriggiare pallido e assorto”, una delle più note e apprezzate di Montale.  La poesia è ambientata presso il muro di un orto, dove il poeta si ferma ad osservare l’ambiente circostante. È mezzogiorno, il sole è rovente e la natura esplode con i suoni e i colori tipici dell’estate. Il poeta percepisce il verso dei merli tra i rami secchi, e i serpenti che strisciano nel terreno in modo appena percettibile. Il poeta raggiunge fama internazionale, attestata dalle numerose traduzioni in svariate lingue delle sue poesie. Nel 1967 viene nominato senatore a vita. Nel 1975 arriva il riconoscimento più importante: il Premio Nobel per la Letteratura. Una delle sue frasi più belle è la seguente: “La vita deve essere vissuta non pensata, perché la vita pensata nega se stessa e si mostra come un guscio vuoto. Bisogna mettere qualche cosa dentro questo guscio, non importa che cosa”.

 

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