Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 3 Luglio.
Accadde che:
1981 (40 anni fa ): Il New York Times pubblica un breve articolo relativo all’insorgenza di un “raro cancro” in alcuni omosessuali di New York e Los Angeles: è il primo annuncio sulla stampa nazionale di quella che sarebbe diventata l’epidemia di AIDS. Diffusasi in maniera esponenziale in tutto il mondo, diventando una vera e propria pandemia, a differenza di tutte le altre epidemie fino ad allora conosciute, fu a lungo mortale in percentuali vicine al 100% dei casi diagnosticati. Alla fine del 1980, Michael Gottlieb, ricercatore dell’Università della California, analizzando le cartelle cliniche dei ricoverati in ospedale, si imbatte nel caso di un giovane paziente che soffre di un raro tipo di polmonite dovuta a Pneumocystis carinii, un protozoo che solitamente colpisce solo pazienti con un sistema immunitario indebolito. Nei mesi successivi, scopre altri tre casi di pazienti, tutti omosessuali attivi, con un basso livello di linfociti T. Nel 1981, i Centers for Disease Control and Prevention segnalano un aumento improvviso e inspiegabile di casi di polmonite da Pneumocystis carinii in giovani omosessuali. Con la pubblicazione di questi dati, si fa lentamente strada la consapevolezza di essere di fronte a una nuova malattia. Sebbene non siano chiare le modalità di trasmissione e di contagio, cominciano a nascere le prime teorie sulle possibili cause di queste infezioni e tumori: l’uso di droghe e un’eccessiva stimolazione del sistema immunitario. L’ipotesi più accreditata è comunque quella che la malattia colpisca soltanto gli omosessuali. Alla fine dell’anno, però, la malattia comincia a colpire anche gli eterosessuali e, soprattutto, esce dal confine degli Stati Uniti: viene registrato infatti il primo caso europeo, in Inghilterra. Nel 1982 nel corso di un congresso promosso dalla Food and Drug Administration (Fda), viene proposto per la prima volta il termine “sindrome da immuno-deficienza acquisita” per definire la nuova malattia. L’espressione indica come ci si trovi di fronte a una malattia di origine non ereditaria, ma che viene invece acquisita attraverso un meccanismo di trasmissione ancora ignoto e che consiste in una deficienza del sistema immunitario. Nel 1986 un comitato internazionale stabilisce un nuovo nome per indicare il virus dell’Aids: d’ora in poi si parlerà soltanto di Hiv, ovvero “Virus dell’immunodeficienza umana”.
1985 (36 anni fa): esce nelle sale Ritorno al futuro una delle saghe comico-fantascientifica, più fortunate nella storia, diretta da Robert Zemeckis e prodotta da Steven Spielberg. Il protagonista è Marty McFly, interpretato da Michael J. Fox, che una notte sperimenta involontariamente l’incredibile invenzione del suo amico scienziato Emmett Brown detto “Doc” (Christopher Llyoyd): la macchina del tempo adattata alla mitica DeLorean DMC-12. Per sfuggire a terroristi a cui Doc ha sottratto un carico di plutonio, Martin accelera fino a 88 miglia orarie e finisce nell’anno 1955. L’unica persona che può aiutarlo a tornare nel presente è il giovane Doc a cui si rivolge immediatamente. Mentre quest’ultimo organizza il complicato piano per riportare il 17enne nel 1985, Marty incontra i propri genitori che al tempo frequentano ancora il liceo e modificando gli eventi della storia familiare mette a repentaglio la sua stessa esistenza. Alla fine però il protagonista, in modo rocambolesco, non solo riesce ad evitare che il futuro sia compromesso, ma il viaggio nel 1955 migliora sia la sua vita che quella dei parenti più prossimi. Il punto di forza del film è nella capacità della storia di scherzare sempre su temi di una certa cupezza, talvolta sull’orlo del baratro. Come protagonista, gli autori vogliono a tutti i costi Michael J. Fox, l’idolo del momento per i teen-ager, reduce dal successo di “Voglia di vincere”. L’impresa però sembra impossibile: l’attore è impegnato nelle riprese del telefilm “Casa Keaton” e conciliare i due impegni pare impensabile. Viene stretto, allora, un accordo disperato con i produttori di “Casa Keaton”: Michael J. Fox sarà il protagonista di “Ritorno al futuro”, ma potrà girare solo quando è libero dalle riprese del telefilm, cioè di notte e nei fine settimana. Questo spiega anche la sovrabbondanza di scene notturne in Ritorno al futuro, girato quasi tutto tra le 18 e le 6 del mattino L’impresa è ai limiti delle possibilità umane (soprattutto per l’attore, che praticamente non dormirà per tre mesi), ma viene realizzata. Il film avrà altri due seguiti: uno nel 1989 e l’altro nel 1990.
