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giovedì, Settembre 19, 2024
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Il tempo dei ricordi

Ripercorriamo, insieme, gli avvenimenti e i personaggi più importanti che hanno segnato la data del 3 Settembre.

Accadde che:

569 (1455 anni fa): i Longobardi conquistano Milano. Il loro re, Alboino, era comparso sulle Alpi con un grosso esercito: gli storici lo descrivono molto simile ad Annibale. Si era macchiato di un misfatto atroce: aveva barbaramente ucciso suo suocero. Aveva poi costretto sua moglie Rosmunda a bere in una coppa ricavata dal cranio del padre.
Alboino, pensavano i Bizantini, avrebbe fatto razzia e poi si sarebbe spostato altrove: invece conquistò Cividale, Verona, Vicenza e Milano. Rosmunda si vendicò corrompendo un fido servitore di suo marito (si presentò nel suo letto fingendosi un’altra donna) costringendolo poi ad uccidere il re (che l’avrebbe ucciso a sua volta se avesse saputo che aveva avuto rapporti con sua moglie). Lo fece uccidere nel sonno, Rosmunda, legando la guaina della spada al letto di modo che non potesse difendersi. Circa duecento anni i Longobardi regnarono in Italia.

1941 (83 anni fa): durante la Seconda guerra mondiale: nel Campo di concentramento di Auschwitz i nazisti usano per la prima volta il gas tossico Zyklon B per sterminare i prigionieri. Dopo essere stati “scaricati” dai vagoni bestiame, ai detenuti veniva detto che dovevano sottoporsi alla disinfestazione in apposite “docce”. I Nazisti gridavano contro le loro vittime e le picchiavano, obbligandole allo stesso tempo ad entrare nelle “docce” tenendo le braccia in alto, così da far entrare il più alto numero di persone all’interno della camera a gas. Infatti, più le camere erano stipate, più in fretta i prigionieri morivano soffocati. I Nazisti cercarono costantemente mezzi più efficaci per lo sterminio. Nel campo di Auschwitz, in Polonia, condussero esperimenti con il gas Zyklon B in pastiglie, il quale diventava letale una volta esposto all’aria. Queste pastiglie si dimostrarono il metodo più veloce per uccidere con il gas e furono quindi scelte come mezzo di sterminio; nel momento di maggiore intensità delle deportazioni, il numero di Ebrei uccisi giornalmente raggiunse le 6.000 unità.

Scomparso oggi:

1982 (42 anni fa): muore, a Palermo, assassinato dalla mafia, Carlo Alberto Dalla Chiesa generale e prefetto. Nato, a Saluzzo (Cuneo), il 27 settembre 1920 è noto per il suo impegno nella lotta contro il terrorismo delle brigate rosse prima e alla mafia poi. Nel 1942 si laurea in giurisprudenza, ed entra come sottotenente nell’Arma dei Carabinieri. Sposa Dora Fabbo nel 1946 a Firenze e nel 1948 comincia la sua esperienza nella lotta alla mafia, incriminando Luciano Liggio e arrestando, tra il 1966 e il 1973, 76 capi mafiosi. Nel 1973 viene trasferito in Piemonte e promosso generale di brigata, dove gli viene affidata nel 1977 la coordinazione degli istituti di sicurezza e di pena. Nel 1978 diventa generale fino al 1981, per combattere il terrorismo, riuscendo, in tre anni, a distruggere l’organizzazione delle Brigate Rosse. Nel 1982 Dalla Chiesa scrive al presidente del Consiglio Giovanni Spadolini queste parole: “La corrente democristiana siciliana facente capo ad Andreotti sarebbe stata la “famiglia politica” più inquinata da contaminazioni mafiose”. Un mese dopo viene, improvvisamente, inviato in Sicilia come prefetto di Palermo per contrastare l’insorgere dell’emergenza mafia, mentre il proseguio delle indagini sui terroristi passa in altre mani. A Palermo lamenta più volte la carenza di sostegno da parte dello stato; emblematica e carica di amarezza rimane la sua frase: “Mi mandano in una realtà come Palermo, con gli stessi poteri del prefetto di Forlì”. La sera del 3 settembre, Carlo Alberto Dalla Chiesa è seduto al fianco della giovane seconda moglie, sposata solo qualche mese prima, Emanuela Setti Carraro, la quale è alla guida di una A112: in via Carini l’auto viene affiancata da una BMW con a bordo Antonino Madonia e Calogero Ganci, in seguito pentito, i quali fanno fuoco attraverso il parabrezza, uccidendo entrambi.

 

 

 

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