Scomparso oggi:
1971 (50 anni fa): muore a Parigi Jim Morrison cantautore e poeta. Nato a Melbourne (Florida) l’8 dicembre 1943 fu il leader carismatico della band statunitense The Doors dal 1965 al 1971. Per la sua indole irrequieta, le sue poesie e canzoni, la voce inconfondibile, l’imprevedibile presenza scenica e le drammatiche circostanze che circondano la sua vita e la prematura morte, Morrison è considerato dai critici musicali e dai fan come uno dei più influenti e iconici frontmen nella storia del rock. Jim era un ragazzino sveglio e intelligente, tuttavia, a partire dall’estate del 1960, il suo umore si fece più cupo e trasgressivo e il look più trasandato. Nel maggio del 1961 non si presentò alla cerimonia della consegna dei diplomi, mandando il padre su tutte le furie. Arrivò, in seguito, all’università della California di Los Angeles all’inizio del 1964, dove si iscrisse a Cinematografia. Ai corsi conobbe Ray Manzarek, che gli propose di formare una band, dopo aver sentito cantare alcune delle sue liriche. Il 4 gennaio 1967, l’Elektra pubblicò il primo album “The Doors“, che fu subito un successo, diventando uno dei dischi più venduti dell’anno. Jim Morrison, oltre che cantante e poeta, è stato ed è tuttora un’icona a cui molte generazioni si ispirano, condividendone drammi, lamenti, speranze ed illusioni. Non a caso, egli ha dimostrato una grande capacità nel persuadere le masse, spronarle, motivarle; con le sue parole e i suoi gesti sapeva accentrare su di sé un interesse straordinario. Nonostante questo, però, tutta quell’attenzione mediatica sembrava addirittura disprezzarla. Del resto, si è visto catapultato in maniera improvvisa e inaspettata sulla ribalta della scena rock internazionale. Dal successo voleva addirittura fuggire, preferendo un’esistenza più tranquilla, dedicata alla ricerca, spirituale e poetica. Morrison è stato un artista in grado di alterare e di indagare i diversi piani del reale, di invadere la sua anima, di distruggere il suo corpo, di fornire il suo spirito di una forza nuova e irrequieta. Il nome adottato per la sua band, non a caso, gli venne suggerito da una frase del poeta visionario William Blake che considerava illuminante: “If the doors of perception were cleansed, everything would appear to man as it truly is, infinite” (se le porte della percezione fossero spalancate, ogni cosa apparirebbe all’uomo come realmente è, infinita). Il 3 luglio, la ragazza di Jim Morrison, Pamela Courson lo trova privo di vita nel bagno della loro abitazione a Parigi.
Il caso fu chiuso in breve tempo con la celebrazione dei funerali che si svolsero in Francia.
La causa ufficiale della morte fu quella di una insufficienza cardiaca probabilmente conseguente ad una eccessiva quantità di eroina. Bisogna dire probabile perché non fu eseguita nessuna autopsia al cadavere. Sam Bennet, amico del cantante, nel 2007 in occasione del libro “The End: Jim Morrison” racconta una diversa ipotesa a quella fino ad allora conosciuta a tutti. Ovvero che Jim Morrison è deceduto nel bagno del locale Rock & Roll, dove si era recato per procurarsi dell’eroina e dove sarebbe morto a causa di un’overdose. Sempre secondo Sam, furono gli stessi spacciatori che per occultare il corpo del cantante decisero di riportarlo a casa e deporlo nel bagno della sua stessa casa. L’intera parabola esistenziale di Morrison sembra essere una fulminea apparizione sul palcoscenico della vita, breve ma intensa, come un lampo che appare all’improvviso squarciando il buio della notte e illuminando, per un brevissimo istante, ciò che esso celava. Il suo animo cercò di farsi carico del disagio della sua generazione, la sua epoca aveva bisogno di modelli, di eroi cui ispirarsi e Morrison diede al suo pubblico ciò di cui esso aveva bisogno; per essi divenne un dio, il “Dioniso del Rock”.